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la requisitoria

‘Ndrangheta, omicidio Piccione a Vibo: chiesto l’ergastolo per Salvatore e Rosario Lo Bianco

L’agguato sarebbe stato deciso dai vertici della cosca. Secondo Mantella l’imprenditore è una «vittima innocente di mafia»

Pubblicato il: 02/07/2024 – 16:17
‘Ndrangheta, omicidio Piccione a Vibo: chiesto l’ergastolo per Salvatore e Rosario Lo Bianco

CATANZARO Il pm della Dda di Catanzaro Calcagno ha chiesto l’ergastolo per entrambi gli imputati per l’omicidio di Filippo Piccione, avvenuto il 21 febbraio del 1993 in pieno centro a Vibo. Davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, dunque, è stata avanzata la condanna per Salvatore Lo Bianco, 51 anni, alias “U gniccu” (difeso dagli avvocati Vincenzo Gennaro, Raffaele Manduca e Giuseppe Orecchio) e Rosario Lo Bianco, 55 anni, (genero del defunto boss Carmelo Lo Bianco, difeso dall’avvocato Patrizio Cuppari).

Le accuse

Nel corso della sua requisitoria, la pm ha ricostruito tutte le fasi investigative della vicenda sulla scorta dell’indagine condotta dai carabinieri del Ros e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia, nata da uno stralcio del procedimento “Rinascita – Scott”. Secondo quanto documentato, infatti, l’omicidio sarebbe stato deciso dai vertici della cosca Lo Bianco, attiva nella città di Vibo Valentia, con l’obiettivo di vendicare un altro omicidio, quello di Leoluca Lo Bianco, ucciso nelle campagne di Vibo Valentia, l’1 febbraio 1992. Dalle investigazioni era emerso che i colpi di fucile che causarono la morte di quest’ultimo erano stati esplosi dall’interno di una proprietà di Piccione. Circostanza che, secondo gli inquirenti, «avrebbe ingenerato all’interno della cosca Lo Bianco, il sospetto di un coinvolgimento dell’imprenditore vibonese, secondo quanto complessivamente ricostruito anche attraverso l’esame delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, costituendo, dunque, la causale dell’efferato omicidio».  

omicidio piccione vibo

«Vittima innocente di mafia»

Piccione, prima di essere ucciso, aveva segnalato con tanto di denunce presentate agli investigatori, una serie di danneggiamenti che avrebbe imputato proprio alla persona che l’anno prima della sua morte venne uccisa e la cui relativa indagine, ad un certo punto, era stata archiviata per poi essere riaperta nel 2018. Il pentito Andrea Mantella, allora 21enne, era stato incaricato di attentare alla vita del geologo e aveva parlato di quest’ultimo come «vittima innocente di mafia» evidenziando che non era stato lui ad uccidere Lo Bianco, eliminando in tal modo ogni sua responsabilità nell’avviare la concatenazione di eventi che avrebbero poi portato alla sua morte.  Parti civili si sono costituiti i familiari della vittima nelle persone degli avvocati Francesco Gambardella e Danilo Iannello che hanno concluso ieri mentre l’11 luglio sarà la volta delle difese che precederà la camera di consiglio e la sentenza. (Gi.Cu.)

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