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La storia di Simone Curto, dalla provincia alle passerelle di Armani

«Sfrutto la mia bellezza ma è solo un regalo». Il modello di Acri ha presentato a Milano il suo brand “Gorgeous”. E ai giovani dice: «Credeteci e partite»

Pubblicato il: 30/06/2024 – 15:59
di Benedetta Caira
La storia di Simone Curto, dalla provincia alle passerelle di Armani

ACRI «Giorgio Armani? Di lui colpisce il genio, la creatività fuori dal comune. Durante la preparazione della sfilata ti stupisce per alcuni accostamenti, poi, in passerella, capisci che nessuno avrebbe mai potuto pensare a niente di più equilibrato».
Bellezza magnogreca, fisico statuario, capelli scuri e occhi verdi, Simone Curto è il modello dallo sguardo algido, l’andatura sicura a petto nudo, ma anche un “ragazzo” di Acri per sempre. Cresciuto in una minuscola realtà di provincia e rimasto con la testa sulle spalle e gli amici di sempre, quelli delle partite al campetto e le corse in bicicletta tra i vicoli di contrada Guglielmo. Da qui, da questo quartiere di poche anime una chiesa e un forno, è partito giovanissimo dopo il diploma alla scuola alberghiera, con pochi soldi in tasca, un sogno enorme, di quelli di cui neanche si osa parlare e un’unica carta vincente: la sua straordinaria bellezza abbinata a un animo gentile. Dai cocktail serviti nei locali di Milano, si è trovato sulle passerelle della moda, scelto da Giorgio Armani e Dolce&Gabbana. Roma, Londra, Milano, Parigi, Mosca. Agenzie, contratti, sfilate. Un vortice da cui esce sempre con la sua valigia in mano, pronto a ripartire per ritrovare gli affetti più autentici, in Calabria. «Quello della moda è un mondo da cui sono stato affascinato fin da piccolo – racconta –, ricordo che ero un bambino e adoravo le riviste di settore e poi mi divertivo a modificare i jeans dei miei amici».

Le radici

«Provengo da una famiglia normale, di lavoratori. Finita la scuola ho deciso di partire, come tanti altri miei coetanei. Avevo questo pallino di entrare nel mondo della moda ma ne frattempo lavoravo come barman e mi mantenevo da solo. Mi sono dato un anno di tempo: se entro un anno non ottengo nulla metto da parte l’idea di diventare un modello». E prima dello scadere del tempo arriva la grande opportunità che apre nuovi scenari. «Un’agenzia di Milano va oltre l’apparenza, vede oltre quel ragazzo un po’ timido e fuori contesto: ero, come dire, allo stato “grezzo” – sorride – ma loro che sono grandi professionisti capiscono che c’è del potenziale. Investono su di me, comincio così a fare le mie prime sfilate. Cresce la mia rete di contatti, mi propongono passerelle importanti, fino ad essere scelto da stilisti che erano per me praticamente dei miti. Lavorare con Dolce&Gabbana e con Giorgio Armani ha significato realizzare quel sogno che avevo fin da bambino».
La vita di un modello è caotica, sempre in viaggio, a contatto con tantissima gente e ricca di occasioni mondane. «Sono appena tornato dalla Puglia dove ho fatto un servizio fotografico – dice –. Il mio lavoro mi dà la possibilità di visitare sempre posti nuovi e incontrare tante persone. Ma io in realtà non ho tanti amici tra i miei colleghi. Sono stato sempre un po’ defilato rispetto a certi ambienti – spiega Simone – vedo troppa superficialità, un modo di vivere e di pensare troppo lontano dal mio».

I progetti

I progetti per il futuro sono ambiziosi, perché l’obiettivo è fare il salto dall’altra parte della passerella con un suo – per ora – piccolo brand al quale lavora da anni. Si chiama  “Gorgeous” la sua prima capsule collection ed è stata presentata il 16 giugno a Milano. «Sono felice perché è piaciuta molto. La filosofia che c’è dietro rispecchia il mio modo di vedere la vita – spiega – l’essere più che l’apparire. Cosa ci rende veramente umani? I sentimenti. Che dicono più di qualsiasi parola e sono la nostra vera essenza». Un brand “irriverente – si legge nella sua presentazione – dal gusto nostalgico e dall’ispirazione classica, che vuole definire un nuovo concetto di street couture. L’accento viene posto sui dettagli, i modelli classici vengono sovvertiti e caricati di significati personali, liberi dalle convenzioni”. Una grande scommessa per Simone Curto, che guarda al futuro nella sua nuova veste di stilista, ma resta ben saldo alle sue radici. «Appena posso torno a casa, in Calabria, sono visceralmente legato alla mia terra – spiega –. Felicità per me è trascorrere tempo con mia madre, con mio fratello, con i miei due nipoti. La famiglia è fondamentale. C’è però un grosso problema, ogni volta». Facile immaginare che in strada o nei locali la sua fisicità non passi certo inosservata e sconquassi la placida quotidianità della provincia. «Ma no! – ride –. Sono una persona umile, gentile. Gli altri vedono un modello sicuro di sé che sfila sulla passerella, in realtà sono un uomo con le insicurezze e le vulnerabilità che hanno tutti. Il problema quando torno ad Acri è che si mangia troppo, sono reduce da un matrimonio e sappiamo bene quanto cibo possa avere mangiato. Fortuna che non ingrasso facilmente».
La bellezza? «Ho solo sfruttato una caratteristica per la quale non ho nessun merito, devo ringraziare mia madre e mio padre» ride. «Non mi sono mai montato la testa, non sono uno scienziato che ha salvato il mondo, sono un modello che lavora grazie a un “regalo” ricevuto dalla natura. La bellezza passa, tutti sfioriamo. Dobbiamo essere attenti piuttosto a ciò che rimarrà dopo».  Prima dei saluti un consiglio a chi oggi ha nel cassetto il sogno di fare il modello o la modella. «Credeteci, partite e tenete gli occhi aperti perché ci sono tante insidie e tanti impostori. Affidatevi solo a professionisti: se avete un potenziale un’agenzia lo sfrutterà senza chiedervi in cambio dei soldi».

Un capo della capsule Gorgeous
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