COSENZA Il Capo Centro della Dia di Catanzaro Beniamino Fazio, lo ha definito il «fronte più caldo». Il riferimento è all’area dell’Alto Jonio Cosentino, dove insistono le cosche Forastefano e Abbruzzese, «il primo locale di etnia rom nella Sibaritide». Tuttavia, in quello spazio di territorio calabro insiste uno degli appalti più importanti, tenuto sotto controllo e lontano dagli appetiti criminali dal lavoro incessante delle forze dell’ordine: il terzo Megalotto della Ss 106 jonica. «Dovunque c’è una presenza così forte e massiva delle organizzazioni criminali, gli appalti, gli interventi imprenditoriali, soprattutto quelli di maggiore rilevanza fanno gola ad una criminalità come la ‘ndrangheta. Che ha anche capacità di infiltrarsi e di insinuarsi nel settore sociale», racconta al Corriere della Calabria Alessandro D’Alessio, procuratore di Castrovillari.
“Athena“, “Kossa“, “Gentlemen 2“, sono solo alcune delle recenti inchieste coordinate dalla Dda di Catanzaro. Che hanno decapitato i vertici delle cosche egemoni nella Sibaritide. «Ho acquisito una grande esperienza in relazione al fenomeno mafioso negli anni in cui sono stato a Napoli. La zona della Sibaritide merita grande attenzione investigativa, ci sono delle organizzazioni criminali agguerrite, molto articolate e con una varietà di interessi che vanno dal settore della droga a quelli economici, ma sto notando con grande compiacimento la straordinaria capacità di contrasto da parte delle forze di polizia». D’Alessio sottolinea il rapporto sinergico con la Dda. «Sono molto orgoglioso, è una cosa alla quale tengo molto che si è determinata tra la mia procura della Repubblica e la procura Distrettuale di Catanzaro. C’è un rapporto continuo di interscambio, di collaborazione molto positivo. I fenomeni di questo tipo non si sconfiggono operando da soli ma facendo rete».
Estate in Calabria fa rima con incendi. «Sono qui da tre anni ormai e già prima di insediarmi, rimasi colpito dalla frequenza e dalla gravità di questi incendi. Immediatamente ho avviato – e nei prossimi giorni ho un incontro con i Vigili del fuoco e carabinieri forestali – un’attività che presta grande attenzione innanzitutto alla ricostruzione precisa degli incendi: quando si verificano, quali sono i punti d’innesco, quali le modalità e il contesto nel quale il rogo si inserisce». Il procuratore D’Alessio si riferisce a tutte quei roghi scaturiti dalla «mancanza di controllo sulle possibili fonti di innesco».
D’estate alcuni territori calabresi si popolano di lavoratori stranieri stagionali, Sibaritide compresa. In alcune occasioni, le forze dell’ordine sono intervenute segnalando, al termine di controlli, episodi di “caporalato” con conseguente sfruttamento degli stessi lavoratori costretti a vivere in condizioni estreme e con paghe misere. «Il fenomeno del caporalato soprattutto in estate tende ad evidenziarsi come uno dei più radicati, ma anche come uno dei più attenzionati da parte della procura. Abbiamo già eseguito in passato ordinanze cautelari con sequestri, e al caporalato abbiamo dedicato una sezione specializzata», dice D’Alessio. Che aggiunge: «Ovviamente come accade per gli incendi, anche sul caporalato è fondamentale l’attività di prevenzione, che non è di competenza della procura. La procura interviene al reato commesso». Ed allora, occorre «rafforzare soprattutto gli organismi preposti alla vigilanza, perché molte volte riscontriamo anche un’insufficienza strutturale numerica degli organismi che dovrebbero vigilare. Il caporalato è facilmente contrastabile se ci sono le forze adeguate per fare dei controlli che siano intelligenti».
Ampie spiagge, strutture balneari in grado di rispondere a tutte le esigenze dei turisti, mare cristallino. Sono i punti di forza delle località marittime che insistono nella Sibaritide. Ma dopo un aperitivo al tramonto ed una cena con vista mare, arriva la notte che in queste zone si accompagna alla movida. «Ben vengano i turisti che tra l’altro visitano delle zone – lo dico da non calabrese – di una bellezza veramente unica. Tuttavia, questo richiede una vigilanza particolarmente attenta ed elevata in merito a possibili fenomeni legati alla movida sfrenata. Colgo l’occasione, per invitare i cittadini a segnalare eventuali comportamenti passibili di reato. Questo è l’unico modo che abbiamo per intervenire».
E’ un tema, quello del contrasto alla violenza di genere, che sta molto a cuore al procuratore D’Alessio. «Aumentano le denunce ed è il segno di una maggiore consapevolezza delle persone che subiscono questo tipo di violenze di potersi fidare dello Stato. La Procura di Castrovillari è molto attenta, abbiamo una sezione ad hoc, con magistrati che si occupano solo di fenomeni di violenza di genere», sottolinea D’Alessio. «Abbiamo incontrato le forze di polizia, recandoci nei commissariati, nelle caserme dei carabinieri a parlare vis a vis degli approcci da utilizzare nel trattare il fenomeno. Abbiamo contatti continui con gli enti e gli sportelli che si occupano di assistenza alle donne».
La chiosa del procuratore di Castrovillari suona come un appello rivolto – attraverso il Corriere della Calabria – ai cittadini. «La procura della Repubblica, i carabinieri e la polizia non possono tutto. Sono dei chirurghi che intervengono quando la situazione ormai si è incancrenita. La prima necessità di intervento è quella delle istituzioni parallele. Se non si incide sul fenomeno culturale, ma questo vale anche per la criminalità organizzata, l’aspetto repressivo è poco fruttuoso. Su tutti i fenomeni passati in rassegna nel corso di questa intervista, vorrei rassicurare tutti: il nostro ufficio è sempre aperto. Chiunque abbia voglia di incontrarmi sarà ricevuto in tempi celeri». «Si ricordi – conclude – in regioni come la Calabria, la Campania, la chiave vincente è la consapevolezza dei cittadini».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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