Negli ultimi mesi, un crescente numero di cittadini della zona Jonica Cosentina sta manifestando il proprio malcontento nei confronti delle procedure adottate dal Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino. Le problematiche principali riguardano le richieste di pagamento dei contributi di bonifica e le conseguenze derivanti dalla gestione delle stesse da parte della società di recupero crediti Area Srl. Decine di cittadini hanno segnalato di aver ricevuto richieste di pagamento da parte del Consorzio, talvolta con importi considerati sproporzionati rispetto ai servizi effettivamente resi. Nonostante molti abbiano provveduto a pagare le somme richieste, si sono trovati ugualmente vittime di procedure di pignoramento con blocco delle somme sui propri conti correnti. Questo ha generato una situazione di grave disagio economico e personale per molte persone. Ma i problemi legati alla riscossione dei tributi da parte dei consorzi di bonifica non sono una novità. Già nel febbraio 2024 infatti la Corte di giustizia tributaria di Cosenza accoglieva il ricorso di un cittadino che contestava le cartelle esattoriali relative agli anni 2018, 2019 e 2020 per una casa di proprietà a Schiavonea. Il ricorso era basato sul “difetto di presupposti”, “difetto di motivazione” e “difetto di beneficio”. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 188 del 25 settembre 2018, ha dichiarato infatti l’illegittimità costituzionale della legge regionale che imponeva il contributo di bonifica indipendentemente dal beneficio fondiario. Questa sentenza ha riaffermato che il contributo è dovuto solo in presenza di un beneficio specifico per il fondo.
Ma non è solo il Consorzio dello Ionio Cosentino a trovarsi in questa situazione. Infatti già nel 2022, come riportato da un articolo di questo giornale (https://www.corrieredellacalabria.it/2022/11/23/contributi-trenta-cittadini-della-presila-diffidano-il-consorzio-di-bonifica-jonio-catanzarese/), trenta cittadini della Presila diffidarono il consorzio di Bonifica “Jonio catanzarese”, a cui per la riscossione è collegata sempre la Area Srl, chiedendo l’annullamento in autotutela dei contributi consortili pretesi dall’ente in quanto, secondo gli istanti, non dovuti ai sensi della legge della regione Calabria n. 11/2003. Sempre nel 2022 la protesta è montata da parte dei cittadini della Valle del Lao i quali lamentavano l’illegittimità delle richieste. Nel 2023 La Corte di Giustizia Tributaria di Reggio Calabria ha emesso una sentenza di rilievo in merito che ha ribadito quanto già detto in precedenza sul dettato della Corte Costituzionale. Questo ha sollevato molti cittadini ormai disperati, che hanno visto riconosciuta la loro posizione.
Citando il grande Antonio Lubrano, storico fondatore di Mi Manda RaiTre, “a questo punto una domanda sorge spontanea”. Perché i consorzi si stanno “accanendo” con le richieste di pagamento da una parte all’altra della Calabria, alcune volte con pratiche al limite del legittimo? Si potrebbe ipotizzare che centri qualcosa la recente legge regionale di riordino degli stessi che, se da un lato sta portando gradualmente alla costituzione del Consorzio Unico, dall’altro ha fatto si che la Regione Calabria battesse cassa nei confronti degli 11 precedenti organismi? Il buco da ripianare è alquanto profondo, si stima si aggiri intorno ai 163milioni 920mila euro, motivo per cui non c’è da meravigliarsi se si cerca di raccogliere il raccoglibile. Alla fine nella partita di giro, del pago io paghi tu, sembra che siano sempre i poveri cittadini a dover piangere lacrime amare. Ma tanto non sembrano voler stare zitti e buoni parafrasando i Maneskin. La richiesta di trasparenza, giustizia e rispetto dei diritti dei cittadini è sempre più forte. Le istituzioni locali dovrebbero intervenire per garantire che i cittadini non siano penalizzati ingiustamente e per ristabilire un rapporto di fiducia tra le parti coinvolte. Nel frattempo si consiglia di conservare con cura tutte le ricevute di pagamento e di rivolgersi immediatamente ai propri legali o alle associazioni dei consumatori in caso di richieste o pignoramenti ingiustificati.
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