COSENZA Si chiude con quattordici condanne e qualche lieve rimodulazione della pena, il processo celebrato in Corte d’Appello a Catanzaro nei confronti degli imputati coinvolti nel procedimento scaturito dall’inchiesta denominata “Kossa” contro la ‘ndrangheta della Sibaritide. Che hanno optato per il rito abbreviato. Questa mattina, i giudici hanno emesso la sentenza. Condanna confermata per Pasquale Forastefano (18 anni), Alessandro Forastefano (8 anni), Antonio Antolino (2 anni e 8 mesi), Agostino Pignataro (7 anni e 4 mesi), Domenico Massa (13 anni), Stefano Bevilacqua (5 anni), Gianfranco Arcidiacono (2 anni e 8 mesi), Nicola Abbruzzese (3 anni e pena parzialmente riformata con eliminazione della multa), Damiano Elia (3 anni e 10 mesi), Antonio Falabella (4 mesi), Leonardo Falbo (2 anni e 8 mesi), Silvio Forastefano (3 anni), Saverio Lento (2anni). Condanna ridotta per il neo collaboratore di giustizia Luca Talarico, per il riconoscimento dell’attenuanti generiche (condannato ad 8 anni di carcere, in primo grado era stato condannato a 12 anni). Assolto Giuseppe Bisantis. L’accusa in aula è rappresentata dal pm della Dda di Catanzaro, Alessandro Riello.
Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati, Gianfranco Giunta, Rossana Cribari, Vincenzo Belvedere, Domenica Napoli, Marco Rosa, Francesco Guglielmini, Massimiliano De Rosa, Rosetta Rago, Giovanni Brandi, Giovanni Zagarese, Cesare Badolato, Pasquale Di Iacovo, Riccardo Rosa, Gianluca Serravalle, Stefania Calabrese.
La cosca Forastefano, per la Dda di Catanzaro si sarebbe «trasformata da apparato militare in una impresa in grado di inquinare il tessuto economico della Sibaritide». Sono durate tre anni le indagini (partite nel 2016 e concluse nel 2019) condotte dalla squadra mobile di Cosenza, guidata dall’allora vicequestore Fabio Catalano e dal Servizio centrale operativo della polizia, e dirette dal procuratore Nicola Gratteri, dall’attuale procuratore ff della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello. L’operazione nome in codice “Kossa” ha permesso di disarticolare i vertici del clan alleato con la cosca Abruzzese. Due clan capaci di «macchiare con il sangue anni di faide tra gli anni ’90 e 2000». Quella dei Forastefano, per chi ha svolto le indagini, è una famiglia «ossessionata dal controllo del territorio e di tutte le attività economiche». «Le vittime hanno denunciato e collaborato con le autorità». (f.benincasa@corrierecal.it)
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