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La lezione dei vescovi calabresi sulla strage di migranti “nascosta” e lo sciacallaggio mediatico su San Luca che continua

Calabria non solo mare. L’economia e i fondi per la forestazione produttiva ecologica sono una possibilità di sviluppo

Pubblicato il: 29/06/2024 – 6:59
di Paride Leporace
La lezione dei vescovi calabresi sulla strage di migranti “nascosta” e lo sciacallaggio mediatico su San Luca che continua

I vescovi calabresi scrivono d’un «naufragio anonimo e invisibile» sulle «belle rive della Calabria che attendono tanti turisti e rischiano di seppellire tante speranze dentro un assordante silenzio». È un punto di riferimento la Chiesa di Calabria, mentre si aggrava il bilancio del naufragio. È una nuova strage di migranti davanti a Roccella Calabra: contiamo ben 36 morti e 30 dispersi. I morti vengono sbarcati di notte per non dare visibilità alle polemiche, finanche l’omicidio e lo stupro di una ragazzina sulla nave dei disperati non suscitano indignazione nazionale. È la sconfitta dell’umano. Io, agnostico, grido grazie alla Chiesa di Calabria di rappresentare la mia indignazione. Anche quando la diocesi di Locri rampogna i soliti media che denigrano il santuario di Polsi come luogo di ‘ndrangheta, mentre da tempo è solo luogo di preghiera dei fedeli. San Luca siamo noi.

 A pensare alla Calabria geografica prevale l’idea del mare e delle sue infinite coste. Molto cementate in modo abusivo a leggere i dossier di Legambiente di queste ore che ci indicano al 4° posto di una classifica non molto lusinghiera e su cui, forse, si annunciano inversioni epocali. Si vedrà.
A volte dimentichiamo, invece, di avere una grande risorsa nelle foreste e nelle montagne calabresi, che forse non possono vivere di solo turismo.
Paghiamo lo stigma della Prima Repubblica quando la Calabria ebbe in forza ben trentamila operai idraulici forestali che grazie alla pubblicistica nazionale diventarono l’emblema dell’assistenzialismo parassitario italiano e nella migliore delle analisi una risposta di welfare. Oggi abbiamo una visione diversa. Abbiamo da tempo acquisito una concezione diversa della forestazione produttiva utile anche per frenare il dissesto idrogeologico di quell’altro stigma chiamato sfasciume pendulo da celebre definizione storica.

La Calabria dovrebbe puntare molto di più sulle sue filiere forestali come ha ribadito l’altro giorno Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, l’associazione dei comuni di montagna, che ha partecipato a Camigliatello Silano alla Summer School di Torre Camigliati organizzata con la fondazione Napoli 99 e dedicata alle costruzioni in legno.
C’è molto da fare. È aumentata la richiesta di case in legno, di attrezzature avanzate per le imprese, ma molto si può e si deve attuate per la pianificazione, gestione e certificazione ambientali delle migliaia di ettari di foreste calabresi. E’ quella che molti ecologisti definiscono bioeconomia e che deve essere messa in campo per la transizione ecologica. Ci sono 400 milioni di euro da spendere in dieci anni attestate nel Fondo nazionale per la montagna, senza dimenticare il Por Fesr che non può tralasciare le filiere forestali.


Il presidente Bussone ha suggerito alla regione Calabria  di creare una delega per le foreste e le Montagne. Uncem Calabria da tempo fa voti al Consiglio regionale per presentare una proposta di legge che vada a ricostruire una rete istituzionale dei Comuni. Ricordiamo che un furore iconoclasta ha abolito sia in Calabria che in altre Regioni le Comunità montane. Si è creato un vuoto da allora. Riformare delle Unioni dei Comuni montani in forma virtuosa che diventino soggetti attuatori per bandi e investimenti con la regia della Regione è un’ipotesi di sviluppo sostenibile da non trascurare. In un’epoca in cui il federalismo si sta trasformando in lacerazione tra Nord e Sud, questa autonomia produttiva partecipata dei comuni di montagna calabrese sarebbe una buona risposta a Lep da finanziare non sappiamo con quali soldi. Vivere del legno e delle foreste delle nostre montagne la migliore risposta all’assistenzialismo ormai collassato.

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L’elezione di Ilaria Salis al parlamento europeo e le polemiche reazionarie sul suo ruolo di attivista nel movimento delle occupazioni delle case sfitte – fenomeno europeo molto diffuso in Gran Bretagna, Olanda, Germania – mi ha richiamato alla memoria una breve storia della questione casa nella mia Cosenza. Lo storico piano Fanfani  nella città bruzia trovò attuazione con la realizzazione dei quartieri di case popolari a via Popilia, via degli Stadi e Serra Spiga nel corso di un ventennio. All’epoca sulla vicenda vigilava come contropotere il sindacato Sunia e i gruppi extraparlamentari di sinistra. In quel pezzo di Novecento è comunque esistita una politica della casa per tutti.  Ai giorni nostri il liberalismo selvaggio non garantisce le fasce più deboli e più povere. E qui, più che la Salis, me ne ha dato memoria del dato la sentita commemorazione fatta giovedì in ricordo di Antonio Marino, meglio noto a Cosenza come “Toninu u Partigiano”,  generoso esponente di punta del movimento “Prendocasa” che, da proletario del centro storico, aveva fatto diventare avanguardia di lotta sulla delicata questione. Tonino, purtroppo, è morto tre anni fa sulla sua moto in un incidente stradale. Ieri i suoi compagni, gli stessi che in queste ore hanno affisso striscioni su palazzi pubblici e privati cosentini non utilizzati , hanno ricordato Tonino con musica, cibo, socialità e un murales realizzato nella ex scuola Don Milani occupata a Portapiana zona Motta. La scuola era abbandonata, gli attivisti l’hanno occupata da anni e grazie a quella lotta e al riuso dell’edificio diverse famiglie e persone hanno trovato un tetto e una comunità di riferimento. Perché gli abusivi che occupano case, di solito, non prendono le case di privati e non hanno dove vivere e dormire.

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Pierpaolo D’Urso

È calabrese il nuovo preside di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. E’ originario di Trebisacce il professore Pierpaolo D’Urso che governerà per il prossimo triennio la facoltà che l’anno prossimo festeggia il suo centenario di fondazione nel più grande ateneo d’Europa. Professore di Statistica, D’Urso è stato gia Prorettore. Autorevoli anche gli incarichi che ha ricoperto nella pubblica amministrazione, infatti è stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri componente della Commissione di esperti per la determinazione dei collegi elettorali nonché componente della Commissione per la Garanzia dell’Informazione Statistica. Una mente calabrese ovviamente molto celebrato nel suo paese. La Calabria se ha bisogno si ricordi di questo suo bel cervello.

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Ho trovato un’altra storia di genio calabrese nel blog l’Appunto.net di Gaetano Bruno. Gianluigi Donato, appassionato di cucina, autodidatta dei fornelli, vive a Marcellina ed è un affermato youtuber che ha realizzato oltre 60 milioni di visualizzazioni sul suo canale. Studente d’informatica ha scoperto nel lontano 1997 virtuose pratiche di restanza facendo da apripista con la Rete d’epoca, lenta nel commercio digitale. Il novello gastronomo popolare ha lanciato un suo canale su YouTube che conta ben 280.000 iscritti in tutto il mondo. 
Si fa aiutare dal figlio per gestire il canale “Sfizi di Calabria” che grazie ai 700 video realizzati fornisce prodotti in tutto il mondo sfruttando la sua capacità divulgativa di gastronomia calabrese. Sogno nel cassetto andare negli States per incontrare i suoi numerosi fans oltreoceano. Anche restando nella sconosciuta Marcellina oggi puoi conquistare il mondo. (redazione@corrierecal.it)

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