POLISTENA La società moderna ha perso il gusto del racconto e di conseguenza della lettura. Narrare mettendo per iscritto ciò che si è osservato o ciò che si è vissuto, sia sotto forma di romanzi che con autobiografie, sta a significare coinvolgere il lettore, farlo partecipe ed attento, facendogli dono di un’esperienza. Il libro è un racconto messo nero su bianco, il quale ha parole durevoli da tramandare di generazione in generazione. Il compito di uno scrittore autentico è quello di essere persona di consiglio per chi lo legge, non certo colui/colei che trova la soluzione ad un problema, è colui che “consiglia” – magari come un momento di vita difficoltoso – può proseguire. Né lo si potrà ricopiare perché l’energia creativa che trasmette non troverà terreno fertile in altri. Egli attraverso la sua scrittura esprime parole di saggezza incorporate nel suo vissuto che non è il tuo ma su cui puoi meditare. Ecco perché leggere! Tutto ciò, a volte ad una giuria può anche sfuggire per inesperienza e i giurati impiantano la valutazione somigliante piuttosto ad una presentazione del singolo libro che ad un “verdetto” letterario.
Si è svolta nella cornice di Palazzo Avati a Polistena la serata del Premio Letterario ‘La Fortuna’. Piero Cullari ha aperto la premiazione presentando autori ed editori, con rammarico per qualche editore assente che non ha inteso dare una spinta d’incoraggiamento all’autore e farlo proseguire nella realizzazione dei suoi sogni.
Il primo Premio Letterario denominato Università Pegaso è andato a Titti Preta per l’opera ‘Le donne sono isole’ ed. Meligrana. Il premio consegnato dal prof. Giovanni Laruffa il quale ha voluto sottolineare con forza che l’aver ideato questo riconoscimento è stato per mettere sotto la luce dei riflettori e dare visibilità sia agli editori come agli scrittori calabresi, valorizzandoli: «purtroppo si comprano pochi libri – ha aggiunto – e si legge poco».
Il secondo Premio Letterario della giuria tecnica ha visto la poetessa Enza Armino assegnare a ‘Il giglio, la spada e la mano di pietra’ autori Giuseppe Macrì e Carmine Laganà ed. Laruffa. La Armino, in veste di presidente della suddetta giuria, ha letto le motivazioni del conferimento: «non è stato facile attribuire il premio data la valenza di tutti i testi e il loro spessore, quello scelto è un romanzo che racconta una cruda realtà storica che ci riporta a tempi di malagrazia, di sopraffazioni di uomini rudi, di delitti e violenze, corruzione di ceti sociali dominanti, terre lasciate alla mercé di personaggi ignobili e di donne privi di diritti – ha poi affermato – il racconto va a fotografare la strage di Pentidattolo».
Il terzo Premio Letterario che aveva come giuria il pubblico se l’è aggiudicato Ilina Sancineti con ‘La città degli sconfitti» ed Apollo.
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