LAMEZIA TERME Il dato più importante emerge in fase di controesame. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, nel corso del processo scaturito dall’inchiesta “Reset” contro la ‘ndrangheta cosentina, buona parte degli avvocati del collegio difensivo sollecitano il collaboratore di giustizia cosentino Giuseppe Zaffonte a rispondere ad una serie di domande sui suoi presunti rapporti intercorsi con altri pentiti nella medesima località protetta.
L’avvocato Gianluca Garritano e altri difensori hanno ricevuto missive dall’ex collaboratore di giustizia Pierluigi Terrazzano. Nelle lettere, lo stesso Terrazzano chiede di essere ascoltato dalla procura Distrettuale di Catanzaro e riferisce di una serie di incontri con collaboratori nella medesima località protetta. Si tratta dei collaboratori di giustizia Noblea, Zaffonte, Mollo, Paura e De Rose. Non solo, lo stesso Terrazzano ammetterebbe l’esistenza di reati commessi, circostanziando luoghi, soggetti ed incontri. Tutte le difese si associano alla richiesta di ascolto di Pierluigi Terrazzano, già inserito nella lista testi. Il Collegio giudicante ritiene di non doverlo ascoltare in tempi brevi.
L’avvocato Valerio Murgano prende la parola. In un verbale dice che Adolfo D’Ambrosio gestiva per conto proprio l’usura e le estorsioni per il gruppo Lanzino, conferma? «Si». Gli stipendi per gli affiliati andavano dai 1.500 a 1.800 conferma? «Si». Adolfo D’Ambrosio percepiva 1.800 euro? «Si».
Il controesame continua con le domande dell’avvocato Gianluca Garritano. Che inizia a porre una serie di domande legate ai legami di Zaffonte con altri pentiti cosentini.
Dopo la sua collaborazione ha incontrato Pierluigi Terrazzano (collaboratore di giustizia, ndr)? «Si, ci hanno messi nella stessa località. Ci siamo visti». Spacciava insieme a Terrazzano nella località protetta? «No». Ha fatto rapine insieme a Terrazzano? «No». Ha incontrato da collaboratore Paura, Noblea, De Rose (altri collaboratori di giustizia, ndr)? «No». E’ stato trovato in possesso di droga insieme a Terrazzano nella località protetta? «Solo lui aveva la droga». Paura era nella vostra località protetta? «Mai avuto nulla a che fare con lui». Conosce Ester Mollo? «Prima della collaborazione si, dopo mai vista». Sa dove abitava Terrazzano nella località protetta? «Si, la zona si». Ha mai parlato delle dichiarazioni rese da lei in giudizio a Terrazzano? «No». Sa se suo padre era testimone di giustizia nel processo “Twister”? «Si». Suo padre dopo le dichiarazioni si è trasferito? «Si, abbiamo avuto solo rapporti telefonici per i miei figli». Ha commesso una rapina a Rimini? «Si nel 2012». Aveva altre conoscenza a Rimini? «Non ricordo». Quando ha conosciuto Michele Di Puppo? «Abitavo a Saporito quando ero piccolo e l’ho conosciuto li». Quando ha avuto rapporti con loro? «Da 17-18 anni per la droga, con lui pochissimo perché era spesso in carcere». Quando ha commesso il primo fatto illecito con Michele Di Puppo? «Subito dopo quando è tornato in libertà dopo l’ultimo provvedimento, 2015-2016». Umberto Di Puppo quando lo ha conosciuto? «Non ricordo il periodo esatto». La droga chi gliela consegnava? «Soprattutto Alberto Superbo». Conosce Adolfo Foggetti? «Si, prima della sua collaborazione». Conosce Daniele Lamanna? «Mai avuto a che fare». Conosce Franco Bruzzese? «Mai avuto a che fare». Ha mai avuto fermi con altri criminali a Cosenza? «A Commenda ci hanno fermato, non ricordo con chi». E’ stato mai fermato con Roberto Porcaro o qualcuno dei “Banana”? «No».
L’avvocato Angelo Pugliese, prosegue nel controesame del teste. Prima ha parlato di una rapina a Rimini, perché ha scelto quella località? «Siamo partiti in macchina, siamo passati da Roma e poi fermati a Rimini». Quali sono le sue conoscenza a Rimini, a parte suo padre? «Mi sono appoggiato ma non da mio padre, non ricordo da chi. Sono passati dieci anni e non ricordo. Insieme a me c’era anche Marco D’Alessandro». Quando ha visto Ester Mollo l’ultima volta? «Prima che il compagno ha iniziato la collaborazione». Ha mai visto Ester Mollo nella casa protetta di Marco Paura? «Mai visto Marco Paura». Conosce la casa protetta di Terrazzano? «Era una casa popolare, non era protetta perché era uscito dal programma di protezione». Dove vi siete visti con Terrazzano? «Sul corso nella località protetta». Sa dove si trova oggi Terrazzano? «Assolutamente no». Ha un profilo social dove si chiamava Peppe De Santis? «Assolutamente no». Ci fa il nome di un consumatore che acquistava da lei? Il collaboratore risponde citando qualche nome e ammette «ho consegnato manoscritti alle autorità competenti con nomi e cognomi».
L’avvocato Antonio Quintieri prende la parola. Lei conosce Danny Romano? «Si l’ho conosciuto nel carcere di Cosenza dove abbiamo parlato, io sono entrato e lui è uscito due giorni dopo. Era il 2014». Ricorda Romano quando ha parlato con lei? «Oltre l’ora d’aria si frequenta lo stesso cortile, eravamo divisi dalle sbarre».
Il teste risponde alle domande dell’avvocata Fiorella Bozzarello. Cosa ha fatto quando ha deciso di collaborare con la giustizia? «Mi sono recato nella caserma dei carabinieri di Cosenza, la provinciale, ed ho parlato con il maresciallo Parisi e manifestato la mia intenzione. Hanno chiamato un superiore e poi ho rilasciato delle dichiarazioni spontanee dopo alcuni giorni. Poi sono stato chiamato dal magistrato». Nei 180 giorni di collaborazione dove è stato? «Mi hanno portato in una località protetta, ero libero». Era presente alla sparatoria del B-Side? «Si ero presente».
Anche l’avvocato Luca Acciardi, chiede lumi al teste sui suoi assistiti. I rapporti con Piromallo com’erano? «Ottimi, bel rapporto personale e dal punto di vista criminale mi favoriva sulla droga». Su Piromallo c’erano pettegolezzi? «Si era una persona invidiata, Marco D’Alessandro e Alberto Superbo che sottolineavano il fatto che era stato bravo a fare i soldi». Piromallo tratteneva i soldi per sé? «Faceva suoi investimenti, ne sono a conoscenza. La “bacinella” è durata fino al 2013». C’erano dissapori tra Piromalli e altri del clan? «Tra Renato e Roberto Porcaro si, anche tra Renato e Marco D’Alessandro e Michele Di Puppo». Con Francesco Patitucci ha mai parlato? «E’ capitato qualche volta, ma mai di cose criminali». Ha avuto rapporti illeciti con Luciano Impieri? «No». Chi le ha detto che il gruppo Presta versava prima del 2012 una quota parte nella “bacinella”? «Alcuni detenuti in cella». Lei di quale stipendio si è occupato? «Delle persone che erano vicine a noi, del gruppo di Rende». E’ ancora collaboratore di giustizia? «Si». Quando ha incontrato Pierluigi Terrazzano, ne ha fatto comunicazione all’Ufficio centrale di protezione? «Io personalmente no, poi siamo stati fermati dai carabinieri e loro hanno fatto la comunicazione. Lui poi è stato spostato».
Poche domande poste dall’avvocato Cesare Badolato. Conosce Mario Gervasi? «Si, frequentavo una sala giochi e un parrucchiere e ci vedevamo li. Non parlavamo di questioni di natura criminale». Ha parlato di tabacchi e lavanderie, sa quando sono state aperte? «No». Ricorda chi era in copiata quando le hanno dato le doti? «No». (f.benincasa@corrierecal.it)
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