SALERNO Il racconto di un’odissea. E’ l’odissea dei passeggeri del vagone 5 dell’Intercity 553 del 9 luglio coinvolto nel blocco della linea ferroviaria Sapri-Battipaglia nel Salernitano per il deragliamento di un treno merci avvenuto nei giorni scorsi.
Ecco il racconto: «L’ Il 553 del 9 luglio 2024, parte in orario da Roma Termini alle 12:26, io su quel treno c’ero e con me altre 249 persone, ma la maggior parte degli italiani, grazie al silenzio dei media, ignora che da quel giorno l’Italia si è spezzata per il blocco dei treni. Fermata a Napoli, si riparte con venti minuti, ingiustificati, di ritardo, recuperiamo, solo tre minuti! Ma alle 16:46 fermata inaspettata a Pisciotta, una stazione dismessa dove però esiste e resiste, buon per noi, un bar Il gestore, buon per lui, ricorderà la giornata in cui 250 persone gli hanno svuotato l’esercizio, come memorabile Tramite altoparlante comunicano che “…c’è un inconveniente tecnico sulla linea per un treno di un’ altra compagnia”. Alle 17:18 riceviamo l’sms di Trenitalia che ci comunica che per i l suddetto motivo, siamo fermi a Pisciotta. Grazie ma avevamo già letto il cartello della stazione! Siamo fermi ma autorizzati a scendere dal treno in attesa di comunicazioni successive. La stazione dismessa di Pisciotta, bellissima località turistica, si rivelerà per noi una trappola, non ci sono strutture adeguate per le persone disabili e l’unica via di uscita è un sottopasso con doppia rampa di scale. Inizia il tamtam con parenti e amici “siamo fermi per un inconveniente sulla linea”, consolandoci con “almeno c’è l’aria condizionata…”, “almeno c’è campo, non siamo isolati”, illudendoci di poter sapere da internet il motivo della sosta e augurandoci soprattutto di potere ripartire al più presto Passa il tempo e solo alle 18:50 da internet abbiamo le informazioni che Trenitalia non fornisce. Il sito “giornaledelcilento.it” scrive “è deragliato un treno merci, subito dopo le 16, alla stazione di San Severino di Centola, causando ingenti danni alla banchina in direzione nord …una delle possibili cause potrebbe essere il peso eccessivo di un container o che i recenti lavori effettuati sui binari possano aver contribuito al verificarsi del sinistro”. Il primo doveroso pensiero va al macchinista del treno merci, fortunamente illeso. Si comincia così a capire che lo “svio” del treno avrà conseguenze lunghe, il materiale trasportato dal merci è stato definito “pericoloso” (infiammabile o altro?) Ma forse questo non lo sapremo mai L’impressionante silenzio sul deragliamento insospettisce non solo noi, ma anche chi da noi è venuto a saperlo e cerca notizia nei tg e sui media. Sulla banchina della stazione di Pisciotta ci sono neonati, bambini, disabili, il 553 trasportava persone, non merci, ma l’assistenza di Trenitalia è inesistente. Il nervosismo serpeggia, il personale non dà risposte, forse perché non ne ha, ci dicono che “siamo tutti sulla stessa barca”, ma forse contestano a Trenitalia , quanto comunicato loro: ritornare a Roma. Loro sono i primi a non volerci stare, sono fuori extra orario straordinario di lavoro, dicono di essere su quel treno da più di un giorno. Tutti noi chiediamo la soluzione più logica: dei mezzi sostitutivi per continuare il viaggio. Ma il 9 luglio sembra che siano spariti tutti gli autobus del circondario. E’ impossibile stare lì senza far niente, si cerca di contattare ditte di trasporto private, in Calabria e in Campania, per andare via da lì. Rispondono che Pisciotta è fuori dal mondo, lontana da raggiungere se non prima di ore, lontana dalla fantastica autostrada del “mediterraneo” Pisciotta è isolata… sigh! E pure noi vittime dell’ inefficienza di Trenitalia. Alle 20:03 tramite amici arriva un messaggio con un articolo di “LaPresse” in cui Trenitalia rasenta e supera il ridicolo “comunica che stanno provvedendo per via dello “svio” del merci ad assistere i viaggiatori nelle stazioni e sui treni fermi in Campania e in Calabria”. Ma quale assistenza??? Telefoniamo al 113, alla centrale operativa di Polfer, alla prefettura di Salerno, al ministero dei trasporti, alla Protezione civile della Campania, a quella del Lazio. Cerchiamo e vogliamo risposte: mezzi sostitutivi che Trenitalia avrebbe già dovuto mettere a disposizione da ore, avendone avuto tutto il tempo. Dalla centrale operativa ci dicono di dare il tempo di arrivare ai 5 autobus già partiti da Napoli per prelevarci, addirittura dicono che un autobus ha già prelevato disabili e bambini … ma dove? A Pisciotta non si sono visti mezzi e neonati, bambini e disabili sono ancora tutti qui, dentro o fuori il 553. La Protezione civile della Campania non risponde e quella del Lazio dice di riprovare. Poi altra fermata a Battipaglia: scende il personale esasperato e poco professionale, che non voleva tornare a Roma. Vediamo sulla banchina i viaggiatori del Freccia Rossa, anche loro in attesa di assistenza da Trenitalia. C’è un Italo fermo e vuoto, la compagnia avrà provveduto ad assistere i suoi passeggeri che magari saranno già arrivati a destinazione. Riprendiamo “la corsa”, o vogliamo continuarlo a chiamare viaggio questo incubo? Arriviamo a Salerno, c’è chi filma, chi fa foto, un poliziotto strappa di mano il cellulare ad un passeggero perché non vuole essere ripreso, gli chiede i documenti, poi forse avverte l’esasperazione di chi da ore si vede prigioniero di un treno, riportato, suo malgrado, alla partenza. Siamo tanti, siamo esasperati. Arriva la Protezione civile, dopo aver distribuito un pacchetto (dentro una bottiglietta d’acqua da 50 cl, una bustina di tarallini, un biscotto e una salvietta) ai “gentili clienti” di Trenitalia, impossibilitati ad utilizzare i servizi del treno, fermo in stazione, non proprio “l’essenziale”. Va via scaricando scatoli su un vagone. Inizia la trattativa estenuante con il personale Trenitalia entrato in servizio a Battipaglia, dobbiamo ascoltare incredibili assurdità, promesse poco credibili con velate minacce: “se accettate di tornare alle stazioni di partenza, lì Trenitalia vi assisterà”, “l’assistenza è garantita a Napoli o a Roma, perché sappiamo che Salerno è satura!”, “a Napoli e a Roma sono assicurate le stanze e poi il ritorno”. E poi l’invito a “trovare le stanze, ma in strutture convenzionate con Trenitalia!”, “se Trenitalia non dichiara soppresso il 553, dovrete aspettare il primo Ic che partirà per non pagare”, “se passano le 8 ore di lavoro Trenitalia non autorizza il macchinista a manovrare il 553”, “se non salite sul treno rischiate una denuncia per interruzione di pubblico servizio!” Quale interruzione? Quella dovuta allo “svio” per cui siamo bloccati ormai da più di dodici ore? Alle cinque del mattino del 10 luglio io c’ero ma non c’erano più tutti gli altri 249 passeggeri, alcuni erano riusciti ad andare via, altri decidevano di passare la notte sul 553 e aspettare che Trenitalia trovasse la possibilità di arrivare a Sapri bypassando Centola. Chi cercava un biglietto su un qualsiasi autobus per la Calabria, Chi valutava di fermarsi e chi di ritornare alla partenza. Poco prima che partisse il Freccia Rossa delle 05:15 diretto a Milano, il personale ha siglato i biglietti di chi aveva optato di ritornare a Napoli o a Roma, e così stremati alcuni sono saliti e altri sono rimasti sul 553 Tutti i 250 passeggeri dell’Ic 553 hanno un’ unica certezza: si è fermato un treno ma la vergogna di Trenitalia ci ha travolti in pieno. Per denunciare il trattamento riservato da Trenitalia ai suoi “gentili clienti” e la pessima gestione di un’emergenza tutto sommato non grave. Protagonisti di un incubo».
I passeggeri del vagone 5, dell’Ic 553 del 9 luglio 2024
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