«Apprezzo l’interesse e la passione che il Vescovo e gli scout profondono nella politica cittadina, facendosi parte (politica) nel dibattito rigorosamente a senso unico sull’ autonomia differenziata. Intendiamoci, prima che si gridi pretestuosamente contro i cattivoni liberticidi della Lega, è giusto ribadire che il rispetto dell’altrui pensiero sta scritto nel DNA democratico e popolano del nostro partito. Siamo abituati, storicamente abituati, alla dialettica; siamo meno avvezzi, invece, alle trattazioni a senso unico delle vicende politiche, specie quando esse si intersechino con l’architettura dello Stato. Per questo una istituzione morale dovrebbe favorire il confronto, anziché sentenziare senza aver ascoltato- è il caso di dire- le altre campane». È quando scrive il deputato della Lega Domenico Furgiuele in replica alle dichiarazioni dello Scautismo Lametino sull’autonomia differenziata (LEGGI QUI)
«Ad ogni buon conto, avrei apprezzato l’interventismo di oggi – continua Furgiuele – anche in occasione della riforma del titolo V, e dei macelli attuativi che ne sono derivati, con la conseguenza palpabile, e sotto gli occhi di tutti, di una divisione dell’Italia davvero in due o tre tronconi, con sistemi sanitari di serie A, B e C, e con la Calabria ancora iscritta all’ultimo campionato. Non è l’autonomia differenziata, dunque, che ha prodotto l’attuale divario tra Nord e Sud, ma quella serie di riforme e riformicchie verso le quali non ci risulta che certe autorità ebbero lo stesso piglio masanelliano di adesso, anzi alcune addirittura ne benedirono l’avvento».
Secondo il deputato leghista «oggi si demonizza una autonomia differenziata che muove proprio dalla centralità e dal protagonismo dei territori (e della persona) in antitesi alla visione centralizzata di uno Stato che con i suoi eccessi burocratici frena la rivincita delle comunità. La vision sottesa all’autonomia differenziata è questa, insieme alla consapevolezza che se siamo dove siamo, vale a dire agli ultimi posti di tutte le graduatorie, non è per colpa della riforma ultima, ma di altre, e pure benedette, riforme. Amen».
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