Il processo al locale di ‘ndrangheta di Ivrea sarà celebrato a Torino. Lo ha deciso il collegio presieduto dalla giudice Stefania Cugge che, raccogliendo le istanze degli avvocati difensori, ha eccepito il fatto che il reato di estorsione aggravato dal metodo mafioso, commesso nel circondario di Torino, sia più grave dell’associazione mafiosa classica, commessa a Ivrea.
La maggior parte degli imputati – come riporta “La Sentinella” – ha scelto il rito abbreviato, e saranno giudicati il prossimo 25 luglio mentre a scegliere quello ordinario sono stati Piero Speranza, 64 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e difeso dall’avvocato Cesare Maria De Carolis del foro di Milano e Marta Speranza, 34 anni, difesa dall’avvocato Celere Spaziante, accusata di porto d’arma abusiva, perché avrebbe custodito una pistola di Domenico Alvaro, considerato la mente sul territorio della locale di Ivrea, già detenuto all’epoca.
Quella ricostruita dalla Dda di Torino sarebbe una cosca di ‘ndrangheta che, nonostante i duri colpi inferti dalle operazioni di polizia e dalle sentenze, ha mantenuto la propria esistenza ed operatività sul territorio, continuando ad opprimere il tessuto sociale ed economico in Piemonte, tra Ivrea e Chivasso, toccando anche le zone limitrofe. Il blitz era stato eseguito lo scorso anno sulla scorta del filone investigativo portato avanti dagli uomini del Reparto Operativo Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino i cui esiti hanno consentito di riaffermare l’esistenza e l’operatività nell’area piemontese, del dominio mafioso delle cosche di ndrangheta, riproducendo lo schema e le modalità operative della ndrangheta della Provincia reggina. Quella di Ivrea sarebbe il quinto locale puro nel Canavese (secondo la Dia sono 16 quelle che operano in Piemonte), cioè riconosciuta da San Luca, oltre a quelle di Cuorgnè, San Giusto, Volpiano e Chivasso.
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