COSENZA Il 2022 è stato un anno ricco di testimonianze eccellenti per il processo Bergamini. Dai compagni di squadra del calciatore morto a Roseto Capo Spulico nel 1989, all’ex fidanzata Roberta Alleati, fino ad arrivare agli esponenti della criminalità organizzata, al camionista Raffaele Pisano protagonista dell’incidente, e al professore di medicina legale Vittorio Fineschi. Nella prima udienza dell’anno, datata 10 gennaio, arriva la prima rivelazione del pm Luca Primicerio. Quel giorno il magistrato della Procura di Castrovillari spiega in aula nel Tribunale di Cosenza che Tiziana Rota (moglie del calciatore Maurizio Lucchetti) «sarà assente per motivi di salute, ma ritengo, per come si evince dalle intercettazioni, che abbia paura di testimoniare». Rota, all’epoca della permanenza di Bergamini a Cosenza, è stata vicina sia al centrocampista che a Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore rossoblù e unica imputata al processo con l’accusa di omicidio aggravato da premeditazione e dai motivi futili.
Nei giorni successivi tocca ai compagni di squadra di Bergamini. «Nessuno di noi nello spogliatoio ha mai creduto al suicidio di Denis Bergamini: un giovane con un contratto sul tavolo, oneroso e in Serie A, lascia il ritiro e va uccidersi a 100 chilometri di distanza? Era pieno di vita e per questo dico che non si è ucciso. Il mio non è un dubbio ma una certezza». A dirlo è Sergio Galeazzi, il quale sulle possibili cattive frequentazioni di calciatori di quel tempo precisa di non aver mai notato nulla di anomalo. Su Tonino Sena, risponde con un «non ricordo» ed esclude qualsiasi conversazione avviata con i soggetti chiamati in causa in merito alla morte di Denis Bergamini. Il pm Luca Primicero contesta le affermazioni di Galeazzi e richiama una intercettazione con protagonisti lo stesso ex calciatore del club silano e Giuseppe Scienza (ex calciatore del Torino e compaesano di Galeazzi). Nella captazione, Galeazzi si rivolge al suo amico: «Ma no lì non c’è di mezzo niente, già allora quando era successo sono venuti da noi e hanno detto noi qua non c’entriamo niente, se c’eravamo di mezzo noi non lo trovavate più. Non lo lasciavano in mezzo alla strada». Il testimone ricorda di aver appreso questa informazione, ma precisa di non aver mai incontrato nessun soggetto legato o presunto appartenente alla mala cosentina. Il giorno dopo il funerale di Bergamini, Galeazzi incontra (per caso) Isabella Internò. «Mi trovavo nei pressi del quartiere “Città 2000” a Cosenza e «mi chiese perché non l’avessi salutata. Io risposi dicendo che non l’avevo vista e lei aggiunse “pensi che non abbia detto la verità?“.
Sempre a gennaio sale sul banco l’ex portiere del Cosenza Luigi Simoni, miglior amico e confidente di Bergamini. Una sua rivelazione lascia l’aula attonita e riguarda una presunta proposta di denaro pervenuta da un soggetto non identificato al padre di Bergamini, Domizio. «Qualcuno offrì alla famiglia di Denis una cifra vicina ai due miliardi per lasciar perdere tutto e non andare avanti». Ma chi contattò Domizio? «La cosa mi fu raccontata dal padre di Bergamini ma non so altro. Lui non voleva soldi, ma solo la verità e rifiutò. Non sono a conoscenza del mittente della richiesta». Prima del termine del controesame, l’avvocato Pugliese legale di Isabella Internò, sollecita Simoni su alcune dichiarazioni rese e intercettate. L’ex portiere del Cosenza, parla di «un burattinaio che muoverebbe i fili nel processo Bergamini». Dopo una serie di richieste e qualche screzio tra le parti, Simoni decide di aggiungere un ulteriore elemento a quanto già dichiarato: «quando parlo di burattinaio mi riferisco al marito della Internò, Luciano Conte».
Il 14 gennaio 2022 siede sul banco dei testimoni Roberta Alleati, ex fidanzata di Denis Bergamini. «Bergamini voleva sposarmi», ha raccontato la donna. Isabella Internò «lo stalkerizzava». Il giorno dopo l’ex calciatore Carmine della Pietra. A Salerno, subito dopo la morte di Bergamini, quest’ultimo frequenta i coniugi Lucchetti e nel corso di una cena conosce Isabella Internò. «Mi invitò Lucchetti a casa sua, a cena, era tra la fine del 1989 e inizio del 1990». A tavola siedono in quattro: Lucchetti, la moglie Tiziana, Della Pietra e Isabella Internò. «Abbiamo mangiato e poi abbiamo trascorso la notte insieme». Della Pietra ammette di non essere mai stato a conoscenza degli eventi tragici legati al calciatore di Argenta. «Ho appreso dopo tre mesi da quell’incontro a casa Lucchetti, leggendo il Corriere dello Sport, della vicenda di Denis Bergamini. Vidi una foto e riconobbi la Internò». «Se avessi saputo – confessa il testimone – non avrei mai avuto nessun tipo di rapporto con lei». Dopo la notte trascorsa insieme e quel fugace rapporto sentimentale, la Internò vedrà Carmine della Pietra poche volte. «Sull’umore della donna, Della Pietra non ricorda nulla di particolare. «L’ho vista normale, non mi ha confessato nulla, non mi parlò della morte di Denis e della loro storia».
Il 28 marzo dello stesso anno Tiziana De Carlo, all’epoca dei fatti fidanzata di Stefano Ruvolo (ex difensore del Cosenza calcio) avrebbe visto – secondo quanto dichiarato in aula – in un periodo compreso tra la fine del mese di novembre del 1989 e dicembre dello stesso anno, Isabella Internò passeggiare sul corso di Paola in atteggiamenti intimi con l’attuale marito, Luciano Conte. E dunque nei giorni immediatamente successivi la morte del calciatore.
Ad aprile Luisa Marsico, compagna di classe di Isabella Internò, fornisce dichiarazioni giudicate dall’accusa in contrasto con le precedenti deposizioni rese nel 2012, quando dichiarò di non fidarsi di Isabella Internò, giudicando i suoi racconti poco veritieri. Tutto cambia da quel 2012, quando Marsico – come confessa alla Corte – modifica il proprio giudizio perché «condizionata dai racconti dei media e dei giornali». Marsico abbandona il banco dei testimoni dopo essersi sottoposta ad esame e all’uscita incrocia altri testi con cui scambia qualche parola. Un colloquio non concesso e che viene interrotto dall’intervento delle forze dell’ordine presenti. Al rientro in aula, tocca ad Antonio Mazzitelli (altro amico di Isabella Internò) sottoporsi ad esame. I due andavano a scuola insieme e in macchina. Nel corso dell’esame, al teste vengono mostrate alcune foto e in una nega di riconoscere al funerale di Bergamini, Dino Pippo Internò, cugino di Isabella. Circostanza che diventa oggetto di opposizione da parte del pm che cita alcune deposizioni rese dal teste, in passato, e nelle quali invece emergerebbe chiaramente la conoscenza di Dino Internò.
Il 26 maggio l’ex pm di Castrovillari Ottavio Abbate afferma cheil «cadavere del calciatore sarebbe stato ispezionato e verificata la rigidità muscolare». Un racconto che confligge con quanto invece dichiarato dal dottore Raimondi che ha confessato di non aver svolto nessun esame. La posizione dell’ex pm è agli antipodi rispetto al racconto dell’altro testimone, il maresciallo Carbone. Il militare, in aula, ha sostenuto di non aver mai toccato il corpo, rimasto addirittura con indosso gli indumenti. Secondo Abbate, infine, «il corpo senza vita di Denis sarebbe stato privo di indumenti nella parte dal busto al collo e coperto solo nella parte inferiore».
Il 22 giugno l’ex capitano del Cosenza Renzo Castagnini. Secondo gli avvocati della difesa la sua figura risulta fondamentale nel discorso ancora aperto sul presunto giro di scommesse sportive. In aula, viene citata una intercettazione tra Donata Bergamini e Gigi Simoni. La sorella di Denis e il migliore amico del calciatore di Argenta chiacchierano e viene captata una frase «se c’era di mezzo il calcioscommesse Castagnini doveva saperlo». Per la difesa questo rappresenta un segnale evidente della possibilità che il capitano rossoblù fosse a conoscenza di presunte combine mentre il pm Primicerio e gli avvocati di parte civile offrono una diversa interpretazione della frase. Castagnini sollecitato dalle domande dei legali smentisce qualsiasi discorso legato al presunto sistema di calcioscommesse. L’8 luglio l’altro ex compagno di squadra di Bergamini, Stefano Marra, che per anni aveva creduto alla tesi del suicidio, è salito sul banco dei testimoni. «C’è stato un bulletto del quartiere – ha detto – che utilizzò il nome di Denis nel corso di una mezza rissa, mi dissero “ti facciamo fare la fine di Denis”».
Il 26 settembre Padre Fedele Bisceglia, francescano tifosissimo del Cosenza e da sempre vicino agli ultrà parla di «dinamica diabolica» in cui è incappato Bergamini. «Era solare e aveva una carriera davanti, sarebbe diventato un gioiello per i club di Serie A. E’ stato ammazzato, tutti quanti lo sappiamo». Il 10 ottobre i colonnelli Carlo Romano, Vincenzo Lotti, Aldo Mattei del Ris dei Carabinieri forniscono dettagli importanti sulle loro indagini e affermano: «Impossibile si sia tuffato, il corpo era già sulla strada».
Il 14 ottobre il collaboratore di giustizia Franco Garofalo sottolinea come non ci sia stato «nessun coinvolgimento della malavita sulla morte di Denis». L’altro pentito Franco Pino a novembre affermerà di aver «appreso della tesi dell’omicidio dai giornali e nel 2018 quando mi ha sentito il procuratore Facciolla. Quindi mi sono meravigliato del fatto che, se fosse stato così, mai nessuno all’epoca mi domandò di reperire notizie in merito. Posso dire che la mia percezione era quella che la società del Cosenza fosse disinteressata rispetto alla sua morte. Aggiungo che dal 1989 al 1995 si è sempre parlato di suicidio». Il pentito non era un appassionato di calcio, ma, a differenza di quanto dichiarato da Castagnini, si sarebbe occupato della combine di alcune gare del Cosenza. Secondo il suo racconto, sarebbe intervenuto per truccare il risultato di due gare: Cosenza-Avellino nel 1990 e Cosenza-Pescara nel 1994. Di «partite aggiustate” nel dicembre dello stesso anno parlerà anche l’ex esponente della criminalità organizzata cosentina Mario Pranno. «In quegli anni – dichiara – i calciatori rossoblù, ma non Denis, erano esposti a usura per grosse somme».
Il 25 ottobre 2022, arriva la testimonianza di Vittorio Fineschi, professore di medicina legale all’università La Sapienza di Roma. A suo avviso il giocatore del Cosenza Denis Bergamini era già morto prima di essere investito da un camion che andava molto lento. Era morto pochi minuti prima e la causa è il soffocamento. Nel corso dell’udienza davanti al Tribunale di Cosenza il professore, che ha eseguito delle analisi – Tac e glicoforina – nel 2016 sul cadavere riesumato del giocatore, ha risposto alle domande di pm e difesa. «L’idea che mi sono fatto – ha detto Fineschi ai cronisti uscendo dall’aula – è che Bergamini fosse già cadavere, steso sul selciato stradale, supino, e che sia stato sormontato da un camion a moto lento, che andava a 30/35 chilometri orari, trascinato per un breve periodo, sormontato, dopodiché risormontato in retromarcia, cosa che gli ha fatto assumere quella posizione torsionale del busto rispetto alle gambe». Secondo il medico, Denis Bergamini è morto per un «meccanismo asfittico (ossia soffocato, ndr). Le modalità possono essere molteplici: ho fatto l’esempio del sacchetto in testa, può essere stato un mezzo soffice. È difficile poterlo dire».
Il 24 novembre tocca all’autista del camion che investì Bergamini, Raffaele Pisano dato misteriosamente per defunto fino al 2011, quando un articolo dell’allora Quotidiano della Calabria rivelò l’incredibile “risurrezione” dell’uomo. Tante le contraddizioni e i non ricordo dell’uomo ultraottantenne. «Quando sono arrivato a tre metri da quella persona – dice Pisano – l’ho visto fare uno scatto di reni per poi correre come un calciatore incontro al mio camion e buttarsi sotto. Per la troppa vicinanza non sono riuscito a evitarlo, ho frenato per cercare di salvarlo». Nella stessa udienza Francesco Forte, presente sul luogo dei fatti la sera del 18 novembre 1989 (era un autista di camion) afferma che Pisano dopo l’incidente gli ha confessato che non aveva visto Bergamini perché «era già a terra».
Il 30 novembre Michele Padovano, calciatore del Cosenza molto legato in quegli anni a Bergamini ha parlato della telefonata che il calciatore ricevette al Motel Agip prima della sua morte: «Era sereno, quella telefonata cambiò tutto. Aveva lo sguardo assente». «Mi disse che non avrebbe sposato Isabella Internò. Droga e calcioscommesse? Tutte balle». (f.veltri@corrierecal.it) (Continua – 3).
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