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La «spiccata capacità d’infiltrazione» dei clan reggini: in grado di «contaminare l’economia legale e lo sviluppo del territorio»

Nella Relazione della Dia (primo semestre 2023) le famiglie del mandamento centro, tirrenico e jonico tra affari e le inchieste della Dda

Pubblicato il: 03/07/2024 – 7:00
di Mariateresa Ripolo
La «spiccata capacità d’infiltrazione» dei clan reggini: in grado di «contaminare l’economia legale e lo sviluppo del territorio»

REGGIO CALABRIA Una «spiccata capacità d’infiltrazione» che «ha provocato non solo la contaminazione dell’economia legale, condizionando lo sviluppo e la crescita del territorio da tempo relegato agli ultimi posti degli indicatori di crescita economica, della qualità dei servizi e della qualità della vita in generale, ma ha anche sviluppato una crescente e marcata propensione al condizionamento delle Istituzioni locali, prioritariamente finalizzato ad acquisire il controllo di finanziamenti pubblici statali ed europei». Così la ‘ndrangheta nel territorio di Reggio Calabria e provincia è riuscita ad affondare le proprie radici. L’analisi è contenuta nella Relazione Semestrale della Dia (primo semestre 2023), all’interno della quale viene sottolineato che la ‘ndrangheta «si conferma un’organizzazione a struttura unitaria, governata da un organismo di vertice, cd. “provincia” o “crimine”, sovraordinato a quelli che vengono indicati come “mandamenti” che insistono in 3 macroaree geografiche (il mandamento centro, quello jonico e quello tirrenico) e al cui interno operano i locali e le ‘ndrine».

I clan dei tre mandamenti

I De Stefano, i Condello, i Libri e i Tegano, le famiglie di ‘ndrangheta egemoni sulla Città di Reggio Calabria, così come emerso dalle indagini condotte negli ultimi anni, prima fra tutte l’operazione “Meta” e all’esito del processo “Epicentro”. Un’influenza esercitata in particolar modo sul mondo dell’imprenditoria reggina, sono numerosi i casi di imprenditori indagati poiché considerati vicini ai clan. Confermata la consolidata posizione egemonica della ormai storica cosca Piromalli a cui si affianca la cosca Molè nella Piana di Gioia Tauro. Attive comprensorio di Rosarno-San Ferdinando le cosche Pesce e Bellocco, che gestiscono le attività illecite tramite il controllo delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti ed armi, le estorsioni e l’usura. Nei Comuni di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte e Cosoleto permarrebbe l’influenza della famiglia degli Alvaro colpita recentemente dagli esiti dell’operazione “Propaggine”, conclusa dalla Dia anche ai danni delle proiezioni extra regionali.
Nel mandamento jonico della provincia reggina, «il locale di San Luca – si rileva nel documento – è da sempre considerato il centro criminale della ‘ndrangheta poiché nel suo territorio sorge il luogo simbolo del Santuario della Madonna di Polsi, in passato sede storica dei summit mafiosi». Attive qui le cosche Pelle-Vottari-Romeo e Nirta-Strangio la cui storica contrapposizione culminò con la ormai nota strage di Duisburg (Germania) del 15 agosto 2007. Nel locale di Platì attiva la cosca Barbaro-Trimboli-Marando mentre nel locale di Africo la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti. Nel versante jonico è insediato il locale di Siderno con la cosca Commisso, contrapposta a quella dei Costa. Attive a Locri le due cosche Cordì e Cataldo, le quali, «dopo quarant’anni di cruente faide, avrebbero raggiunto uno stabile accordo per la spartizione degli affari illeciti».

Lotta alla ‘ndrangheta

Tra le numerose sentenze pronunciate nel 2023 c’è quella del 25 marzo dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, che al termine del processo “‘Ndrangheta stragista” ha emesso sentenza con la quale ha confermato la pronuncia di primo grado nei confronti di Giuseppe Graviano e Rocco Sano Filippone, già condannati all’ergastolo per l’omicidio dei due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo e per i tentati omicidi della fine del 1993 e l’inizio del 1994. «Il processo – viene sottolineato nella Relazione – fa riferimento all’adesione di alcune cosche di ‘ndrangheta al progetto stragista di cosa nostra risalente agli inizi degli anni novanta del secolo scorso.
Tra le operazioni della Dda di Reggio Calabria citate nel documento ci sono le inchieste “Hybris” ed “Eureka“. La prima scattata il 9 marzo 2023 a Gioia Tauro, quanto i carabinieri hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di 49 soggetti ritenuti responsabili di associazione mafiosa, porto e detenzione di armi, traffico di stupefacenti, estorsione, danneggiamento e turbata libertà degli incanti. «Tra i vari elementi d’interesse investigativo – rileva il documento – è stata registrata una fase di riavvicinamento tra la cosca Piromalli e quella dei Molè, dopo che l’omicidio di un esponente dei questi ultimi, avvenuto nel 2008, aveva segnato la scissione tra le due famiglie, sino a quel momento legate tra loro. L’operazione ha permesso inoltre di focalizzare il ruolo preminente dei Piromalli nella gestione delle estorsioni, applicate in maniera sistematica nei confronti delle attività economiche di Gioia Tauro. Il ricorso ad un racket diffuso unitamente all’imposizione delle guardianie abusive ai terreni agricoli ha consentito alla cosca di riaffermare un più pervasivo controllo del territorio. In particolare, sarebbe emerso il ruolo di rilievo della moglie di un detenuto, esponente apicale della cosca, la quale si faceva portavoce delle disposizioni del marito e “regista” di operazioni estorsive, rappresentando punto di riferimento delle istanze di “protezione ambientale” provenienti dal territorio. Nell’ambito della stessa operazione – si legge ancora nella Relazione – è stata inoltre dimostrata la disponibilità di armi, l’imposizione, nei confronti di imprenditori locali, della manodopera da assumere a beneficio degli appartenenti alla cosca, nonché il condizionamento delle aste giudiziarie immobiliari, con particolare riguardo a immobili nell’area portuale gioiese. Altro elemento di interesse emerso dall’attività dei Carabinieri è il ricorso ad un acquisto “collettivo” (da parte differenti gruppi criminali) di ingenti quantitativi di cocaina importati dal Sudamerica».
Lotta al narcotraffico centrale nell’inchiesta “Eureka” che ha fatto luce, tra le altre cose, alla fuga e alla latitanza del super boss Rocco Morabito, detto “Tamunga”. Eseguite misure cautelari nei confronti di 108 soggetti, esponenti delle cosche Pelle, Strangio alias “Fracascia”, Nirta “Versu”, Giampaolo, Mammoliti alias “Fischiante” e Giorgi, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento
fraudolento di valori e altri reati. Alcuni dei provvedimenti, convertiti in mandati di arresto europeo, sono stati eseguiti in Germania, Belgio, Francia, Portogallo, Romania e Spagna. Risultano, inoltre, collegate all’inchiesta reggina, quella della DDA di Milano
(operazione Money Delivery – 38 misure cautelari) e della DDA di Genova (operazione Sunset – 15 misure cautelari). «L’indagine “Eureka” – si legge nel documento della Dia – ha avuto il pregio di definire, ancora una volta, la dimensione globale degli affari della ‘ndrangheta, esaminando l’operatività di 3 associazioni contigue alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero».

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