ROMA Due gaffe imbarazzanti rischiano di oscurare la “prestazione” tutt’altro che negativa del presidente americano Joe Biden, che alla conferenza stampa andata in scena nella notte italiana al termine del vertice della Nato ha dato prova di chiarezza e convinzione in politica estera in quello che molti osservatori consideravano un test essenziale per il destino della sua candidatura. L’inquilino della Casa Bianca, appena un’ora prima del discorso di chiusura del summit dell’alleanza atlantica, ha però chiamato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky «Putin» e, nel corso dell’evento finale, Kamala Harris «vicepresidente Trump». Gaffe di cui il tycoon ha subito approfittato rilanciandola sul suo social media Truth. «Bravo Joe! Ottimo lavoro!», ha commentato sarcastico.
Strafalcioni a parte, il presidente si è mostrato molto più lucido, energico e chiaro rispetto al dibattito sulla Cnn. Al confronto con i giornalisti l’81enne commander-in-chief si è detto determinato a correre per un secondo mandato dichiarando, con la schiettezza che lo contraddistingue, di essere il candidato «più qualificato» e «l’unico» in grado di battere Donald Trump. Biden ha smentito le voci secondo cui avrebbe chiesto al suo staff di terminare gli eventi prima in modo da poter dormire di più, affermando di non aver mai fatto quella richiesta. Ma ha ammesso che sarebbe «più intelligente per me moderarmi un po’ di più. Invece di iniziare ogni giornata alle sette e finire a mezzanotte, sarebbe intelligente organizzarmi un po’ meglio», ha aggiunto. Biden ha quindi rivendicato il merito della sua azione internazionale che ha consentito l’allargamento della Nato con l’adesione di Svezia e Finlandia nonché il varo di una coalizione di 50 nazioni per sostenere Kiev.
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