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IL CONTRIBUTO

I Pastori con le stellette

Il primo luglio scorso s’è svolta a Vienna la Conferenza internazionale degli Ordinari Militari (o delegati) dei diversi paesi, organizzata dall’Ordinariato Militare austriaco, in collaborazione c…

Pubblicato il: 18/07/2024 – 9:28
di Bruno Gemelli
I Pastori con le stellette

Il primo luglio scorso s’è svolta a Vienna la Conferenza internazionale degli Ordinari Militari (o delegati) dei diversi paesi, organizzata dall’Ordinariato Militare austriaco, in collaborazione con il Dicastero per i vescovi. L’incontro è stato finalizzato – recita una nota – «a promuovere lo scambio e il dialogo riguardo alla pastorale militare». Il tema è stato, appunto, “Il posizionamento della pastorale militare nelle Forze Armate, nello Stato e nella Chiesa”. L’appuntamento di Vienna è stato propedeutico all’incontro mondiale che avrà poi luogo a Roma agli inizi di febbraio 2025, in occasione dell’Anno Santo. L’Italia era rappresentata dal suo Ordinario Militare (ha il grado di maggiore dell’Esercito italiano), l’arcivescovo Santo Marcianò, nato a Reggio Calabria il 10 aprile 1960, nominato da Papa Francesco, il 10 ottobre 2013, dopo essere stato arcivescovo di Rossano-Cariati. Marcianò è altresì segretario della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana. I cappellani militari si affacciarono sulla scena pubblica durante la Prima Guerra Mondiale. Fu il generale Luigi Cadorna che, con la circolare del 12 aprile 1915, istituì la figura dei cappellani militari prevedendone l’assegnazione di uno per ogni reggimento. I cappellani, provenienti non solo dalla Chiesa Cattolica ma anche da quella Evangelica Valdese, Battista e dalla religione Ebraica, venivano affiancati da giovani sacerdoti inquadrati come soldati che prestavano servizio presso gli ospedali militari. Furono circa 24.000 gli ecclesiastici militari coinvolti nel conflitto, di essi circa 15.000 erano sacerdoti. Tra questi si ricordano figure illustri quali san Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, che fu chiamato alle armi nel 1915 e si arruolò come sergente nella 3a Compagnia di Sanità. Oggi san Giovanni XXIII è il protettore dell’Esercito italiano.  Anche san Pio da Pietralcina, nato Francesco Forgione, fu coinvolto in prima persona come religioso nella Grande Guerra, sebbene la sua esperienza in uniforme durò ben poco a causa delle sue precarie condizioni di salute.
La Calabria ebbe due figure che si distinsero in questo compito di pastori tra i soldati. Don Carmine Cortese e Monsignor Demetrio Moscato. Il primo nacque a Tropea il 19 febbraio 1887. Il 17 maggio 1915 fu assegnato come cappellano militare alla Milizia mobile del 19° Reggimento Fanteria. Nel 1917 fu spostato all’ 8° Reggimento Alpini, dove fu ferito per lo scoppio di una granata e ricoverato per poco tempo, preferendo continuare a prestare soccorso ai soldati sofferenti. Partecipò alla disfatta di Caporetto e fu internato nel campo di concentramento in Boemia; liberato, prestò servizio in vari ospedali militari per la riabilitazione dei mutilati nella zona di Firenze fino al 1920. Fu insignito della medaglia di bronzo al valore militare per poi rientrare a Tropea, parroco della parrocchia di Santa Caterina, ad occuparsi dell’azione religiosa dei giovani. Contrario al regime fascista, non era ben considerato dai politici locali e per questo motivo lasciò Tropea per Spilinga (VV), dove svolse un attivo lavoro pastorale per circa un ventennio. La sua attività di cappellano militare ci è nota soprattutto attraverso i suoi Diari, documento prezioso e testimonianza diretta   della Grande Guerra e della prigionia sofferta in Boemia.  Morì il 7 febbraio del 1952.
Il secondo è ricordato soprattutto per il grande merito che ebbe nell’essersi impegnato nella ricostruzione di Reggio Calabria dopo il disastroso terremoto del 1908. Infatti la chiesa di san Giorgio al Corso, in ricordo di tutti i caduti in guerra, che da allora è anche conosciuta come Tempio della Vittoria. Moscato si laureò nel 1912 in Filosofia e Teologia presso il Collegio Pontificio di Anagni, divenendo sacerdote.  Fu arruolato nell’esercito come Cappellano Militare nel 30° Reggimento Fanteria, facente parte della Brigata Pisa. Partecipò a tutte le battaglie per la conquista dell’Isonzo e del Piave, distinguendosi sempre per l’impegno ed il coraggio al fianco dei commilitoni; ciò gli valse più di una medaglia al valore militare.   Nel 1932 fu nominato Vescovo di San Marco Argentano e Bisignano. Nel 1943 tornò a Reggio Calabria dove venne nominato amministratore apostolico e nel 1945 divenne Arcivescovo di Salerno.  Nel 1946 ricevette la carica di amministratore apostolico della Diocesi di Amalfi. Morì il 22 ottobre del 1968 a Salerno.  Nel 1959 il regista Mario Monicelli girò il film “La Grande Guerra” con Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Il ruolo del cappellano militare l’affidò ad Achille Compagnoni, grande alpinista, fresco conquistatore del K2.

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