COSENZA «Se vai a Roma politici e onorevoli tutti corrotti, perché è proprio la politica di Roma che è così. Noi qui facciamo politica, noi stiamo facendo business. Qua siamo in una Capitale, qua girano politici e vescovi. Qui ci sta la mafia».
Non state leggendo una nuova sceneggiatura di “Suburra” ma il contenuto di un’intercettazione tra Umberto Luongo e Salvatore Pezzella, l’ennesima prova provata di senso comune di quella che è diventata la mafia odierna per come aveva profetizzato Leonardo Sciascia nel romanzo “Il giorno della civetta”.
L’operazione della Dda laziale mediaticamente ha puntato i suoi titoli sui figli d’arte di boss della banda della Magliana e della camorra che riciclerebbero soldi sporchi nel settore dei carburanti e della produzione cinematografica e musicale. Non manca la presenza di clan calabresi coinvolti quali Mancuso e Mazzaferro.
Da segnalare, anche se quasi nessuno lo ha colto, che l’arresto di un promoter a Matera ha causato l’immediato annullamento di uno spettacolo recital di Roberto Saviano “Appartenere-Vita intima del potere criminale”. Ovviamente Saviano non ha nulla a che vedere con il riciclaggio di soldi a Roma. Una sua riflessione però su come il suo spettacolo sia finito nella vita intima del potere criminale risulterebbe prezioso per comprendere le contraddizioni che anche chi non è mafioso è costretto ad affrontare.
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A quanto pare è caduto nel vuoto l’appello del candidato sindaco sconfitto della Lega, Antonino Minicuci, sulla richiesta di dimissioni di tutti i consiglieri comunali a causa dell’inchiesta “Ducale” che coinvolge diversi partiti di ogni schieramento per voto di scambio con il clan Araniti. Ha scritto nella sua lettera Minicuci “La questione morale di cui parlava tanto Berlinguer a Reggio Calabria non esiste più”. Sono infatti indagati il sindaco del Pd, Giuseppe Falcomatà, il consigliere regionale di Fdi, Giuseppe Neri (ex Pd), il consigliere comunale Giuseppe Sera del Pd (dimessosi ieri), l’assessore comunale del Pd, Mimmetto Battaglia, il consigliere comunale Mario Cardia eletto a sinistra ma passato a destra per non aver ricevuto l’assessorato. La Commissione d’accesso intanto continua ad investigare. La politica quasi tutta tace attonita e aspetta come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. Fa eccezione il segretario provinciale reggino della Lega, Franco Recupero, che scrive di “mondo all’incontrario a Reggio Calabria” non spendendo neanche una frase però sugli indagati di destra rubati alla sinistra. Sì, proprio un mondo all’incontrario.
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Per capire la mafia calabrese più che la cronaca può essere utile il cinema. Il servizio pubblico ha mandato in prima serata, e si può ammirare ancora su RaiPlay, il bellissimo film “A Chiara” di quel genio chiamato Jonas Carpignano, regista apolide italo-americano che da anni si è stabilito a Gioia Tauro realizzando cinema indipendente premiato e apprezzato nei maggiori festival del mondo.
“A Chiara” non è un titolo in dativo italiano ma esplicita un articolo evocativo in dialetto reggino che già dice molto della capacità realistica di racconto autentico lontano da fiction noir.
La protagonista, Swamy Rotolo, vincitrice del David di Donatello 2022, ricorda le storie del Neorealismo di De Sica, infatti con tutta la sua famiglia sono stati scelti per raccontare questa storia di mafia che non ha fronzoli o sovrastrutture. Lo sguardo di Chiara scopre la realtà della sua famiglia sequenza dopo sequenza come un giallo neorealista perfettamente riuscito. Il crimine come strumento di bisogno, il padre latitante, lei che non vuole essere trattata come una bambina, la scoperta delle tragedie di Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola, il fatalismo della mamma e delle sorelle, la rivolta di Chiara contro lo Stato e le regole della mafia in un cinema ancora potente come un atleta che si allena in palestra. Ha scritto l’intellettuale Andrea Di Consoli: “Di fronte a film come questo tutto torna in ordine nella mia testa e nel mio cuore, e finalmente la nozione di cinema è di nuovo un concetto chiaro, perentorio, inequivocabile”.
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Dalle 16,30 di martedì scorso le linee ferroviarie sono interrotte o molto rallentate per il deragliamento di un treno merci a Celle di Bulgarie nei pressi di Sapri. Ad oggi sono ancora cancellati dieci treni, tutti gli altri rallentati su binario unico o sostituiti con bus. Le squadre di intervento lavorano da 4 giorni. Odissea di proporzioni bibliche per chi si è trovato coinvolto nel blocco nelle immediate circostanze dell’incidente. Viaggiatori lasciati per ore senza notizie in stazioni fantasma e da Battipaglia sono riusciti ad arrivare a Salerno alle 2 di notte. Tranne le cronache locali la notizia è stata ignorata dai giornaloni e dai Tg nazionali a differenza dell’omologo sinistro di Parma nei giorni successivi. Questo è il Sud che subisce senza decidere l’investimento del Ponte e non avrà mai l’Alta velocità.
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Consoliamoci con una buona e bella notizia. L’ingegnere Nilo Domanico (qui abbiamo già raccontato della sua biografia di successo), nella sua ritrovata Rossano-Corigliano due anni fa ha organizzato un incontro operativo con 25 donne e uomini per valorizzare e modernizzare l’agricoltura della Piana di Sibari. E’ nato il progetto la “Via del Sale e dell’Acqua” teso a ridurre il depauperamento della risorsa idrica, favorire la salinizzazione dei terreni, impedire l’inquinamento dei fitosanitari. Il progetto si è piazzato primo in un bando di finanziamenti presentato con diversi dipartimenti dell’Unical e del Cnr. Si chiama agricoltura di precisione e prevede rete di monitoraggio, migliori previsioni meteorologiche attraverso l’Intelligenza Artificiale e avanzato supporto della gestione delle aziende. La buona Calabria esiste.
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Esiste anche la buona e bella critica letteraria. Ne ho avuto riscontro imbattendomi in Rete nel saggio “Con le stelle che aspettano, Discorso sulla poesia di Franco Costabile” pubblicato sulla rivista digitale Pangea a firma di Luigi Tassoni, critico da bella prosa di origini catanzaresi ma che insegna all’Università di Pecs in Ungheria.
Ricorre il centenario della nascita del poeta calabrese Franco Costabile il prossimo 27 agosto e per fortuna la casa editrice Rubbettino in occasione della ricorrenza ha ristampato l’opera omnia di tutte le sue poesie. Come spesso accade ai poeti c’è poca memoria di Franco Costabile per fortuna tenuto in attualità da artisti come il cantautore Carmine Torchia, l’avvocato Colloca, l’attore Ernesto Orrico, Umberto Zaffina, Serenella Mastroianni, l’associazione Scenari Visibili, Valeria D’Agostino, il poeta Daniel Cundari, i volenterosi lametini che hanno costituito il Comitato per il centenario e mi scuso se ne dimentico qualcun altro.
Il poeta che non si guardava la mano versificando “Antoniozzi, Antoniozzi, Antoniozzi, Foderaro, Cassiani, Cassiani” e che puntella le sue storie brevi come scrive Tassoni raccontando di “creature indifese o perse, amori passeggeri, ombre minacciose, caporioni, divise di carabinieri, ragazze illuse, donne del padrone, monelle al pianoforte, dialoghi al mercato, e volti e destini da emigranti” merita il nostro studio e ricordo.
A volte discuto animatamente con esperti di poesia che non considerano Franco Costabile un grande poeta. Io comunque ho una certezza sul poeta suicida di Sambiase. Egli è il fratello più sincero dei calabresi autentici e vorrei che i miei corregionali lo stimassero con lo stesso amore che i lucani di ogni condizione tributano a Rocco Scotellaro.
(redazione@corrierecal.it)
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