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‘Ndrangheta, l’appello della Dda contro l’assoluzione di Callipo. «Sindaco di Pizzo riferimento del sodalizio»

Assolto completamente nonostante la richiesta di 18 anni di reclusione, l’accusa torna alla carica nelle oltre 1.600 pagine che motivano l’impugnazione della sentenza

Pubblicato il: 18/07/2024 – 6:27
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, l’appello della Dda contro l’assoluzione di Callipo. «Sindaco di Pizzo riferimento del sodalizio»

VIBO VALENTIA Una posizione trattata «in pochissime battute con motivazione carente sul piano argomentativo e omettendo la valutazione di prove decisive». È quanto contestano i pm della Dda di Catanzaro nella richiesta d’appello avanzata nei confronti di 67 imputati nel processo “Rinascita-Scott”. I pm, in particolare, si sono concentrati sulla figura di Daniele Pulitano legata a quella di Gianluca Callipo. Concorso esterno e abuso d’ufficio aggravato. Queste le accuse mosse nei confronti dell’ex sindaco di Pizzo, tra gli imputati del processo scaturito dalla maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta vibonese denominata “Rinascita Scott“. Per lui la Dda aveva invocato una pena a 18 anni di carcere, mentre il Collegio giudicante ha ritenuto di doverlo assolvere da tutte le accuse. Assolto anche Pulitano nonostante per lui l’accusa avesse chiesto 17 anni di carcere.

Pulitano e Isolabella

Ma, secondo la Dda, «nel corso del dibattimento sarebbe emerso come Daniele Pulitano, nipote dell’imputato Francesco Isolabella – condannato a 2 anni – abbia agito come intermediario tra lo zio e Gianluca Callipo per le vicende relative all’agibilità della sala ricevimenti del ristorante “Mocambo” di Pizzo ed alla revoca dell’autorizzazione alla somministrazione di alimenti e bevande». Ma non solo. Come si legge nelle 1.600 pagine dei motivi di appello avanzati dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 67 imputati, «Pulitano è risultato essere anche in diretto collegamento con il vertice della ‘ndrina dei sangregoresi Saverio Razionale – che è stato il “compare d’anello” al suo matrimonio – nonché in diretto contatto con l’organizzazione criminale di Pizzo, in particolare con il capo ‘ndrina Salvatore Mazzotta e suo zio Domenico Antonio Ciconte, esponente della cosca Mancuso» fungendo da intermediario per conto della ‘ndrina di Pizzo «nei rapporti con l’allora sindaco Gianluca Callipo e per il “locale” di San Gregorio, fungendo da rappresentante nel settore turistico alberghiero e della ristorazione».  

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«Elementi insufficienti»

Secondo i giudici, come si legge nelle motivazioni, gli elementi a carico di Pulitano «anche complessivamente considerati, sono insufficienti a provare la condotta concorsuale, non essendo individuabile uno specifico contributo dallo stesso fornito all’associazione mafiosa». Per la Dda, invece, a titolo esemplificativo, sono risultati di particolare interesse le dichiarazioni del colonnello D’Angelantonio in esame e controesame a marzo e aprile del 2022. «(…) grazie al contributo offerto dal nipote Pulitano Daniele, lsolabella entrava in contatto con Maurizio Fiumara, imprenditore di Pizzo operante nel settore della costruzione e gestione di edifici turistico residenziali (…) attraverso il nipote Pulitano Daniele emerso anche egli in contatto con Gasparro e Razionale si interfacciava con Callipo Gianluca, sindaco del Comune di Pizzo, che interveniva in prima persona in modo tale che Fiumara accettasse il progetto di lsolabella». La Dda, oltre a questo aspetto, ha posto l’accento anche sui contatti diretti di Saverio Razionale con Pulitano che, in occasione di un pranzo al ristorante la Polena organizzato da Razionale, vedrà un punto di contatto proprio con Gianluca Callipo».

Testimone di nozze

Inoltre, sempre secondo la Dda, su Pulitano e i rapporti con Saverio Razionale, «si veda anche l’esame dell’imputato Callipo all’udienza del 20 dicembre 2022». «Pulitano – sottolinea ancora la Dda – aveva chiesto a Callipo – che inizialmente aveva accettato – di fare da testimone di nozze e a Saverio Razionale di fare da compare d’anello». «Callipo – sottolinea ancora la Distrettuale – prendeva parte nell’agosto 2019 al ricevimento organizzato proprio presso il ristorante “Mocambo” in occasione della promessa di matrimonio e, nell’occasione, riferiva di avere visto ai tavoli un signore che gli veniva indicato come Saverio Razionale, boss della ‘ndrangheta».

callipo gianluca
Gianluca Callipo

Il sindaco di Pizzo «a disposizione del sodalizio»

L’accusa segnala due passaggi che, con macroscopica evidenza, «stridono con la narrazione di “presa di distanze” dal contesto criminale effettuata da Callipo nel corso dell’esame». Già perché secondo la Dda «appare perfino un’ovvietà che il sindaco in carica del comune di Pizzo ritirasse la propria disponibilità a rivestire il ruolo di testimone di nozze di un amico che aveva indicato quale compare d’anello Saverio Razionale». Per l’accusa, inoltre, non c’è dubbio che Callipo si sia posto quale «quale riferimento per il sodalizio, nella risoluzione di problematiche inerenti alla propria funzione di Sindaco», mettendo in evidenza tre punti fondamentali: in veste di primo cittadino «avrebbe promosso gli interessi dell’organizzazione e favorito, anche nell’adozione o meno di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio». E poi «avrebbe garantito a Francesco Salvatore Mazzotta condotte amministrative favorevoli alla famiglia e segnatamente alla prosecuzione dell’attività imprenditoriale, anche in cambio del sostegno elettorale offertogli». Infine, sempre secondo la Dda «avrebbe garantito la prosecuzione dell’attività imprenditoriale del “Mocambo”, gestita da Francesco Isolabella – amministratore unico della società “FUTURA s.r.l.”, esercitata all’interno di un immobile poi rilevato dalla “C.T.S. Invest s.r.l.” (di cui risulta socio il medesimo Callipo) e di interesse di Saverio Razionale e Gregorio Gasparro».

L’incontro alla Esso

E la Dda riporta poi l’incontro del 14 maggio 2017, presso il distributore di carburanti Esso a Pizzo, tra il vertice apicale della ‘ndrina di Pizzo, Salvatore Mazzotta, i suoi cognati Mario Vallelunga, Domenico Simonetti e lo zio Domenico Antonio Ciconte, esponente della cosca Mancuso, per discutere delle elezioni amministrative di Pizzo. E riporta una conversazione “(…) domani lo faccio chiamare da Daniele (Pulitano ndr) e vado la e glielo dico pure io. Gli dico: o Gianluca, considera pure lui… perché mi ha detto di sì, che gli dobbiamo portate… e vedi che lui si impegna!”, considerata «breve ma ricca di significato». Per l’accusa infatti «non si tratta di un incontro alla luce del sole, né di un incontro tra un cittadino e un amministratore locale, all’intero degli uffici della casa comunale, per rappresentare una legittima istanza, un reclamo, una questione in cui sì invoca l’intervento dell’ente: appare fin troppo palese, per le modalità, per la sequenza e lo svolgersi dei fatti che è un incontro pre-elettorale che dovrà svolgersi in modo riservato». Viene in rilievo un patto elettorale, che la ‘ndrina stringe con il Sindaco, in funzione della sua rielezione.
Alla Dda, come si legge, preme evidenziare «l’insufficienza e la contraddittorietà della motivazione della sentenza impugnata che qualifica la condotta di Gianluca Callipo come soggetto “che ha acconsentito ad avere rapporti con la consorteria” affermando al contempo che “residua il dubbio sul contributo esterno fornito”». (g.curcio@corrierecal.it)

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