COSENZA L’iter di realizzazione della città unica Rende-Cosenza-Castrolibero. La “Grande Cosenza” occupa uno spazio di primo piano nell’agenda del Consiglio regionale. A Lorica, nel corso dell’assemblea regionale di Anci occupa uno spazio in prima fila anche Luigino Sergio, sindaco di Martignano, ma soprattutto redattore dello studio di fattibilità della fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero. Perché s’ha da fare questa fusione? «Lo dicono i dati, perché è un’opportunità, perché comporta risparmi di spesa, determina l’economia di scala e produce anche migliore qualità e quantità di servizi comunali».
In molti hanno sollevato dubbi sul progetto di fusione. «Bisogna rispettare chi la pensa in modo differente, però per risolvere questi problemi sia la Costituzione sia la legislazione ordinaria assegnano ai cittadini il ruolo di decisori entro certi limiti. C’è il referendum, quindi l’istituto della fusione dei Comuni è altamente democratico, decidono anche in larga parte i cittadini, non uno o più portatori di interesse». C’è molta confusione, sull’iter di realizzazione della fusione, cosa accadrà dopo la definitiva approvazione della “Grande Cosenza”. «Dal momento in cui la Regione approverà la legge istitutiva del nuovo comune, determinando la decorrenza dell’istituzione del nuovo Ente, determinando l’estinzione giuridica dei comuni preesistenti, gli organi di governo decadono e vi sarà un commissario che gestirà le sorti di questa nuova realtà fino alle nuove elezioni, è tutto un fatto normato».
Altro nodo legato alla possibile fusione è quello dei tempi di realizzazione. «Mi risulta che forse entro fine mese il Consiglio regionale porterà in aula questa proposta di legge. Quando il Consiglio regionale legifererà, quando il referendum verrà determinato e concluso e quando la legge regionale stabilirà il giorno di partenza, le sorti verranno rette da un commissario che avrà l’obbligo di audire ed ascoltare i sindaci dei tre comuni coinvolti nel progetto di fusione, quantomeno sulle questioni di natura urbanistica o sulle variazioni di bilancio e comunque dovrà ascoltarli sulle principali decisioni», dice Sergio. «Approvata la legge, prima parte il comune, prima vincerà la democrazia», conclude.
Lo spopolamento mette in ginocchio tanti piccoli borghi in Calabria, la fusione potrebbe essere una delle soluzioni per porre un freno al fenomeno? «Non risolve il problema dello spopolamento, però obbliga ad una riflessione sull’utilizzo degli spazi, sull’evitare duplicazioni proprio in relazione allo spopolamento», sostiene Sergio. Che aggiunge: «In alcuni comuni, i soldi della fusione hanno consentito di incentivare la delocalizzazione delle imprese e hanno garantito contributi fino a 30.000 euro per l’acquisto di una casa, ad esempio». «Ripeto – chiosa Sergio – la fusione non determina la soluzione del problema, certamente consente di fare delle scelte che vanno nel ripopolamento di un territorio». (f.benincasa@corrierecal.it)
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