REGGIO CALABRIA «Ora mi sono seccato, ora voglio risposte, abbiamo finito di giocare… se vince Falcomatà, Mario è assessore, gli deve dare l’assessorato per forza». È questo il tenore di una conversazione intercettata dagli inquirenti e inserita agli atti dell’inchiesta “Ducale”, quella con la quale la Distrettuale antimafia di Reggio Calabria non solo è convinta di aver fatto luce sugli intrecci tra il mondo politico e quello legati a presunti esponenti della ‘ndrangheta locale, ma anche sul mondo “sommerso” della massoneria. A pronunciare la frase riportata negli atti dei Carabinieri di Reggio Calabria non è un soggetto qualunque ma il figlio di quello che era considerato un elemento di spicco della ‘ndrangheta attiva a Roghudi, morto nel 2018.
I Carabinieri sono arrivati a lui grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Mario Chindemi, «in tema di rapporti tra esponenti della ‘ndrangheta e massoneria». Nel verbale omissato, infatti, lo stesso Chindemi aveva parlato di riunioni massoniche, di un capannone considerato un “Tempio Massonico” a Gallico, all’interno del quale i militari hanno poi sistemato delle microspie e monitorato gli avvenimenti. Gli inquirenti, dunque, risalgono all’identità del massone indicato dal pentito, appartenente alla loggia massonica “Sirius Vera Luce”, rispondente al Grande Oriente d’Italia obbedienza Piazza del Gesù.
Dalle attività tecniche, però, i militari si accorgono del dinamismo del fratello massone anche in campo politico, a maggior ragione quando a scendere in campo è un altro fratello appartenente, peraltro, alla medesima obbedienza: Mario Cardia (cl. ’85), tra gli indagati nell’inchiesta “Ducale” dell’Antimafia reggina, e tra i candidati alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio e della Giunta della Città Metropolitana di Reggio Calabria tenutesi il 20 e 21 settembre 2020 nella lista “S’Intesi” a sostegno del candidato sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà. A proposito dell’impegno del “fratello massone”, i militari annotano una serie di telefonate registrate ad agosto 2020 ad una serie di soggetti, tutte dallo stesso tenore: fare una «chiacchierata» e capire «come fossero messi o combinati» in vista del voto imminente. «(…) come sei combinato tu? Eh! Ci dobbiamo vedere per dargli una mano a Marietto… a Mario Cardia», questo quanto chiesto dal massone ad un soggetto che, proprio a gennaio di quell’anno, si era candidato alle Regionali nella coalizione di centrodestra, raccogliendo quasi 3mila voti nel collegio Sud-circoscrizione di Reggio Calabria. Sempre in quello stesso periodo, i militari registrano una serie di incontri tra i due «fratelli massoni». In uno di questi, i due saranno raggiunti da un appartenente alla loggia massonica “Giacomo Tuscano” di Reggio Calabria.
L’impegno profuso dal massone non sarà sprecato. Cardia, infatti, sarà eletto con 1.215 preferenze, e in ottica ballottaggio i due iniziano a studiare la strategia da adottare. Un successo sul quale lo stesso massone mette le mani, quantificando il suo apporto in circa 300 voti. Il tempo passa, è ottobre 2020, e le cose non vanno proprio come previsto. Secondo il massone Cardia, infatti, appariva «abbattuto» mentre il suo interlocutore, confermando la sua sensazione, spiega di avergli suggerito «l’esigenza di ottenere uno strumento da Falcomatà» con riferimento alle deleghe per poter «fare delle “piccole cortesie” alle persone che lo avevano sostenuto elettoralmente». Secondo il massone, infatti, era tanti gli elettori scontenti, spiegando che lui stesso si era «irritato con Mario» sottolineando di essersi esposto «con l’intero gruppo della loro associazione, assumendo degli impegni e adesso alcuni di questi gli stavano facendo notare l’assenza di Cardia». (Gi.Cu.)
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