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la denuncia

Non vede la madre per 24 ore dopo l’arrivo al pronto soccorso di Locri. «Stanchi di questa sanità»

Il racconto della figlia di una 83enne portata all’ospedale di Locri dopo un malore: «Ore senza sue notizie, non possiamo continuare a tacere»

Pubblicato il: 06/07/2024 – 7:33
di Mariateresa Ripolo
Non vede la madre per 24 ore dopo l’arrivo al pronto soccorso di Locri. «Stanchi di questa sanità»

LOCRI «Diverse ore senza notizie di mia madre, arrivata al pronto soccorso di Locri e rimasta lì su una barella fino al giorno successivo quando è stata trasferita in reparto senza che io sapessi nulla e senza poterla vedere». La denuncia a mezzo stampa parte da Giulia Palmisano, attrice molto conosciuta nella Locride, che ai microfoni del Corriere della Calabria racconta le ore di angoscia vissute dopo un malore della madre, M.C., di 83 anni.

Il racconto

L’anziana inizia a sentirsi male nel tardo pomeriggio del 3 luglio. «Intorno alle 18 – racconta la figlia – ho chiamato il 118 perché mia madre era in uno stato di incoscienza, non parlava e non apriva gli occhi. Arrivati in pronto soccorso mi hanno detto che avrebbe trascorso lì la notte e all’indomani avrebbe svolto gli approfondimenti». Un pronto soccorso, racconta Giulia Palmisano, «pieno di persone in attesa». Dalle 7.30 del mattino successivo la figlia dell’anziana si reca più volte al Triage per avere notizie, chiede di poter vedere l’83enne ma senza risultati: «Alle 9 ho parlato con un dottore che mi ha detto che mia madre aveva la bronchite e che era più vigile, ma non mi è stato permesso di vederla. Mi veniva continuamente detto che erano pieno di codici rossi. Io chiedevo semplicemente che qualcuno potesse accertarsi delle sue condizioni e farmi avere notizie, non avevo intenzione di fare giri scorretti per ottenere informazioni che era mio diritto avere».
In serata, prima di riuscire finalmente a vedere la madre, Giulia viene indirizzata nel reparto di Angiologia, ma lì non la trova, torna al Pronto Soccorso dove vive momenti di panico, la madre 83enne, gravemente malata, non si trova neanche lì. È a quel punto che capiscono di aver sbagliato persona, la madre in realtà era nel reparto di Pneumologia: «Mi dissero che era stata ricoverata intorno alle 12.30, nessuno mi aveva chiamato, nessuno mi aveva detto nulla. Ho avuto una crisi di nervi e di pianto e ho iniziato a urlare. Mi sono detta: “mia madre cosa avrà pensato? Da ieri che non mi vede avrà pensato che l’avevo abbandonata…” Vado nel reparto giusto, la trovo con l’ossigeno e rannicchiata, a malapena mi ha riconosciuta. Mi ha detto: “Giulia dov’eri?” Mi sono sentita impotente», continua la donna parlando di «strafottenza e superficialità verso i pazienti e i familiari».

«Non possiamo continuare a tacere»

Un racconto che arriva a pochi giorni dall’ennesima notizia di un presunto caso di malasanità e dell’iscrizione nel registro degli indagati per due medici e un infermiere accusati di omicidio colposo per la morte del 34enne Christian Guarnieri. Il giovane aveva atteso 14 ore al pronto soccorso di Locri, prima di essere visitato e poi dimesso. Morirà poco dopo a casa. Una tragedia che ha scosso profondamente l’intera comunità che adesso chiede risposte. Sul caso indaga la Procura di Locri e la Regione ha annunciato l’avvio di una indagine interna.
«Non possiamo continuare a tacere, – afferma Giulia Palmisano – mi sono sentita in dovere di parlarne pubblicamente. Stare zitti è la cosa peggiore, dobbiamo fare rumore tutti insieme. Pensano a fare ponti e grandi opere, ma poi abbiamo la sanità piena di buche, praticamente allo sfascio». E poi la nota di amarezza finale: «All’ingresso dell’ospedale c’è scritto: “Offendere o aggredire verbalmente o fisicamente gli operatori di questa struttura è un reato. Qualsiasi atto di violenza non sarà tollerato e verrà prontamente segnalato all‘autorità giudiziaria”, sembra quasi un modo per dire che bisogna stare zitti e subire». (m.ripolo@corrierecal.it)

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