Ultimo aggiornamento alle 23:18
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

l’angolo della memoria

Pensieri sparsi su Antonio Cantisani nel terzo anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre

CATANZARO «Ieri sera ero molto triste perché pensavo ad oggi ed alla ricorrenza del terzo anniversario della scomparsa di una persona che ho molto amato e da cui sono stato molto amato. Preso dall…

Pubblicato il: 01/07/2024 – 8:01
di Nunzio Raimondi
Pensieri sparsi su Antonio Cantisani nel terzo anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre

CATANZARO «Ieri sera ero molto triste perché pensavo ad oggi ed alla ricorrenza del terzo anniversario della scomparsa di una persona che ho molto amato e da cui sono stato molto amato. Preso dalla cupezza del mio animo ho pubblicato il mio stato su whatsapp ed ho condiviso -quasi per esorcizzarlo- il vuoto enorme che avverto per la mancanza di questa persona così importante per la nostra comunità. Ho anche pensato che la sua è stata una vita spesa per tutti e per ciascuno; che se lui fosse stato qui mi avrebbe aiutato a superare il momento difficile che sto vivendo e che io lo avrei superato non soltanto grazie ai suoi preziosi consigli ma soprattutto in forza dell’Amore che sapeva trasmettere, una specie di legame di accudimento, come quello della mamma col figlio, una relazione che ti fa sentire al sicuro…. Un bravo sacerdote, forse mosso a compassione dal mio sfogo “sentimentale”, letto il mio stato, si è affettato a scrivermi pressappoco così: “guardati attorno, lui vive in chi lo ha amato, Dio non lascia le cose a metà”. Queste parole mi sono state di grande conforto e, per questo, voglio oggi condividerle con voi. E voglio farlo attraverso alcune riflessioni, forse banali, che mi avviano ad una memoria non formale di questa persona, nel tentativo di farla davvero appartenere a tutti, come in effetti vi appartiene. Il capolavoro del suo cuore non era, infatti, costituito soltanto di grandi insegnamenti (era uomo di vastissimo spessore culturale di cui, ancora, i moltissimi scritti editi, non danno pienamente conto) ma soprattutto di doni incommensurabili, direbbe un mio confessore laico “preziosissimi” in generale, quindi non soltanto necessari in determinate circostanze. Chi lo ha conosciuto profondamente sa di cosa parlo, mentre, per chi non lo ha conosciuto, mi limiterò ad evidenziarne uno in particolare, che a me pare d’essenziale preminenza: entrava in contatto con il suo interlocutore attraverso una profondità d’animo quale difficilmente si riscontra nell’immediatezza. Nel senso che non avevi bisogno di parlare a lungo con lui ma, già dalle prime parole, t’accorgevi che teneva molto a te, non soltanto alla tua opinione, quanto al tuo desiderio di capire. E lui era lì non soltanto per ascoltare ma per entrare decisamente nella tua vita (oppure nella questione che gli ponevi), senza circonlocuzioni e senza indugi. Una seconda considerazione che vorrei condividere riguarda la mia capacità di riscoprirli quei doni, di andarli a scovare nell’armamentario riposto non soltanto dei miei ricordi quanto -e soprattutto- rinvenirli fra le cianfrusaglie della mia coscienza disordinata. Portare nel cuore chi si è amato significa anche restarvi fedeli e non sempre questa fedeltà mi appartiene. Una terza riflessione riguarda la capacità di custodirli quei doni, anzi dirò meglio di accudirli: mi chiedo fino a che punto io mi senta in grado di coltivare, come si fa con una pianta che ogni giorno ha bisogno di un po’ d’acqua, i suoi insegnamenti e mi ritrovo in ciò nient’affatto dotato. Da ultimo mi chiedo se la mia vita costituisca una testimonianza autentica di almeno qualcuno di quei doni, se sono in grado di trasmetterli agli altri, sicché davvero si possa dire che quella persona continua a vivere nel mio cuore. E questo mi pare il punto. Mi sono sentito tanto amato e tanto ho amato, ma temo che i miei occhi non riescano ad infondere quell’Amore che mi è stato consegnato e non vedo quel sorriso fecondo nei tanti che lo hanno amato e che ancora stanno quaggiù! Il mio ricordo di Antonio Cantisani, dunque, vorrei che fosse tutto concentrato in questo interrogativo: imparerò mai a tenerlo davvero vivo nel mio cuore finché Iddio mi lascerà in terra? Io, come tanti altri suoi figli diletti, saprò, sapremo, davvero essere cercatori, scopritori, custodi ed annunciatori di quell’Amore che ha saputo darci senza riserve? Ha ragione don Rino a dire che, sentendo con noi chi ci ha lasciato e vivendo nell’Amore che abbiamo ricevuto e dato, potremo donarlo a tutti, sicché egli sarà sempre vivo; ma se per questo dobbiamo far assegnamento sulle nostre modeste forze, sulle nostre povertà e sulle nostre fragilità, come faremo? Ci venga in soccorso lo Spirito Santo».

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x