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‘Ndrangheta, il bar a Parma sequestrato all’imprenditore «amico dei papaniciari» e confidente di Megna

Il classe ’68 Giacomo Pacenza è coinvolto nell’inchiesta “Glicine” della Dda di Catanzaro. Per gli inquirenti una tra le «figure di riferimento del clan in Emilia»

Pubblicato il: 27/06/2024 – 17:07
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, il bar a Parma sequestrato all’imprenditore «amico dei papaniciari» e confidente di Megna

LAMEZIA TERME «(…) a Parma i papaniciari, i Trapasso e gli stessi cutresi legati ai Grande Aracri facevano affari insieme (…) e quando dico facevano affari insieme, significa che collaboravano nell’acquisizione di appalti, nel compimento di truffe, ecc. ma, chiaramente, ognuno dei componenti rispondeva alla propria famiglia di origine». Le dichiarazioni del pentito Massimo Colosimo ai magistrati avevano permesso di ricostruire uno spaccato quasi inedito: la capacità delle ‘ndrine calabresi di raggiungere anche una città fuori dai riflettori – e quindi più appetibile – come Parma.

Il bar sequestrato

Dettagli poi confluiti nell’inchiesta della Distrettuale antimafia di Catanzaro “Glicine” che, lo scorso anno, aveva portato all’arresto di 34 persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso mentre proprio ieri il gup ha rinviato a giudizio oltre 100 indagati, tra politici, imprenditori e presunti affiliati alla cosca dei “paniciari”. Ieri, invece, gli uomini della Guardia di Finanza, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Parma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Giacomo Pacenza, classe 1968 di Crotone, già condannato per associazione di tipo mafioso. Con il decreto è stato disposto il sequestro della somma di denaro nonché di beni e altre utilità nella disponibilità dell’indagato per un importo di oltre 170mila euro. Le indagini dei finanzieri di Parma condotte per cercare di ricostruire il reale patrimonio di Pacenza, hanno consentito di ipotizzare che lo stesso, «pur risultando lavoratore dipendente a tempo determinato, sia il reale amministratore di una società di Parma, titolare di un’attività di bar dell’Oltretorrente, il Matis Cafè in via D’Azeglio, solo formalmente intestata alla moglie».



L’inchiesta “Glicine”

Il suo nome era già emerso proprio nell’inchiesta “Glicine” a proposito dei presunti intrecci economici con i riflettori accesi su alcune figure importanti dell’imprenditoria parmense. Per gli inquirenti «figure di congiunzione necessarie alla cosca dei papaniciari» per una serie di reati legati alle truffe, impossessamento di beni e mezzi sottoposti a vincolo, vari traffici illeciti. I rapporti tra Pacenza e le cosche di ‘ndrangheta nel Crotonese sono già stati ricostruiti in altre operazioni anti ‘ndrangheta come “Tramontana” e “Heracles” in qualità di «appartenente alla cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura, particolarmente attivo nel settore del narcotraffico.

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Amico dei papaniciari

Il suo nome salta fuori in occasione di una visita, a Parma, di Mario Megna, con quest’ultimo che soggiorna proprio a casa Pacenza. In particolare, Pacenza «non fa altro che raccogliere le confidenze di Megna» scriveva il gip nell’ordinanza e le lamentele che lo stesso «portava nei confronti di alcuni soggetti, tra i quali indicava anche un parente dello stesso Pacenza, colpevole di non portare il dovuto rispetto alla sua persona ed al clan». In una conversazione captata dagli inquirenti Megna spiega: «(…) vedi che io giro per tutti quanti, tutte le famiglie, delle nostre… giro io! I soldi, li porto io! (…) e a me, mi dovete portare rispetto e stima come ve la porto io e tutta la famiglia mia!».

«Altro colpo alle infiltrazioni mafiose»

Per il sindaco Michele Guerra – come riporta Repubblica – si tratta di «un altro colpo alle infiltrazioni che le mafie tentano di portare nel nostro territorio e una dimostrazione ulteriore dell’efficacia del controllo e delle indagini che le forze dell’ordine esercitano quotidianamente e cui va il nostro ringraziamento. La legalità non è uno slogan, ma una pratica da curare e attuare ogni giorno, in ogni azione pubblica e privata con coraggio e coerenza e nella felice collaborazione che si rafforza sempre di più tra chi lavora alla sicurezza della città. Il fatto che proprio stasera (ieri sera ndr) in Piazzale Picelli sia prevista la Cena della Legalità che faremo insieme a Libera è una felice coincidenza che dà più forza ai messaggi che dobbiamo continuare a lanciare». (g.curcio@corrierecal.it)

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