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‘Ndrangheta, la fuga in Sudamerica di Mancuso e gli scontri con Megna. «Gli fecero saltare la casa»

In aula bunker continua l’interrogatorio del collaboratore Emanuele Mancuso. «Assunto Megna era una persona astuta, in Argentina era un pezzo grosso»

Pubblicato il: 15/07/2024 – 18:15
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, la fuga in Sudamerica di Mancuso e gli scontri con Megna. «Gli fecero saltare la casa»

LAMEZIA TERME «Ci sono stati grossi diverbi tra Domenico Mancuso e Totò Campisi con la famiglia di Assunto Megna. I primi due litigarono perché il terzo combinava sempre casini: sul lungomare aveva commesso qualcosa di brutto mentre un’altra frizione era stata causata dall’episodio in cui i Piccolo spararono a Campisi. Cuturello e la mia famiglia non vollero che questi fossero toccati perché facevano parte di un gruppo di fuoco di cui si serviva il clan. Alla fine ad Assunto Megna fu fatta saltare in aria la casa che però ricostruì subito e anche più bella di prima». Lo ha detto in aula bunker il collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, nel corso della seconda udienza davanti ai giudici del Tribunale di Vibo Valentia nel processo “Maestrale-Carthago”.

Le contrapposizioni all’interno dei Mancuso

Interrogato dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, il pentito si è soffermato sulle contrapposizioni dei clan e, soprattutto, proprio all’interno dei Mancuso a cominciare dalla scarcerazione di Pantaleone “Scarpuni” Mancuso, ritenuto il capo del gruppo armato della famiglia di Limbadi. «Da una parte c’era la fazione che faceva capo a Giuseppe “’mbrogghia” Mancuso insieme al figlio Domenico detto “Ninja”. E poi Antonio Mancuso, Salvatore Cuturello, Domenico e Antonio Campisi, Giovanni, Giuseppe e Pantaleone Rizzo (alias “Leo Limps”), Salvatore e Nicola Drommi». «Dall’altra, invece, c’era quella che faceva capo a Luni “Scarpuni” con mio padre, Pantaleone l’Ingegnere”, Assunto Megna, Cupitò, e i fratelli di “Scarpuni”. Pranzavamo quasi ogni domenica in questa tenuta vicino al campo sportivo di Megna, con le persone che ho citato e altre come i Valarioti e Dominic Signoretta».

«Megna aveva interessi in tutto il mondo»

Secondo l’ex rampollo dei Mancuso «Assunto Megna era una persona astuta, non aveva solo interessi in Argentina ma un po’ in tutto il mondo e ha avuto un ruolo decisivo nella detenzione di Pantaleone Mancuso “L’ingegnere” in Sudamerica». Il riferimento del pentito, in questo caso, è alla latitanza e la carcerazione del padre, quando cioè nel 2014, si era rifugiato per scappare dall’ordine di cattura, ma individuato e bloccato mentre stava per varcare il confine argentino e raggiungere il Brasile, con un borsone pieno di contanti per 100mila euro. «Non so con certezza se Megna ha favorito la latitanza o no, ma ho appreso, per averlo letto, che aveva 100mila euro, poi si è detto 100mila pesos, e che in quell’autobus c’erano altre persone che erano riuscite a passare la frontiera con il Brasile, con i soldi, contrariamente a mio padre», ha chiarito Emanuele Mancuso che ha poi ribadito: «Per come mi ha riferito mia madre, l’intenzione era quella di far passare, attraverso la corruzione dei pubblici ufficiali argentini, che il sequestro fosse stato di 100mila pesos in quanto di valore molto inferiore e così Megna si era attivato facendo leva sulle sue attività che ha in quel Paese». Secondo il pentito perché «da un lato una parte dei soldi ce la siamo ripresa, dall’altro perché per la giustizia italiana c’era una importanza molto differente tra un sequestro di 100mila euro e 100mila pesos». (g.curcio@corrierecal.it)

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