«La riforma degli istituti tecnici e professionali portata avanti dal ministro Valditara, rispetto alla quale il M5S si è opposto fermamente, rappresenta un’idea aziendalista della scuola che non considera adeguatamente la promozione e lo sviluppo della persona ma lo vincola ad un sapere compartimentato». Lo affermano la deputata del Movimento 5 Stelle Anna Laura Orrico, componente della Commissione istruzione alla Camera dei deputati, e Pasquale Tridico, capo delegazione dei parlamentari europei pentastellati.
«Apprendiamo infatti da un comunicato stampa – proseguono – che, proprio in quest’ottica miope, si sia tenuto un incontro al Ministero dell’istruzione e del merito, alla presenza di Valditara ed altri esponenti politici, solo della sua parte ovviamente, nel quale già si è pensato di poter sfornare nuove figure professionali dedicate ad un’opera di cui non sappiamo se vedrà mai la luce come il Ponte sullo Stretto ma che inciderà, comunque, sulla formazione di studenti che invece dovrebbero possedere strumenti formativi più ampi, utilizzabili sul territorio ma non solo». «Così, i ragazzi, – prosegue la nota – vengono formati per diventare automaticamente lavoratori dipendenti delle aziende, spesso locali, al cospetto però di dinamiche di un mondo del lavoro che camminano veloci. Quello che si dovrebbe fare è formare i nostri giovani affinché siano in grado di affrontare la complessità di una realtà dove, invece, la padronanza delle nuove tecnologie sarà dirimente per il loro futuro. Addirittura, nel disegno di legge sulla filiera tecnica e professionale, si trovano termini come “addestrare gli studenti per le aziende” oppure si scopre che i manager delle aziende parteciperanno alla definizione dei programmi scolastici. Insomma – concludono Anna Laura Orrico e Pasquale Tridico – è una riforma che consideriamo disastrosa perché assoggetta la scuola pubblica all’interferenza, anche economica, dei privati e che si prefissa di creare solo dipendenti per aziende, sempre private, col rischio di settorializzare il sapere rendendolo meno spendibile».
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