VIBO VALENTIA Una vera e propria “spedizione punitiva” dopo una rissa avvenuta in un bar. Accade tutto in pochi minuti, all’alba del giorno di Natale dello scorso anno. Chi chiama il 112 parla di «alcuni soggetti che hanno fatto irruzione in un’abitazione» e della «presenza di un soggetto argentino attinto da colpi d’arma fuoco». Una volta arrivati sul posto, i militari del Comando di Serra San Bruno capiscono che quattro soggetti, fatto ingresso con un’azione particolarmente violenta nell’abitazione vittima, «l’avevano percossa anche con l’ausilio di pezzi di legno recuperati nel cortile antistante l’abitazione» ed era stato esploso un colpo d’arma da fuoco all’interno della casa e, successivamente, almeno altri tre verso l’immobile, dalla strada pubblica, e in direzione della porta d’ingresso.
Sarà la vittima a spiegare al personale della Stazione Carabinieri di Soriano Calabro di essere stato aggredito nella propria abitazione da alcuni soggetti, conseguenza di una precedente lite scoppiata presso il “Bar Nardo” di Sorianello con un soggetto sconosciuto, di giovane età, mentre si trovava in compagnia del suo amico Ezequiel. I militari avviano le indagini, coordinate della Procura di Vibo Valentia, guidata da Camillo Falvo, per ricostruire quanto avvenuto. Nel primo sopralluogo effettuato sul posto, i militari sequestrano quattro bossoli cal. 7.65 Browning e scoprono che, nei pressi dell’abitazione, era installato un sistema di videosorveglianza. E le immagini saranno fondamentali per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.
Come riportato nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Rossella Maiorana, i militari, da un primo esame delle immagini notano, alle ore 4.48 circa, «quattro soggetti introdursi all’interno del cortile antistante l’abitazione della vittima». Ed è in questa fase che riconoscono Michele Idà (cl. ’97), con in mano una pistola ceduta, nelle concitate fasi che precedevano lo sfondamento della porta d’ingresso dell’abitazione, a Nazzareno Emanuele (cl. ’05), anche lui riconosciuto attraverso le immagini, entrambi arrestati dai Carabinieri nel blitz di oggi (ed entrambi assistiti dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). Come ricostruito dagli inquirenti e riportato nell’ordinanza, Idà, dopo avere ceduto l’arma, «avrebbe prima tentato di sfondare la porta d’ingresso con un tronco di legno, poi si sarebbe introdotto nell’appartamento brandendo un’ascia». Nella fuga, poi, sarebbero stati esplosi da Nazzareno Emanuele tra colpi di posta in direzione dell’abitazione della vittima. Il tutto sarebbe avvenuto dopo un alterco nato nel bar “Nardo” di Sorianello, fra un ragazzo del posto e un operaio di origine argentina. Lo straniero, che nella circostanza era accompagnato da un suo connazionale, è stato poi percosso per futili motivi e, vista la situazione e per evitare ulteriori conseguenze, era stato portato dall’amico fuori dal locale e accompagnato a casa nel vicino comune di Sorianello.
Dalle prime visualizzazioni delle immagini, dunque, era stato possibile identificare gli indagati Michele Idà e Nazzareno Salvatore Emanuele ma è dalla visione congiunta e più approfondita effettuata da militari del NORM e della Stazione dei Carabinieri di Sonano Calabro che riusciranno a risalire anche all’identità di uno dei fratelli Nardo, Giuliano (cl. ’03), oltre a permettere di ricostruire con maggiore precisione la dinamica dell’aggressione e il modus operandi degli indagati. Prima il tentativo di forzare l’apertura della porta d’ingresso, l’azione violenta su entrambi gli infissi con spropositata veemenza usando oggetti rinvenuti sul posto, quali un tronco di legno, rami utilizzati come bastoni e un’ascia, ricorrendo ad azioni fisiche molto energiche e rabbiose, calci e spinte, sferrati a turno nel tentativo di entrare, anche dopo aver notato di essere ripresi dalle telecamere. E poi, una volta entrati, tutti e quattro i soggetti avevano iniziato a percuotere la vittima, anche con l’ausilio di bastoni improvvisati.
Ma, non contenti dell’aggressione, lo stesso Emanuele sarebbe uscito a riprendere l’arma occultata all’ingresso e, rientrato nell’appartamento, ci rimane per circa 5 secondi, «tempo utile evidentemente a esplodere il colpo il cui bossolo veniva poi rinvenuto nella camera da letto», riporta il gip nell’ordinanza. Gli indagati si danno poi alla fuga repentina e, in quel frangente, ancora Emanuele esplode, prima di dileguarsi, tre distinti colpi di pistola in direzione dell’abitazione della vittima. L’ordinanza è stata eseguita durante la notte da un imponente dispositivo composto da oltre cento carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia, dello Squadrone Cacciatori di Calabria e del Nucleo Cinofili, con la copertura aerea fornita dall’elicottero dell’Arma.
I tre non sono persone qualunque. Michele Idà è figlio di Franco Idà, «già condannato – scrive il gip – per traffico di sostanze stupefacenti, in agevolazione del sodalizio capeggiato dai fratelli Bruno e Gaetano Emanuele, di cui è cognato». Nazzareno Salvatore Emanuele, invece, è figlio di Gaetano Emanuele (anche lui assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) «condannato per associazione di stampo mafioso avendo un ruolo apicale nell’omonimo sodalizio operante di Gerocarne, Soriano Calabro, Sorianello e paesi limitrofi, detenzione di armi, spaccio di stupefacenti ed altro, in atto sottoposto alla libertà vigilata» e attualmente latitante nell’operazione “Habanero” contro il clan Maiolo. Infine, Giuliano Nardo, è figlio di Michele Nardo, «con alle spalle precedenti di polizia per tentato omicidio, ricettazione, riciclaggio, detenzione abusiva di armi (anche clandestine) ed altro» annota il gip, sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S. con divieto di soggiorno nei Comuni di Gerocarne, Soriano Calabro e Sorianello. (g.curcio@corrierecal.it)
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