CATANZARO L’ex collaboratore di giustizia Roberto Porcaro e il pentito Ivan Barone sono stati escussi – questa mattina – nel corso dell’udienza del processo d’Appello “Testa del Serpente”. Si tratta di una operazione considerata una costola di “Reset”, il primo vero sigillo sulla ‘ndrangheta confederata cosentina. I due hanno risposto alle domande del pm ed a quelle poste dalle difese in relazione ad un episodio di presunta estorsione.
La discussione, in aula, si concentra sulla vendita di un terreno in via Romualdo Montagna a Cosenza. Già nel corso del processo “Testa del Serpente“, erano emersi dettagli sulla compravendita del bene. Da una parte Duccio Celebre e dall’altra Antonio Russo. Quest’ultimo, ha raccontato di aver subito un’azione violenta «in quanto la famiglia dei “Banana” era dapprima intenzionata ad acquisire la proprietà del terreno su cui insiste la sua bancarella», e successivamente, poiché lo stesso Russo aveva «intrapreso una azione legale per l’acquisto del terreno da Duccio Celebre, legittimo proprietario del terreno». Da quanto emerso, l’interesse degli “Zingari” si sarebbe spostato sulla richiesta di danaro «in cambio del loro non interessamento all’acquisto del terreno».
A tal proposito, quando Russo racconta delle presunte minacce subite cita un episodio che vedrebbe protagonista Antonio Marotta alias “Capiceddra”. Che avrebbe intimato allo stesso di abbandonare il posto di via Romualdo Montagna, «lasciandomi intendere che erano interessati al terreno sottostante». Ci sarebbe stato poi un incontro, al quale avrebbe partecipato anche Roberto Porcaro. La trattativa di vendita del terreno fatica a decollare, Celebre avrebbe proposto a Russo «una buonuscita, ma senza successo». L’interesse presunto di uomini della mala cosentina spinge il proprietario del terreno a vendere a qualsiasi cifra pur di uscire dall’impasse. Alla fine, le maniere forti sarebbero servite a convincere Russo a desistere da qualsiasi azione legale nei confronti di Celebre, procedendo all’acquisto del terreno ad una cifra decisamente inferiore rispetto alla stima effettuata da un perito. Il pezzo di terra dal valore di 100mila euro, viene venduto a 28mila euro. Nella vicenda, secondo l’accusa, avrebbe avuto un ruolo anche Franco Casella. Che avrebbe «intimato Russo a consegnare una dazione di denaro da 20mila euro al ”fratello” Porcaro», sostenendo «che la storia dell’usucapione a loro non interessava».
Questa mattina, Roberto Porcaro – sentito dal pm e dagli avvocati del collegio difensivo – ha riferito sull’episodio. Intanto, l’ex pentito ha dichiarato di aver conosciuto solo in carcere Antonio Marotta «che non ha partecipato all’estorsione» e inoltre «non c’è stata nessuna estorsione ai danni di Duccio Celebre». Sempre secondo il boss, oggi recluso al 41 bis, le parole proferite da Antonio Russo sarebbero frutto di una «invenzione». Porcaro ha dichiarato di «non aver preso parte a nessun episodio legato a questo avvenimento». Anche il nome di Franco Casella risulta sconosciuto sia a Porcaro che a Barone. (f.b.)
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