COSENZA A Eugenio Guarascio troppi consensi non piacciono. O, semplicemente, non è abituato a riceverli, gestirli e coltivarli. La vicenda Kevin Marulla lo dimostra. Il ruolo del team manager, figlio del grande Gigi, dal 2012 nel Cosenza calcio, il cui contratto è scaduto pochi giorni fa, è stato infatti messo silenziosamente in discussione da chi abita stabilmente la stanza dei bottoni di via degli Stadi. E non perché abbia commesso gravi errori o osato contraddire il patron lametino. No, semplicemente, il progetto del nuovo corso del calcio bruzio, venalmente parlando, è quello di rompere con usi e costumi del passato, almeno nei ruoli apicali. Ma se gli addii – indotti? – del ds Roberto Gemmi e del tecnico William Viali (con al seguito l’intero staff tecnico cosentino) erano stati accolti dalla piazza senza eccessivi malumori, quello possibile di Marulla ha spiazzato non poco persino quella buona fetta di tifosi rossoblù che con gli arrivi di Giuseppe Ursino (soprattutto), Gianluca Delvecchio e Massimiliano Alvini, era riuscita a rimuovere dai propri pensieri il grigiore del passato per dare linfa a un rinnovato ottimismo.
Da quando è uscita fuori l’indiscrezione sulla probabile mancata riconferma del team manager dal cognome altisonante che a Cosenza ha sempre operato con generosa passione e professionalità, si sono sprecati gli interventi autorevoli (e non) di chi osteggia tale soluzione. Addirittura, tra i tanti, si sono esposti Gennaro Tutino e Gianluca Di Marzio, anche lui figlio di un uomo illustre della Cosenza pallonara, che già poche settimane fa aveva criticato Guarascio per la vicenda Viali. «Kevin Marulla non si tocca», ha tenuto a far sapere il giornalista di Sky Sport. La sensazione, però, è che tutta questa indignazione generale sia destinata a non fare breccia nel cuore del presidente Guarascio, ormai consegnato totalmente nelle mani del direttore generale Giuseppe Ursino, che – è sempre stato chiaro ma ora lo si comprende un po’ di più – per accettare Cosenza e rimanere in sella, ha chiesto e ottenuto dal suo datore di lavoro carta bianca su tutte le scelte da fare in società, come mai era accaduto prima.
Nel caso di Marulla, però, più che Ursino sarebbe proprio Guarascio a voler voltare pagina. Nulla di scandaloso, anzi, tutto appare legittimo e naturale, anche se poco popolare visto che l’eventuale mancata riconferma giunge in un momento in cui il popolo, o una buona parte di esso, sembra avallare tutte le scelte societarie (vedi i neo arrivati Kouan, Ciervo e Rizzo Pinna).
Il pericolo, quando si attuano rivoluzioni drastiche in piccole realtà di provincia, è che si lasci per strada un po’ di anima e identità. Inoltre, il gioco del silenzio (già messo in pratica con Gemmi e in parte Viali), con cui Guarascio intende mettersi alle spalle la vicenda Marulla, sembra avere poco di nobile e rivoluzionario. Se davvero rivoluzione dovrà essere, iniziare dalle pratiche più semplici (come ad esempio rispondere al telefono o avere il coraggio di metterci la faccia con un «caro Kevin, ti devo parlare») non sarebbe male.
Nel frattempo, è giusto ricordarlo, tra cinque giorni appena prenderà il via la nuova stagione rossoblù. Prima della partenza per l’Umbria, si rivedrà in città Gennaro Tutino, il cui futuro resta ancora incerto. Ieri l’attaccante napoletano, dopo il sostegno dato a Kevin Marulla, si è rifatto vivo sui suoi profili social postando una sua foto in maglia rossoblù e un messaggio alquanto eloquente “24-25” e una clessidra. Come a voler dire «Cosenza, sono pronto». Ovviamente il post ha fatto esplodere l’entusiasmo dei tifosi, divisi a metà – a questo punto più che mai – tra sogno e illusione. Di certo, l’uscita di Tutino mette Guarascio (che vorrebbe vendere il calciatore per incassare almeno il doppio della cifra spesa per il suo riscatto) con le spalle al muro. Come a voler dire: io sono pronto a restare, e se non resto non è colpa mia. (f.veltri@corrierecal.it)
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