GENOVA “Abbiamo sostenuto davanti al Tribunale del Riesame le ragioni per le quali riteniamo oltre due mesi di custodia cautelare una misura oltremodo afflittiva e non necessaria per la tutela dell’inchiesta, nei confronti di un Governatore che, è bene ricordarlo, non è accusato di aver intascato né un euro né una utilità personale, ma solo di finanziamenti pubblici e registrati alla propria forza politica”. Lo dichiara Stefano Savi, avvocato del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti dopo l’udienza di stamane al Riesame che dovrà pronunciarsi sulla eventuale revoca dei domiciliari al governatore. “Abbiamo proposto al Tribunale stesso una serie di misure che riterremmo maggiormente coerenti con i dati di fatto e di diritto – ha aggiunto Savi – A partire, ovviamente, da quella che riteniamo più confacente, la totale revoca degli arresti domiciliari, ma anche altre, in grado di equilibrare in qualche modo le esigenze politiche, istituzionali e personali con quelle dell’inchiesta: il divieto di dimora a Genova, che manterrebbe, per la Legge Severino, la sospensione dall’incarico istituzionale di Presidente (analoga misura fu adottata in un precedente recente, il caso Pittella, in Basilicata), ovvero l’obbligo di dimora nel Comune o Provincia di residenza, che, pur annullando la sospensione della carica istituzionale, tuttavia ne sottoporrebbe l’esercizio ad un fattivo controllo del Giudice, autorizzante ogni spostamento (analoga misura fu applicata, sempre in tempi recenti, al caso Oliverio in Regione Calabria)”. Savi ha sottolineato di aver espresso un’altra richiesta, ovvero “la cancellazione del divieto assoluto di comunicazione, fatti salvi i contatti diretti con persone collegate all’ inchiesta in corso. Ciascuna di queste misure, con modalità diverse, appare tale da riequilibrare, almeno parzialmente, le esigenze di inchiesta a quelle di agibilità politica e istituzionale del Governatore – ha osservato – Un equilibrio che anche la Corte Costituzionale ritiene indispensabile nella sua giurisprudenza e non valutato adeguatamente nel caso di specie, come sottolinea un parere elaborato ad hoc dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Sabino Cassese, che abbiamo sottoposto all’attenzione del Tribunale congiuntamente alle nostre istanze”.
Quanto ai temi ritenuti dal Gip ostativi alla cancellazione della misura domiciliare, “rileviamo – ha detto – che da quella pronuncia è trascorso un ulteriore mese. In questo tempo – ha aggiunto Savi – per quanto riguarda il rischio di reiterazione del reato, sono sopraggiunti fatti novativi che lo rendono anche astrattamente impossibile. Il commissariamento del Porto di Genova rende impraticabile ogni azione di influenza sulla struttura, come citato dal Gip relativamente al Piano Regolatore, per mero esempio. La conclusione delle pratiche relative all’apertura dello Store Esselunga citato nelle indagini, la cui definitiva approvazione è stata deliberata dalla Giunta Regionale al termine dell’iter istruttorio degli uffici nella prima settimana di giugno, in assenza ovviamente del presidente. Ad oggi, non risultano analoghe pratiche pendenti in Regione anche solo astrattamente possibili oggetti di interesse. Ove possa avere qualche indiretta incidenza, occorre rilevare anche la chiusura di ogni rapporto di lavoro tra Iren e il coimputato Signorini. Quanto alle elezioni, le prossime previste – ha osservato – riguardano il rinnovo del Consiglio Regionale, e non possono ritenersi rischio né attuale, visto la distanza di un anno e tre mesi dalla loro celebrazione, né concreto, visto che il Presidente non parteciperà. Occorre inoltre ricordare che, per la modalità stessa con cui i reati contestati sarebbero stati commessi, versamento di denaro registrato secondo i termini di legge alla forza politica del Governatore, tale reiterazione appare logicamente impossibile. Né scaturiscono dalle indagini altre modalità di versamento di denaro, diretto o indiretto”. Infine, “quanto al rischio di inquinamento probatorio, se esso appariva improbabile dopo 4 anni di inchiesta il 7 maggio scorso, quando la misura cautelare ebbe inizio, appariva assai improbabile un mese fa alla pronuncia dei GIP, oggi, dopo due mesi di arresti, ciò appare insostenibile per altro mancando ogni riferimento a concretezza e attualità. Tutti i fatti sono stati accertati, i testimoni ascoltati, le documentazioni acquisite. Ma c’è di più: Toti – ha concluso l’avvocato – non ha mai contestato, ma anzi, confermato ai Procuratori, la ricostruzione fattuale di ogni evento. Ovvio che il Presidente Toti, come ha già dichiarato ufficialmente, si asterrà da comportamenti analoghi almeno fino alla pronuncia dei giudici di merito, non fosse altro per tutelare se stesso da nuove accuse facilmente riscontrabili agli inquirenti”. (AGI)
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