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l’inchiesta della dda

La ‘Ndrangheta ad Aprilia e il potere dell’imprenditore «legato ai De Stefano di Reggio Calabria»

La figura di Gangemi «imprenditore espressione dei clan» secondo il gip e alcuni pentiti e in affari con Patrizio Forniti

Pubblicato il: 14/07/2024 – 18:01
di Giorgio Curcio
La ‘Ndrangheta ad Aprilia e il potere dell’imprenditore «legato ai De Stefano di Reggio Calabria»

ROMA Avrebbe messo a disposizione le proprie società per effettuare investimenti ed operazioni commerciali, anche milionari, ma anche un posto di lavoro garantito. Rapporti tanto stretti e radicati nel tempo che «quando uno dei due era detenuto, l’altro provvedeva ad effettuare rimesse di denaro onde provvedere al sostentamento proprio e della propria famiglia, e viceversa».  
Una ricostruzione accusatoria quella della Dda di Roma recepita dal gip e che riguarda Sergio Gangemi, classe ’74 di Reggio Calabria, considerato «storica figura di imprenditore espressione delle consorterie di ‘ndrangheta», accusato di concorso esterno per aver favorito, in particolare, Patrizio Forniti, romano classe ’72. Entrambi sono stati arrestati nel blitz nato da una indagine della Distrettuale antimafia di Roma – portata a termine con l’ausilio dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e della Direzione Investigativa Antimafia – che ha rivelato come ad Aprilia si siano infiltrate le cosche mafiose del posto, legate e protette dalla ‘ndrangheta calabrese. 

Gli affari di Forniti

Secondo le accuse, e come riportato dal gip del Tribunale di Roma Francesco Patrone, Forniti sarebbe «attivo da circa 20 anni nel traffico di stupefacenti, occupandosi stabilmente per la cosca di Aprilia degli approvvigionamenti della droga». Secondo gli inquirenti, negli anni avrebbe «stabilito i destinatari delle cessioni, i quantitativi e il prezzo. E, attraverso i suoi collaboratori più fidati, si sarebbe anche occupato della gestione della rete dei pusher, della contabilità, dove tenere nascosto lo stupefacente, il controlla le piazze e la riscossione». Inoltre, come riporta il gip nell’ordinanza, «la sua abitazione, dove si trova ai domiciliari, sarebbe stata utilizzata come sede per le riunioni operative con i suoi principali collaboratori». E ancora, come riporta il gip nell’ordinanza, Forniti, «condannato con sentenze passate in giudicato per reati contro il patrimonio e detenzione illecita di armi e munizioni, sottoposto alla misura della sorveglianza speciale e denunciato dai carabinieri nel 2022 per reati di droga, sarebbe colui che tiene i contatti con i capi di importanti famiglie mafiose calabresi e non esita a prendere posizione al cospetto anche di famiglie camorriste a difesa dei territori in mano alla propria associazione».

Sergio Gangemi

La coppia Forniti-Gangemi

È in questo quadro ricostruito dagli inquirenti che si inseriscono, dunque, i rapporti tra Forniti e Gangemi. Come riporta il gip nell’ordinanza, la «circostanza che Fomiti potesse contare su una stretta amicizia-alleanza con Gangemi, i cui collegamenti con altre organizzazioni criminali sono stati confermati sia da provvedimenti giurisdizionali che dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, risulta confermato da numerose conversazioni oggetto di intercettazione, dalle quali si evince che il rapporto strettissimo fa Fomiti e Gangemi era considerato dato conoscitivo comune a molti».

I legami con i De Stefano

In una informativa della Dia, riportata nell’ordinanza, Gangemi viene descritto come «stabilmente attivo nell’area pontina e della Capitale, avrebbe mantenuto inalterati i rapporti storici di contiguità con la cosca De Stefano, già evidenziati dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria in una sua informativa del 5.04.1986, nella quale il padre veniva deferito insieme ad altre 69 persone, tra cui i vertici della cosca De Stefano per “associazione di stampo mafioso, finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidi, estorsioni e riciclaggio di proventi illeciti”». Nell’informativa, inoltre, vengono sottolineati i rapporti “storici” tra la famiglia Gangemi e la ‘ndrina Araniti, operante nel mandamento cittadino reggino unitamente alla cosca Libri-Tegano-De Stefano.

L’acquisizione di un’attività

Nell’ultima inchiesta c’è, in particolare, una conversazione dell’11 aprile 2019 ritenuta «estremamente significativa in ordine al ruolo e all’importanza di Gangemi», annota ancora il gip nell’ordinanza. C’è un soggetto che, raccontando i retroscena relativi un ristorante ubicato nel centro commerciale “APRILIA2”, fa riferimento alla «forza di intimidazione della consorteria criminale» con la quale «avrebbero ottenuto di poter procedere all’acquisizione dell’azienda alle condizioni più vantaggiose per loro», riporta il gip nell’ordinanza. «(…) tu i Gangemi li hai presente? I calabresi che stavano qua ad Aprilia (…) e Gangemi dice: “io prendo ma a me mi devi liberare tutti i dipendenti, io prendo senza dipendenti”, siccome lì c’era… si dovevano dimettere i dipendenti perché la norma prevede che se tu subentri ti devi accollare il personale…». Il racconto dell’indagato si fa ancora più chiaro poco dopo: «(…) mi ricordo che c’era la moglie di uno di questi delinquentucci da strapazzo di Aprilia che pensavano no? Che se la comandano loro… quindi la mattina tratto… alle 11 e mezza vanno via dicendo che non ce ne era per nessuno... io chiamo i calabresi e gli dico “guardate che purtroppo su una persona non sono riuscito a trovare il punto di incontro” e loro fanno: “ok… vabbè, non c’è problema”. Alle tre del pomeriggio citofonano tutti e due: “che dobbiamo firmare? Firmiamo tutto! (…) quelli hanno questi sistemi…».

'ndrangheta aprilia sud pontino

Lo strapotere da Aprilia a Torvaianica

A tratteggiare la figura di Sergio Gangemi ci ha pensato anche un collaboratore di giustizia, Andrea Pradissitto, in un verbale di interrogatorio risalente al 26 aprile del 2021. «(…) quando sono stato detenuto nel carcere di Prato, dal marzo 2021, ho incontrato un calabrese di Reggio Calabria, Nino Mordà. Avendo saputo che ero di Latina mi chiese se conoscevo Sergio Gangemi e il suocero della mia sorellastra (…) lo precisai questa piccola parentela. Mordà mi disse che era cugino di Sergio Gangemi (…) Sergio Gangemi è una persona molto portata a livello criminale nel senso che nella zona di Aprilia, Torvaianica… è un personaggio importante. Chiunque sa che in queste zone deve rivolgersi a Sergio Gangemi o a Patrizio Forniti per qualsiasi questione…». Le attività investigative hanno documentato le relazioni economiche e le compartecipazioni «tra Sergio Gangemi e Antonino Mordà, imprenditore nel settore dell’elettronica al pari dello stesso Gangemi» e considerato dagli inquirenti «sodale della ‘ndrina Araniti, operante nel mandamento cittadino reggino unitamente alla cosca Libri-Tegano-De Stefano», si legge nell’ordinanza. Nino Mordà è stato più volte indagato in procedimenti in materia di criminalità organizzata calabrese, e da ultimo arrestato, nel 2018, nell’ambito dell’operazione “Martingala”, con l’accusa di «appartenere alla cosca reggina Araniti, quale imprenditore espressione della ‘ndrangheta». (g.curcio@corrierecal.it)

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