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l’intervista

Schillaci: «Il fascicolo sanitario riduce le disuguaglianze. Cure più rapide»

Il ministro della Salute parla di un grosso divario: «Dall’1% della Calabria al 64% della provincia di Trento»

Pubblicato il: 30/06/2024 – 11:08
Schillaci: «Il fascicolo sanitario riduce le disuguaglianze. Cure più rapide»

Il Fascicolo sanitario è uno strumento importante “perché è un esempio di come la tecnologia e la telemedicina possono aiutarci a migliorare le prestazioni sanitarie. In caso di ricovero, il fascicolo elettronico consente di accedere in modo immediato alla storia clinica del paziente. Così si evita di ripetere esami già fatti di recente, si accorciano di molto i tempi di diagnosi e si possono ricevere le cure più adeguate ovunque ci si trovi”. Parola del ministro della Salute, Orazio Schillaci che in un’intervista a il Messaggero ricorda come si tratti di “un obiettivo del Pnrr che contribuisce a rendere più equo il nostro sistema sanitario». In che senso, più equo? “Pensiamo a chi vive in aree disagiate dal punto di vista geografico, zone impervie o piccoli paesi: grazie al fascicolo sanitario elettronico e alla telemedicina potranno richiedere consulti a professionisti magari molto lontani, ricevere esami o accedere ai propri dati senza risentire delle distanze. In questo senso il Fse contribuisce a ridurre le diseguaglianze. Chi sceglie di opporsi è libero di farlo, ma i vantaggi di avere tutti i dati a disposizione sono evidenti”. Però esiste un grosso divario tra Regioni nel ricorso al fascicolo: si va dall’1% della Calabria al 64% della provincia di Trento. Come ridurlo? «È un divario che purtroppo scontiamo anche in altri campi, penso con rammarico agli screening oncologici gratuiti. Un problema culturale, dovuto al fatto che magari non si conosce questo strumento. Va fatto il possibile per diffonderlo, a cominciare dai medici di medicina generale, che possono spiegarne i tanti vantaggi ai pazienti». Stando a una rilevazione dell’Istituto Piepoli, lei è il terzo ministro più popolare del governo Meloni, con un balzo di 9 punti al Sud. Un effetto del decreto taglia-liste d’attesa? “Intanto si tratta di un riconoscimento non solo a me, ma al lavoro del governo e di chi come Giorgia Meloni ha voluto dare un segnale forte su un problema annoso, in particolare al Sud. 11 decreto è, per la prima volta, un intervento strutturale che individua i compiti di tutti, col solo obiettivo di tutelare per davvero la salute dei cittadini. Ora serve lavorare perché tutto funzioni al meglio”. “Il problema – sottolinea il ministro – va affrontato a 360 gradi. Da una parte c’è stato un incremento delle prestazioni sanitarie dopo il Covid legato al fatto che molti esami erano stati rimandati. Dall’altro vanno evitati esami non necessari, talvolta richiesti dai medici più per il timore di subire azioni legali che per reale necessità Per questo con Iss, società scientifiche e Regioni vogliamo redigere linee guida più chiare. E con il ministero della Giustizia puntiamo a definire a breve una legge che renda stabile lo scudo penale per i medici: nel 98% dei casi i procedimenti penali si traducono in un nulla di fatto”. Sempre per il sondaggio, tra i punti più apprezzati c’è la piattaforma per monitorare le liste a d’attesa a livello nazionale. Davvero finora non c’erano dati disponibili? “È così. E l’apprezzamento dimostra che i cittadini hanno capito il problema: senza dati certi, senza sapere in quali luoghi e per quali prestazioni l’attesa supera i limiti di legge, non si può intervenire. Finora disponevamo solo di raccolte aneddotiche basate su titoli di stampa, gli stessi negli ultimi due decenni, riguardo a casi di ritardi sì ingiustificabili, ma che non danno una reale visione problema”. Quando si vedranno i primi effetti del provvedimento? “Il crono-programma è fitto, stiamo correndo per emanare i decreti attuativi entro 30-60 giorni come previsto. Ma serve anche la collaborazione dei cittadini: un 20% di prestazioni salta perché il paziente non si presenta. Occorre un comportamento responsabile: se si disdice la visita, quel posto può essere occupato da qualcuno con un bisogno più urgente”. Le opposizioni parlano di “decreto fuffa”, senza soldi: “È una battuta da campagna elettorale. I soldi ci sono, perché gli straordinari del personale sanitario ad esempio nei week end saranno finanziati ex novo. Chi aderirà su base volontaria inoltre otterrà un incremento considerevole per le prestazioni aggiuntive. Un altro articolo prevede per il 2025 il superamento del tetto di spesa, con possibile incremento da subito per le Regioni in grado di farlo. Sappiamo bene che servono nuove assunzioni nel servizio sanitario, e interverremo con risorse nella prossima finanziaria”.

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