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Tartaruga verde prova a nidificare in Calabra, il Wwf: «Primo caso in Italia»

Si tratta della specie Chelonia mydas, emersa di notte su una spiaggia di una località dello Ionio calabrese

Pubblicato il: 15/07/2024 – 13:02
Tartaruga verde prova a nidificare in Calabra, il Wwf: «Primo caso in Italia»

VIBO VALENTIA Una tartaruga marina della specie Chelonia mydas, nota anche come tartaruga franca o verde, è emersa di notte su una spiaggia di una località dello Ionio calabrese, tentando di nidificare. «Definire l’episodio del tutto eccezionale è dire poco – scrive il Wwf –: si tratta infatti del primo caso in assoluto segnalato in Italia». L’unica specie di tartaruga marina che nidifica regolarmente sulle nostre coste, delle tre che frequentano il Mediterraneo, infatti, è la ben nota Caretta caretta, mentre delle altre due, la Chelonia e la Tartaruga liuto Dermochelys coriacea, non sono stati mai accertati casi di nidificazione. Come ogni mattina, anche domenica 14 luglio, il gruppo di volontari del Wwf di Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro stava svolgendo le quotidiane attività di monitoraggio dei nidi, quando ha avvistato l’inconfondibile traccia della tartaruga marina, successivamente segnalata anche da alcuni giovani turisti. Non c’è voluto molto a Pino Paolillo, naturalista del Wwf e pioniere della protezione dei rettili marini in Calabria, a riconoscere che si trattava di una femmina di Chelonia mydas e non una “solita” Caretta caretta. Tra i segni più distintivi il numero di placche costali della specie, che sono quattro e non cinque come nella tartaruga marina comune. L’eccezionale notizia è stata subito comunicata al responsabile scientifico del progetto TartAmar del Wwf, nonché docente presso il DiBEST dell’Università della Calabria, Toni Mingozzi, (da 25 anni impegnato nello studio e raccolta dati sui nidi di Tartaruga marina in Calabria), che ha confermato la determinazione (anche sulla base delle inconfondibili caratteristiche della traccia di emersione che la Chelonia ha lasciato sull’arenile) e manifestato il suo entusiasmo per lo straordinario evento, in qualche modo previsto come conseguenza del riscaldamento delle acque marine.
Lo stesso entusiasmo ha contagiato la coordinatrice del progetto, la biologa Jasmine De Marco e tutti gli appassionati volontari del Wwf Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro, come ogni anno impegnati ogni giorno, a partire da giugno, nella faticosa ricerca e nella messa in sicurezza dei nidi tartaruga marina sulle coste calabresi che si confermano sempre tra le più importanti, dopo la Sicilia, per la riproduzione della specie in Italia. Jasmine De Marco e la sua equipe hanno ispezionato la traccia, verificando che la femmina di Chelonia non ha deposto un nido (dal monitoraggio emergono solo tentativi di scavo), ma potrebbe averlo fatto in zone limitrofe che saranno ispezionate con cura in questi giorni.
La Tartaruga verde (detta così per il colore del grasso delle sue carni) è la seconda per grandezza dopo la gigantesca Liuto, potendo pesare oltre 230 chili e con un carapace che può arrivare a 140 centimetri.
Presente in tutti i mari tropicali e subtropicali del pianeta, nidifica nel settore orientale del Mediterraneo (Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano e Israele) con una media di 1500 casi, in incremento negli ultimi anni. Sino ad ora, la sua presenza nei mari italiani – soprattutto Adriatico e Ionio – era un evento piuttosto raro (una ottantina circa di segnalazioni negli ultimi quarant’anni, di soggetti per lo più giovani). L’eccezionale evento calabrese è un indice di una verosimile espansione verso ovest dell’areale mediterraneo della specie come conseguenza del riscaldamento delle acque nel contesto dei mutamenti climatici in corso.  
Cacciata e sfruttata per le sue carni e per le sue uova in diverse parti del mondo, la Tartaruga Verde, che da adulta si nutre quasi esclusivamente di Fanerogame e alghe, è minacciata anche dalle catture accidentali, dall’inquinamento e dal progressivo degrado delle aree di nidificazione, oltre che da una malattia di origine virale, la fibropapillomatosi. È inserita nelle Liste Rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie in pericolo ed è protetta da diverse direttive e convenzioni internazionali.

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