COSENZA «In una terra in cui è sempre più complicato che altrove costruire qualcosa, amareggia e delude la notizia che realtà positive faticosamente affermatesi, vengano semplicemente tagliate perché non funzionali a logiche aziendalistiche. È quanto accade oggi con la squadra di calcio femminile del Cosenza, che, dopo aver conseguito una serie di incredibili successi negli ultimi anni, adeguatamente celebrati e resi proprio vanto da parte della società sportiva e della collettività tutta, si vede ora negata l’iscrizione al campionato senza alcun ragionevole preavviso. Vero è che costituisce un obbligo per le società di calcio professionistiche solo mantenere il settore giovanile del calcio femminile, poco attrattivo se privo di sbocco agonistico, ma qua non si discute di quote e di obblighi, bensì di passione sportiva e di fiducia in impegno di genere che, non solo ha offerto concrete opportunità di impegno e di svago ad oltre cento calciatrici provenienti da ogni angolo della provincia, ma ha anche riempito il già ricco medagliere di una Città che pur davanti ad evidenti deficit strutturali ha sempre fatto dello sport una ragione di emancipazione e di crescita sociale. Ci pare evidente, in tutta questa triste vicenda, che poco rilevi la passione sportiva, i sacrifici, il successo che a volte li premia entrambi e che molto prevalga la fredda logica dei rendimenti finanziari, per cui, non sussistendo al momento altre concrete possibilità di iscrizione tardiva al campionato di serie C, lanciamo la proposta a chi ha lo sport e l’inclusione sociale tra i propri drivers di investimento responsabile, così come alle istituzioni locali, e si senta indignato davanti a questa vicenda che offende il genere e lo sport insieme, di coalizzarsi intorno ad un serio progetto di continuità, a partire dal prossimo anno, del calcio femminile professionistico a Cosenza. Un progetto che non rappresenti solo un obbligo da assolvere, ma uno sbocco ordinario e competitivo, per tutte le ragazze che coltivino la passione del calcio professionistico e non si debbano per questo sentire discriminate rispetto alla possibilità di realizzare il proprio sogno.
I costi sono quelli corrispondenti alla gestione del cartellino di un giocatore medio della categoria “Primavera” di una qualunque squadra di serie B; un investimento dall’indubbio valore etico aggiunto, per inclusività e disponibilità a sostenere tutto ciò che contrasta ogni forma di discriminazione, sociale e di genere. Crediamo che una comunità resiliente e di lunga tradizione sportiva, come la nostra, possa esprimersi certamente e convintamente in questa direzione». Lo scrive in una nota “What Women Want_laCalabriavistadalleDonne”
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