Due casi al Sacco di Milano di virus Oropouche, in persone rientrate da Cuba e Brasile, che portano a quattro i casi finora identificati in Italia, tutti di importazione da Paesi del Sud-America, dove la Pan American Health Organization ha confermato 5193 casi in quattro regioni: Bolivia, Cuba, Perù e Brasile, quest’ultimo con il 93% dei casi. Oroupouche – come riporta La Repubblica – è un arbovirus, come Zika, Chikungunja e Dengue, ed è trasmesso dalla puntura della zanzara Culicoides paraensis, presente soprattutto in specchi d’acqua e zone boschive. E’ stato scoperto nel 1955, nel sangue di una guardia forestale di Trinidad e Tobago, ed è endemico in molti paesi sudamericani, sia nelle aree rurali che in quelle urbane.
“I casi descritti finora sono tutti di importazione e la zanzara Culicoides paraensis da noi non c’è. O almeno non c’è ancora, perché con le temperature tropicali di questi giorni se dovesse arrivare causalmente con i soliti sistemi temo che troverebbe un clima favorevole per sopravvivere. Non a caso il primo caso in Europa di Oroupouche è stato trovato in Italia” ha spiegato a Repubblica il professor Massimo Ciccozzi che, con il suo gruppo del policlinico Campus Bio-Medico di Roma, ha inviato una lettera al direttore pubblicata su “Microbes and New Infection” proprio sui primi casi di Oropouche in Italia. «Essendo un arbovirus – ha spiegato – dà gli stessi sintomi di Dengue, Zika e Chikungunya: febbre alta, mal di testa, dolore retro-orbitale, malessere generale, dolori, nausea, vomito e fotofobia. In circa il 60% dei casi dopo la fase acuta i sintomi ritornano in forma più moderata in genere entro una decina di giorni, ma anche dopo un mese. Come fa anche la Dengue». Secondo il professore, inoltre, «oggi non ci sono dati che possano confermare una trasmissione da uomo a uomo, come del resto anche nel caso degli altri arbovirus» mentre purtroppo «le cose da fare sono pochissime: usare repellenti e indumenti chiari, che non attirano le zanzare. E se si fanno escursioni in zone lacustri o boschive indossare indumenti che coprano il più possibile e utilizzare i repellenti più volte».
Secondo il professore, infine, «gli arbovirus come Dengue, Zika, Chikungunya e la febbre da Oropouche stanno aumentando e stanno diventando una emergenza di salute pubblica con cui dobbiamo imparare a vivere. C’entrano ovviamente i cambiamenti climatici e anche l’aumento dei viaggi a lungo raggio che portano alle nostre latitudini virus prima confinati nella cintura tropicale».
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