CROTONE «Il nuovo Piano regionale dei rifiuti della Calabria, approvato il 12 marzo scorso, fa della regione una discarica nazionale ed europea per smaltire rifiuti di ogni genere e potrebbe favorire operazioni torbide nell’ambito delle attività di bonifica a Crotone». Quando lancia questo allarme, Mario Oliverio, ex presidente regionale della Calabria, alza il volume della voce per farsi comprendere meglio dai giornalisti presenti alla conferenza stampa, tenutasi nel tardo pomeriggio di oggi a Crotone. La conferenza è stata convocata «per denunciare il pericolo che i calabresi rischiano di correre se non verranno introdotti correttivi». Senza apportare le necessarie correzioni il nuovo Piano regionale dei rifiuti, «approvato in un’ora consentirà a chi ne ha voglia di realizzare nuove discariche e fa ripartire gli impianti di termovalorizzazione che in Europa non si usano più». C’è urgenza di porre una toppa. La soluzione potrebbe essere una legge simile, per contenuto, alla Legge 8 approvata dal consiglio regionale della Calabria nel 2016. Questa legge, composta da un solo articolo, ha consentito di bloccare tutte le richieste di autorizzazioni, pervenute alla Struttura tecnica di valutazione regionale nel 2016. Senza la legge 8, anche nel 2016, si correva il rischio si autorizzare una serie di progetti, tra i quali la discarica di Guglielmo Maio a Giammiglione.
Oliverio, quindi, propone alla Regione di dotarsi di una legge che blocca l’applicazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti in attesa di apportare i correttivi necessari per impedire alla Calabria di «diventare la pattumiera d’Europa». Una scelta indispensabile perché «c’è in atto un tentativo di confondere e creare confusione. Come è noto – ha evidenziato Oliverio – nella confusione passano le operazioni più torbide ed ingannevoli per le popolazioni». «Il Comitato “Fuori i veleni – Crotone vuole vivere”, a parere di Oliverio, ha il merito di avere messo in piedi un’organizzazione che consente di bloccare coloro che pensano di agire nel torbido e realizzare un disegno dannoso per la popolazione di Crotone. Sarebbe stata l’attività “unitaria” del Comitato a fare chiarezza e impedire a chi aveva impacchettato la soluzione di concludere la vicenda della bonifica in un mese. Una soluzione affrettata, che avrebbe provocato ulteriori danni alla popolazione di Crotone. Non può sfuggire che i Comitati nascono quando «c’è carenza rappresentativa delle istituzioni». «Se su una linea di difesa della città – ha sottolineato Oliverio – contro i tentativi di false bonifiche ci fossero state le istituzioni, oggi non ci sarebbe stato bisogno di un Comitato». Le istituzioni non hanno, quindi, svolto un compito di difesa del territorio ed è stato pertanto facile convocare «per la terza volta una conferenza dei servizi» sulla vicenda della bonifica. Eppure il 24 ottobre del 2019, la prima conferenza dei servizi decisoria, si era determinata e «la decisione era stata poi assunta dal Decreto ministeriale del 3 marzo 2020, ancora oggi operativo». Si tratta della decisione di effettuare la bonifica a Crotone e trasportare i veleni fuori dalla Calabria. «Quella decisione è ancora valida», ma viene convocata, per la terza volta, una Conferenza dei servizi per modificare. Secondo Oliverio, questo ulteriore tentativo è stato possibile farlo solo perché è stato cambiato il contenuto del Piano regionale dei rifiuti approvato il 2016.
«Il nuovo Piano – ha detto ancora – presentato come innovativo e rivoluzionario apre le porte a quello che il vecchio piano non consentiva. Non a caso le precedenti Conferenze dei servizi, che si sono tenute prima dell’approvazione del nuovo Piano si sono concluse con un parere negativo alla proposta dell’Eni di smaltire a Crotone i veleni e, quindi, della modifica del Pob fase 2».
C’è, poi, una strana coincidenza temporale: «Il nuovo Piano rifiuti è stato approvato il 12 marzo e tre giorni dopo l’Eni ha chiesto la convocazione della Conferenza dei servizi. Non a caso al ministero dell’Ambiente la richiesta della convocazione della terza Conferenza dei servizi è stata motivata con il fatto che è stato approvato un nuovo Piano regionale dei rifiuti».
Non si conoscono nel dettaglio le decisioni della Conferenza dei servizi, perché ancora è stato pubblicato il verbale. Nei resoconti della stampa, comunque, è stato riportato che «è stato dato mandato al dirigente generale del ministero di assumere un provvedimento che prevede lo smaltimento dei rifiuti pericolosi a Columbra e quelli non pericolosi fuori dalla Calabria». È stato così stravolto il provvedimento del 2019 “assunto sulla base di documenti e supporti tecnico scientifici”. La situazione dei dati sulla presenza dei veleni non è cambiata rispetto al 2019 per cui la decisione assunta doveva essere mantenuta. Si cambiano le decisioni e non si tiene conto che il procedimento è sotto tutela perché è ancora in vigore il Piano autorizzativo unico regionale (Paur), approvato il 2 agosto del 2019. Oliverio teme che sia stata messa in atto “una linea di inganni”. Gli inganni deriverebbero dalla nuova Legge regionale sul Piano regionale dei rifiuti “impacchettata in un’ora”. La proposta modificativa approvata dalla giunta regionale non è la soluzione perché “prevede di portare il rapporto di abbancamento delle discariche da 110.000 metri cubi per Km/q a 70.000 metri cubi. “Il Piano è animato da una “filosofia” che apre le porte della Calabria alle porcherie e “recupera la termovalorizzazione che è una tecnologia superata dalla normativa europea”. “La termovalorizzazione significa raddoppio dell’impianto di Gioia Tauro e dell’aumento dell’impianto a Crotone”. Non si distingue tra rifiuti speciali e pericolosi e solidi urbani. (redazione@corrierecal.it)
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