LOCRI Cocaina occultata nel pane che poi avrebbe trasportato fino in Sardegna. «Io non ho visto cocaina, ho visto solo dei regali, tipo salami, pane, e praticamente la cocaina era dentro il pane, che lì fanno i pani da due chili…». Il racconto è dell’ex narcotrafficante, oggi collaboratore di giustizia Fabio Messina, per anni al soldo dei clan di ‘ndrangheta della Locride. Classe ’89, originario della provincia di Ragusa, Messina ha deciso di raccontare quanto a sua conoscenza ai magistrati della Dda di Reggio Calabria, e i suoi verbali sono stati depositati nel corso dell’ultima udienza del processo “Eureka” in corso a Locri, scaturito dall’operazione scattata nel maggio 2023, che ha visto la cooperazione delle Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, degli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo e che ha smantellato un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo, colpendo in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo.
«Per andare in Sardegna loro, praticamente, dicevano che era pericoloso che andassi io da solo, per il fatto che ero pregiudicato, dice che in Sardegna è difficile… arrivare in Sardegna perché solo via mare si può portare la droga», racconta l’ex narcotrafficante in un verbale del 23 settembre 2022. Dalla Locride in Sardegna Messina andrà più volte e lì porterà per conto dei clan soldi e droga. Il collaboratore di giustizia parla di grandi quantità di denaro: «Ho portato anche in altre occasioni soldi dalla Sardegna, sempre su incarico di (…), fino ad un massimo di 680mila euro». Viaggi fatti via mare, ma anche incredibilmente in aereo, dove il collaboratore di giustizia racconta di aver portato anche oltre i 60mila euro. «Per ogni trasporto mi davano 1.500,00 euro». Per trasportare «somme minori (fino a 60.000 euro) andavo da solo in aereo (credo che sia successo più di 5 volte)». Enormi quantità di denaro occultati «in un marsupio, quando erano somme di sessanta, settanta, centomila…». E quando il pm gli chiede come fosse possibile considerando i controlli in aeroporto, Messina afferma: «Non m’hanno mai fermato», «io il marsupio non l’ho mai passato sotto, io appoggiavo i vestiti, tenevo il giubbotto, sempre vestito con tuta».
E poi la chiamata per il trasporto di un carico di cocaina. «Quando mi hanno incaricato di portare cocaina in Sardegna mi hanno detto che era pericoloso perché si può passare solo via mare». L’appuntamento per la consegna viene fissato a Bianco. «E’ successo che sono usciti con le buste, mi hanno detto: “Andate a fargli questo pensiero” e praticamente io ho detto: “Quale pensiero? Siamo venuti qua per una cosa e mi dici il pensiero?” e mi ha detto a bassa voce vicino all’orecchio: “Dentro il pane “», e ci hanno dato i biglietti dell’imbarco a Civitavecchia a prendere la nave per la Sardegna». Nelle buste da consegnare – racconta Messina – c’erano «pane, salame, mozzarelle, cose»: «ho visto solo dei regali, tipo salami, pane, e praticamente la cocaina era dentro il pane, che lì fanno i pani da due chili…». Nel pane c’erano solo tre chili di cocaina, ma il pagamento effettuato fu abbastanza ingente: «680mila euro in contanti tutti divisi in mazzette che abbiamo nascosto nei pannelli (…); Lì ho capito che non poteva essere il pagamento per i soli 3 kg di cocaina che avevamo portato noi. I soldi – racconta Messina – erano a pagamento di altri precedenti trasporti che però non ho effettuato io. Sicuramente comunque dovuti alla cocaina perché li ho sentili parlare di questo. A quel punto io e (…) siamo rientrati in Calabria con il traghetto». (m.r)
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