L’estate è da sempre la stagione del calciomercato. Almeno per gli appassionati di pallone che ogni giorno sfogliano le pagine dei giornali (e oggi dei siti) per ricevere informazioni sulle proprie squadre del cuore. Notizie probabili e improbabili, da prendere sul serio o farci un sorriso, trattative che nella maggior parte dei casi, quando si tratta di calciatori d’alto rango, soprattutto per le squadre calabresi tendono a sfumare sul più bello o, semplicemente, non erano mai state avviate veramente.
Eppure, poco più di 20 anni fa, una di quelle trattative da sogno in Calabria stava per diventare realtà. Siamo nell’estate del 2000 e Roberto Baggio, secondo molti esperti del settore il più grande calciatore italiano di sempre, è ad un passo dalla Reggina di Lillo Foti, da un anno approdata per la prima volta in serie A. In panchina c’è Franco Colomba che ha appena portato brillantemente alla salvezza la squadra amaranto (40 punti contro i 36 del Torino, giunto quart’ultimo in classifica e retrocesso). Taibi a difesa dei pali, Baronio, un giovanissimo Andrea Pirlo e Cozza in mezzo al campo, Bogdani, Possanzini e Kallon in attacco, quest’ultimo a fine anno avrà realizzato 11 gol.
La piazza è in estasi, un esordio del genere forse non se lo aspettava nessuno, e allora Lillo Foti e i suoi dirigenti decidono che bisogna spingere ancora sull’acceleratore. Vogliono far sognare la città, la provincia, l’intera Calabria. Vogliono ingaggiare nientepopodimenoche Roby Baggio. Un obiettivo impossibile? Forse. Oppure no.
Il “divin codino” ha 33 anni e viene da due stagioni nell’Inter con più ombre che luci, anche a causa dell’allenatore Marcello Lippi che Baggio proprio non può vederlo. Il distacco dal club nerazzurro, però, è da incorniciare: nello spareggio per accedere ai preliminari di Champions League contro il Parma, è proprio Baggio a “salvare” Lippi con due splendide reti che portano l’Inter in trionfo. Ma non basta per la conferma nella stagione successiva. E così, il fuoriclasse di Caldogno resta per settimane senza squadra.
Il suo unico obiettivo è riconquistare la maglia della Nazionale per partecipare ai Mondiali del 2002, ma nessuna big lo vuole più. Ed è a questo punto che entra in scena la Reggina. Foti contatta Vittorio Petrone, storico manager di Baggio e comprende immediatamente che l’affare impossibile può andare in porto. Ma serve pazienza. Si presenta a casa di Baggio a Caldogno, fa un caldo afoso quel giorno, il campione ascolta cosa ha da proporgli il patron amaranto. Quando si salutano, l’ex numero dieci dell’Italia appare rilassato, non gli dispiace affatto il progetto di quel club distante più di mille chilometri dal suo Veneto. Ma le due parti non hanno ancora parlato di cifre, pur essendo estate inoltrata i tempi per una proposta economica non sono ancora maturi, la decisione da prendere non è semplice.
I giorni passano, se ne va ferragosto, e adesso i giornali iniziano a scrivere che il calciatore pare essersi coinvinto a trasferirsi sullo Stretto. Ad averglielo consigliato è stato Massimo Moratti, patron dell’Inter che, pur lasciando partire Baggio per far contento Lippi, è rimasto legato al suo vecchio campione e vuole aiutarlo a trovare una nuova squadra. «La Reggina – dichiara proprio Petrone il 28 agosto alla Gazzetta dello Sport – è certamente una delle società italiane che hanno dimostrato maggiore attenzione per Robi. E mi sembra naturale che, nell’ eventualità di una soluzione italiana, la società calabrese verrà adeguatamente presa in considerazione».
Lillo Foti prova la mossa romantica: «La Reggina – dichiara sempre alla Gazzetta – guarda essenzialmente all’ uomo-Baggio. Il campione lo hanno sempre apprezzato tutti, ma la mia società intende prospettargli delle idee ad hoc. L’ obiettivo è che nasca un legame di reciproco rispetto: all’insegna della professionalità».
Insomma, ci siamo, a meno di un mese dall’inizio del campionato, il 10 italiano migliore di sempre sta per dire sì alla società calabrese. Ma, improvvisamente, tutto si blocca.
Carletto Mazzone (scomparso un anno fa) legge sui giornali che Baggio sta per passare alla Reggina. Non una corazzata della serie A, ma una squadra che dovrà lottare insieme al suo Brescia per la salvezza. No, non può stare a guardare. Alza il telefono e chiama Cesare Metori, amico di Baggio: «E’ vero che va a Reggio Calabria?», gli chiede. Si sente rispondere di sì. «Senti – replica il tecnico – allora fammi un piacere, chiamalo subito e fammici parlare». Baggio conferma tutto all’allenatore romano, anche se un piccolo dubbio su quella decisione rimane: la lontananza dalla famiglia che non lo seguirebbe a Reggio Calabria.
Mazzone fiuta l’affare e di getto, senza averne parlato prima con il suo presidente Corioni, gli fa la proposta indecente: «Ti piacerebbe venire a giocare a Brescia?». La risposta di Baggio è istantanea: «Magari». Nel giro di poche ore, quando Lillo Foti era ormai certo di aver concluso l’affare, il sogno amaranto si infrange.
Quell’anno il Brescia arriverà ottavo in campionato, trascinato da un Baggio irresistibile. La Reggina tornerà in B. Quel giorno a Caldogno, definito nel 2020 da Lillo Foti «uno dei posti più squallidi dove mi sia mai recato», «dopo una lunga chiacchierata abbiamo riscontrato la sua disponibilità», ha rivelato nel maggio scorso l’ex presidente a seried24.com. La notizia poi è venuta fuori «e si è inserito il Brescia e voi sapete la vicinanza con Vicenza. Di conseguenza ha preferito non spostarsi. Lo sapete, lui era innamorato della caccia e per questo gli ho parlato anche dell’Aspromonte, ma ha preferito fare un’altra scelta, stare più vicino a casa». (f.veltri@corrierecal.it)
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