COSENZA I consiglieri di centrodestra annunciano che andranno dal prefetto per denunciare la riapertura di corso Vittorio Emanuele II. La notizia viene data a margine della commissione di controllo e garanzia in cui è stata audita la dirigente Antonella Rino sull’ordinanza – poi a sua volta annullata – con cui è stata rievocata l’ordinanza di riapertura della strada interessata da fenomeni franosi e di crolli (qui gli ultimi sviluppi della vicenda).
La seduta è iniziata in modo tribolato dopo che la consigliera di maggioranza Savastano, prima che il presidente di commissione D’Ippolito aprisse i lavori, ha rivelato di essere a conoscenza di un procedimento disciplinare dell’amministrazione comunale nei confronti della stessa Rino, cui due giorni fa è stata tolta la delega alla Protezione civile in quello che è sembrato un demansionamento legato proprio alla vicenda in questione.
La stessa Rino ha assicurato di non essere a conoscenza del provvedimento: «Sono atti da consegnare a mano in busta chiusa, mentre io non ho avuto neanche un rimprovero verbale». Il consigliere dem Francesco Alimena ha chiesto comunque di mettere ai voti la questione di legittimità «altrimenti – ha intimato – usciamo», gli ha fatto eco Chiara Penna che, dopo uno scambio di battute dai toni elevati con Spataro («Andatevene pure!») ha abbandonato la saletta pre-consiliare seguita dallo stesso Alimena e dai colleghi De Paola, Golluscio, Sacco e Savastano. La presenza di tre consiglieri di maggioranza (Frammartino, unico componente della commissione, che ha subito «preso le distanze» dall’accaduto, e i capigruppo Graziadio e Gigliotti, oltre a Bianca Rende), ha comunque garantito la validità della seduta, cui hanno aderito in blocco i rappresentanti della minoranza.
«Questo non è un tribunale – ha detto Francesco Caruso rivolgendosi a chi ha messo in atto l’Aventino – e il vostro è un tentativo patetico di rinviare la commissione con motivazioni pretestuose: che difficoltà avete a parlare di questo argomento? Evidentemente abbiamo toccato un nervo scoperto. Ed è gravissimo che un consigliere abbia saputo una notizia del genere prima della diretta interessata». Sulla stessa posizione Rende, la quale ha denunciato un «tentativo di censura oltre al rischio diffamazione» per Rino dal momento che Savastano ha «rivelato in pubblico dati estremamente riservati».
Antonella Rino è una figura di fiducia e a riprova di ciò va detto che ha gestito tutta la partita dei fondi Cis (130 milioni), in stretto contatto con lo stesso Alimena, e inoltre ha guidato i Lavori Pubblici, dunque la vicenda – al netto delle ricadute tecniche in sé, pure delicate trattandosi di pubblica incolumità – apre anche nuovi scenari dal punto di vista politico e dei rapporti interni alla macchina amministrativa.
Nella sua audizione, la dirigente ha rivendicato «trasparenza e imparzialità» assicurando di essersi mossa con «legalità e competenza in materia. Ho cercato di evitare la revoca – ha poi assicurato – ma era interesse pubblico perché veniva investita la pubblica incolumità», forte di una prerogativa che è soltanto dei dirigenti, di cui peraltro rispondono penalmente.
Ha ribadito che alla base della revoca c’è la mancanza del collaudo tecnico-amministrativo («non basta quello statico» ha specificato) e soprattutto dei sensori, decisivi per avvicinarsi al rischio zero: qui una delle anomalie lamentate dalla Rino, dal momento che si tratta di strumentazioni non migliorative bensì previste tra i requisiti di progettazione – e invece sostituiti da una semplice rete para-massi che potrebbe rivelarsi inadatta in caso di rotolamenti di massi, ha annotato Caruso anche nelle vesti di ingegnere.
Il presidente Giuseppe D’Ippolito ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza («una bassezza» e «mancanza di educazione») segnalando che l’ingegnere Notte – uno dei due dirigenti che saranno ascoltati domattina in commissione Lavori pubblici – «ha firmato illegittimamente l’annullamento in autotutela», mentre Bianca Rende ha parlato di «accavallamento tra livelli politico e amministrativo, con un’ingerenza anzi prevalenza della politica: è una intromissione gravissima. La tempistica – ha aggiunto – mi fa inorridire e si violano i principi della divisione dei poteri».
Francesco Luberto ha parlato senza mezzi termini di «epurazione avvenuta nell’arco di 12 ore» e di «atteggiamento antidemocratico, poi si vedrà se anche illegittimo. Il dato politico è che dall’amministrazione comunale non è arrivata alcuna risposta nel merito. Gravissima la violazione della Savastano – ha aggiunto il forzista – mentre il centrosinistra si sottrae al confronto democratico ledendo i diritti anche dei cittadini. Ma non è lo stesso centrosinistra che definiva “una incompiuta” il ponte di Calatrava per l’assenza di un non meglio precisato “collaudo economico”?».
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