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Gli spostamenti in elicottero per parlare di affari, chili di droga occultati e poi sequestrati: Pasquino e i racconti sul narcotraffico

La droga sequestrata e il confronto con il “Tamunga”. I viaggi in Brasile «per fare da garante». Nei verbali il racconto dell’ex latitante

Pubblicato il: 30/06/2024 – 7:00
Gli spostamenti in elicottero per parlare di affari, chili di droga occultati e poi sequestrati: Pasquino e i racconti sul narcotraffico

REGGIO CALABRIA Racconta di spostamenti in elicottero in Brasile dove si recava «per fare da garante», chili di droga occultati «nella chiglia delle navi con dei sub», confronti in carcere con il super boss di ‘ndrangheta Rocco Morabito, detto “Tamunga”, insieme a cui venne catturato nel 2021. E’ un racconto che si sofferma su episodi ben precisi e con dovizia di particolari quello di Vincenzo Pasquino, considerato «articolazione in Brasile della cosca di ‘ndrangheta dei Nirta di San Luca». Il 33enne, ex latitante, e coinvolto nell’inchiesta “Eureka” sul narcotraffico dal Sud America all’Europa, ha deciso di collaborare con la giustizia raccontando ai magistrati i dettagli di un sistema messo a punto da un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo e su cui hanno lavorato le Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, insieme agli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo.

La droga sequestrata e il confronto con il “Tamunga”

Nell’interrogatorio del 7 maggio 2024, il primo verbale depositato nel processo “Eureka” in corso a Locri, Pasquino racconta che «nell’agosto 2017 (…) mi chiese si reperire delle persone per il recupero e la vendita di 200 kg di cocaina in partenza da Rio de Janeiro verso Gioia Tauro». Un racconto dettagliato ma costellato di “omissis”. «Mi rivolsi al gruppo dei Nirta – spiega l’ex latitante – perché (…) non aveva più fiducia nei platioti. Ed infatti, poco prima (fine luglio/inizio agosto 2017), la Guardia di Finanza aveva sequestrato 50 kg di cocaina a Gioia Tauro partita dal porto di Santos, e altri 50 kg (forse a maggio 2017) spedita da (…) ai platioti. Prima ancora, nel 2015 (dopo l’operazione “Pinocchio”), (…) avevano mandato, sempre a Gioia Tauro, 180 kg ai suddetti platioti. (…) Dopo circa 6 mesi, (…) dissero che la merce non era di buona qualità e, quindi, si rifiutarono di pagarla. (…) In quello stesso periodo ho partecipato ad una riunione in una villa a Bovalino, insieme (…). In quella occasione si era stabilito di mandare i suddetti due carichi di 50 kg per recuperare la perdita dei precedenti 180 kg. In particolare, (…) avrebbero esfiltrato e venduto i 100 kg (50+50) senza nulla pretendere».

Vincenzo Pasquino
Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

E’ qui che nel racconto di Pasquino si fa riferimento al super boss, re del narcotraffico mondiale, il “Tamunga”. «Ho parlato di questa vicenda nel carcere di Brasilia con Rocco Morabito (…) Rocco Morabito era stupito per l’atteggiamento dei platioti che con lui si erano sempre comportati bene, avendogli (Morabito) spedito con successo tonnellate di cocaina».

I viaggi in Brasile «per fare da garante»

«(…) – afferma Pasquino – dopo i due sequestri dei 50 kg, aveva perso totalmente la fiducia nei platioti e quindi mi ha chiesto di rivolgermi ad altre persone in Calabria per l’uscita della cocaina dal porto di Gioia Tauro e per la successiva vendita».
«A questo punto, – prosegue l’ex latitante – ci accordammo per incontrarci a Caulonia dopo 3/4 giorni (in un bar sotto i portici). Si presentò un soggetto di nome (…) parente degli (…) a cui rappresentati la mia esigenza per l’importazione dei 200 kg in arrivo da Rio de Janeiro. Ci mettemmo d’accordo e io mi recai in Brasile per fare da garante. Sono partito da Zurigo per San Paolo. Qui mi vennero a prendere dei brasiliani che collaboravano con noi  (…) con un elicottero e mi portarono a Playa Grande. Qui trovai (…) che mi disse che non voleva più fare affari con i Nirta avendo invece massima fiducia nei Pelle “Gambazza” e nei Mammoliti. Il carico dei 200 kg tuttavia venne sequestrato dalla Guardia di Finanza. A questo punto, – racconta Pasquino – ritornai il 3 ottobre 2017 a Torino, passando per Francoforte».

I «borsoni arancioni troppo vistosi» e il sequestro

«Devo premettere – afferma Pasquino – che quando partii nel settembre 2017 per il Brasile, i Nirta, tramite un’organizzazione di cinesi, mi fecero avere 140.000,00 Euro perché volevano investire anche loro in un carico e non limitarsi a vendere la cocaina dei brasiliani». Pasquino va in Brasile «per accertare lo stato dell’affare». «Io partii nel gennaio 2018 perché ancora (…) non aveva spedito niente. Arrivato in Brasile, organizzammo con (…) l’invio di 50 kg che occultammo nella chiglia delle navi con dei sub. Tuttavia, il carico venne sequestrato a Santos dalla Polizia federale del gennaio 2018. I Nirta incolparono (…) di essere stato imprudente, avendo appreso che i sub avevano usato dei borsoni arancioni troppo vistosi». (m.r.)

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