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Punita la magistratura militante

«Alla fine doveva succedere… Troppi eccessi tollerati,troppe forzature consentite e,si sa,a tirare troppo la corda,questa alla fine si spezza… Col centrodestra al potere era arrivato il momento di…

Pubblicato il: 13/07/2024 – 11:27
di Nunzio Raimondi
Punita la magistratura militante

«Alla fine doveva succedere… Troppi eccessi tollerati,troppe forzature consentite e,si sa,a tirare troppo la corda,questa alla fine si spezza… Col centrodestra al potere era arrivato il momento di realizzare una riforma che,sotto le vesti di una svolta liberale,mettesse sotto scacco le “scoppiettanti birichinate” degli impuniti di sempre e,quindi,bisognava dare una sonora lezione alla magistratura debordante,quella che del diritto nel tempo ha fatto strame senza per ciò rispondere a nessuno. Ecco la questione. Il “potere” giudiziario ha espanso a tal punto il suo dominio,da intaccare e talora sopravanzare quello esecutivo e, sopratutto,quello legislativo,sicché -s’e’ detto- occorreva riequilibrare il sistema. Nonostante le mille cointeressenze che nemmeno B. (Bettino) prima, & B. (Berlusconi) poi, erano riusciti a superare,la destra cercava la rivincita latu sensu politica,ossia quella diretta a dimostrare che loro “non guardano in faccia a nessuno”. Infatti,nonostante che il Governatore Toti fosse sotto chiave ed il Ministro Crosetto -come Cassandra- a gridare,un giorno si e l’altro pure,al complotto,Meloni e’ andata avanti come un treno…ne andava del patto di ferro con gli italiani sfiniti dalle nefandezze della magistratura militante,assunto dalla premier con una stretta di mano “virile e fascista”. E poi questa svolta (ho l’impressione che si voglia smantellare completamente il sistema della carcerazione preventiva,fulcro del potere dei magistrati) serviva a dimostrare a tutti (politici di ogni colore e magistrati) che lei “non è ricattabile” e che era l’unica ad avere la forza per portare a casa la sonora lezione per la magistratura militante…della serie: “attenti che io meno…”. Una formula (quella della donna inflessibile,emula del maschio affacciato al balcone) che le porterà molti consensi non soltanto dai moderati di destra (che sotto sotto coltivano sempre una vena sanguigna…),ma anche dai tanti amministratori di sinistra che, dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, potranno finalmente levare un sospiro di sollievo… Insomma,la presidente del consiglio si propone come una che arriva dove altri non sono -recte:non sono potuti- arrivare. Un potere forte,insomma,che, nell’immaginario collettivo,se è debole o,peggio,dialogante,non sembra neanche potere… Se dunque s’e’ aperta la strada a questa svolta autoritaria (non vorrei essere equivocato:autoritaria nel senso d’una scelta netta e sopratutto purtroppo ed inevitabilmente parziale),sotto le mentite spoglie di un garantismo peloso (propugnato da primedonne e populisti delle professioni),e’ perché il parlamentarismo,inteso come elaborazione nel contraddittorio della giusta ed equilibrata soluzione ai problemi del Paese,ha oramai fatto il suo tempo (l’insofferenza verso il parlamentarismo ha radici antiche che tuttavia non mette conto qui di riepilogare…),o meglio,ha fatto il suo tempo il pluralismo,come dimostra plasticamente,peraltro,la proposta di revisione costituzionale sul premierato con inevitabile effetto di trascinamento parlamentare della maggioranza che elegge direttamente il capo dell’esecutivo… Questa involuzione,imputabile a chi l’ha cominciata (dibattito inutile quanto infantile:da piccoli si diceva: ”ma ha cominciato lui;no hai cominciato tu,replicava il compagnello”),sta portando ad un’alterazione permanente del nostro sistema democratico ed all’arretramento delle libertà costituzionali,le quali non sono attuate quanto più vengono ampliate le garanzie,ma possono dirsi compiute nella misura in cui si riesce a realizzare un giusto equilibrio fra i diritti di ciascuno e quelli della comunità. Com’era già accaduto con la legislazione c.d. dell’”emergenza”,con la quale si consegno’ un potere enorme nelle mani dei magistrati sacrificando il delicato equilibrio dei poteri sull’altare della lotta alla criminalità organizzata (la quale,viceversa,richiedeva una condivisione a diversi livelli…),oggi, all’inverso,si bacchettano gli abusi della magistratura abrogando,fra le altre significative modifiche,l’abuso d’ufficio. Certo quegli abusi (della magistratura) erano diventati troppi ma anche i magistrati condannati per abuso d’ufficio (non soltanto gli amministratori ed i pubblici funzionari) erano diventati troppo pochi… Insomma, per “colpa” di pochi il diritto ed il processo penale democratico italiano,ha nuovamente cambiato i connotati di tutela dei diritti e di equilibrio fra i poteri. Sempre di più servirebbe,dunque,un potere meno autoreferenziale ed un parlamento capace di dibattere proposte equilibrate anche in materia di giustizia,cercando d’interpretare le ragioni profonde di un Paese invece sempre più diviso e,sopratutto,non consentendo che astuti agitori politici ne mutino la fisionomia costituzionale per ragioni di mero calcolo. Abbiamo già visto cosa può produrre questa mutazione genetica del patto sociale,cerchiamo,per quanto possibile, di non dimenticare».

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