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«Leonida Repaci e la città di Palmi»

Il nuovo libro scritto da Rocco Militano e dedicato a uno dei protagonisti del panorama culturale del ‘900 italiano

Pubblicato il: 01/07/2024 – 17:57
«Leonida Repaci e la città di Palmi»

«Per pura, ma strana coincidenza, mentre completo la prima stesura di questo mio studio sulla vita e le opere di Leonida Rèpaci nel suo rapporto con la città di Palmi, la Regione Calabria e l’Ufficio Scolastico regionale, in occasione della giornata mondiale del libro, siglano un protocollo d’intesa per promuovere negli Istituti scolastici la lettura degli autori calabresi e presentano la prima cinquina dove non c’è Leonida Rèpaci. Questa irriconoscenza, occasionalmente formalizzata, si aggiunge ad una piuttosto diffusa ignoranza della reale dimensione e del valore culturale dell’intellettuale palmese tant’è che addirittura, il Governo della sua città natale, negli anni recenti, non aveva accettato che gli fosse costruita la tomba, tante volte da lui auspicata, nella grotta di quella Pietrosa che lui stesso alla sua Città aveva da più di quarant’anni donato. Eppure, la valenza – ben oltre il regionale e il locale – della complessiva personalità umana ed artistica di Leonida Rèpaci, interamente integrata con la nascita e col vissuto, nella critica qualificata è recepita come appresso riportata nei dettagli delle elencazioni documentate e testimoniate. Le oltre 250 pagine seguenti, infatti, dopo aver fluttuato tra i tanti richiami, riportano anche gli articoli giornalistici – oggettiva sintesi della sua vita – pubblicati sulla stampa nazionale con le firme più prestigiose al tempo dei suoi funerali celebrati a Viareggio ed a Palmi. Personalmente, da pronipote, io l’ho frequentato a Roma dal ’72 al ’75; poi a Palmi, in famiglia ed alla Pietrosa, e poi a Viareggio, in occasione del Premio per tante volte, comprese le sue due ultime presidenze; ed ancora, nel suo ricordo, in tante edizioni durante le presidenze della Bettarini e della Costa. Tante volte ho così assistito alla sua multiforme vitalità, alle sue espressioni caratteriali ed al suo modo di dire e di fare tutto impeti che lo portava ad accentrare su di sé qualunque discussione di fronte a qualunque pubblico, e sempre netta ho avuto la percezione della sua personalità convincente e dominante in qualunque contesto, comprese le riunioni dei giurati del Viareggio, pure essendo, tanti di loro, noti personaggi di primissimo piano continuamente intervistati nei quotidiani nazionali e nei telegiornali.
Oggi, ricordando e studiandolo ancora, ho avuto la netta sensazione, data la grande quantità, di non riuscire a formulare un compendio esaustivo di tutti i meriti letterari, sociali ed anche politici conquistati da lui protagonista durante l’intera sua vita. Significativamente però evidenzio – e certo non sono insufficienti – il Viareggio unanime alle Lettere dal carcere di Gramsci nel ’47, ribadito ai 70 anni, dall’attuale Premio, in suo onore denominato Viareggio Rèpaci perché da lui fondato e sempre presieduto; l’organizzazione del convegno di Venezia nel ‘50 per riaffermare il valore della Resistenza e della Cultura in occasione della istituzionalizzazione della festa della Liberazione il 25 aprile; la sua presidenza della Commissione culturale al Congresso mondiale per il Patto di Varsavia nel ’55; la lunga motivazione del Premio di fedeltà alla Resistenza a lui conferito a Salerno nel ‘62; il suo romanzo ciclico sviluppato per oltre settant’anni del secolo breve in una quadrilogia sociale e politica, arricchito in tante pagine da un profondo realismo lirico, premiato nel ‘34 col Bagutta, nel ‘58 col Villa San Giovanni e, nel ‘65, alla conclusione, testimoniato dai dodici più alti letterati italiani come un trattato di storia italiana ed europea costruito attorno alla famiglia Rupe / Rèpaci, che certo non ha eguali nel ‘900 italiano.
Ebbene, come avrebbe potuto, di fronte a tanto merito, il suo vecchio amico e compagno socialista Giacomo Mancini, ministro del Governo Moro, non accogliere la sua richiesta di finanziare, per i suoi 70 anni, la Casa della Cultura a lui poi intitolata? E come avrebbe potuto Leonida Rèpaci non ricambiare l’onore e non promettere la donazione alla Città di Palmi, della sua ricchissima collezione di quadri e sculture frutto del lavoro di una vita? Ed il suo nipote, erede universale Nino Parisi, figlio di Ciccio il lare della Pietrosa, come avrebbe potuto non aggiungere, sempre su indicazione verbale di Leonida, anche la donazione degli oltre mille libri a lui dedicati; delle lettere a centinaia scambiate con personaggi storici del ‘900; delle centinaia di foto della sua partecipazione ad eventi importanti e altre centinaia di documenti sulla sua presenza nella storia culturale italiana? E, ancora in aggiunta, sempre Nino Parisi poteva non donare anche tutte le copie di tutte le edizioni di tutti i suoi libri? Una enorme quantità di testimonianze delle due principali direttrici della sua opera: l’impegno di meridionalista innamorato di Palmi, con la visione positiva di una Calabria capace di riscattarsi con lo studio ed il lavoro, e l’impegno socialista e libertario, entrambi integrati alla sua condotta di vita, a produrre romanzi, raccolte di racconti, saggi critici, drammi, poesie in versi ed in prosa poetica ed alla fine anche dipinti come racconti figurati. Documentazione enorme, per quantità ed importanza, ancora oggi in attesa di valorizzazione, archiviata, con le poche carte salvate dalla sua Pietrosa abbandonata, presso la sua Casa della Cultura a comprovare e mantenere viva la memoria. Ed in più, ancora da esporre, ci sono la medaglia d’oro alla carriera consegnatagli agli 80 anni dal Ministro Andreotti a nome del Governo e la Penna d’oro della Repubblica Italiana da lui conquistata nel 1983.
Malgrado tutto questo – dicevo – lo scrittore palmese e calabrese Leonida Rèpaci non è rientrato nella prima cinquina del Protocollo RegCal – USR! Speriamo che le oltre 250 pagine a seguire questa introduzione siano capaci di ancor di più dimostrar!».


Questa è l’introduzione del libro “Leonida Rèpaci e la città di Palmi” (Pace edizioni) scritto da Rocco Militano, già dirigente della Regione Calabria e pronipote di Leonida Rèpaci, di cui da anni riafferma il riconosciuto e costante protagonismo culturale durante il ‘900 italiano. Il libro sarà presentato a Palmi il prossimo 5 agosto 2024.

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