COSENZA Pentiti ritenuti credibili, intercettazioni e un quadro cristallino sulla presenza di un contesto associativo caratterizzato da una struttura verticistica, con distribuzione di compiti e ruoli tra gli associati, e con organizzazione di mezzi con «l’intento di commettere una serie indeterminata di reati concernenti gli stupefacenti». E’ questo, in buona sostanza, il resoconto delle oltre 600 pagine di motivazione della sentenza emessa al termine del processo di primo grado scaturito dall’inchiesta “Overture“, celebrato dinanzi il Tribunale di Cosenza. I giudici mettono nero su bianco, i motivi che hanno condotto alla condanna degli imputati, al riconoscimento dell’esistenza di una associazione dedita al narcotraffico ed alle estorsioni. Dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro era emerso il modus operandi della mala cosentina –decisa a mettere le mani sui lavori di ampliamento dell’Ospedale “Annunziata”, sugli interventi di ammodernamento del sistema di illuminazione del campus universitario Unical di Rende e sulle opere di restauro del Convento di San Francesco di Paola a Spezzano della Sila, attraverso una intensa attività estorsiva nei confronti delle imprese assegnatarie dei lavori. Gli investigatori, nell’attività di indagine cristallizzeranno anche una serie di episodi legati al traffico di droga.
Elementi caratterizzanti l’associazione, sono stati raccolti grazie anche alle ricostruzioni in aula fornite dai collaboratori di giustizia e alla attività di intercettazione. Per il Collegio giudicante «si delineano tutte le caratteristiche dell’associazione contestata, costituita dagli elementi naturalistici tipici» come la presenza di «soggetti (capi, organizzatori, partecipanti in funzione pure sovraordinata rispetto ai collaboranti esecutori materiali), territorio (individuato per distribuzione geografica, correlata a soggetti a competenza territoriale limitata e a competenza funzionale stabilita), fine di impresa (acquisto, cessione di stupefacenti, ed altri reati) con sinallagma economico a caratterizzazione criminale di accumulazione di capitale». A tal proposito le narrazioni fornite dal pentito Alberto Novello appaiono «credibili e attendibili».
Per i giudici, gli elementi raccolti nella fase dibattimentale hanno consentito l’individuazione di un “gruppo” facente capo a Alfonsino Falbo, dedito – dal 2012 al 2020 – «allo spaccio di sostanze stupefacenti: cocaina, hashish e marijuana». Del gruppo, come si legge nelle motivazioni della sentenza, farebbero parte Sergio Raimondo, Riccardo Gaglianese, Massimo Imbrogno, oltre agli spacciatori al minuto».
Claudio Altomare 900 euro di multa
Francesco Amendola 1 anno e 6 mesi
Gaetano Bartone 6 anni e 9 mesi
Dimitri Bruno 8 mesi
Giuseppina Carbone 6 anni e 10 mesi
William Castiglia assolto
Egidio Cipolla 6 anni e 7 mesi
Silvio Donato assolto
Alessandro Esposito 900 euro di multa
Mario Esposito 900 euro di multa
Alfonsino Falbo 17 anni e 6 mesi
Manuel Forte 6 anni e 9 mesi
Massimo Fortino 1 anno e 6 mesi
Alfredo Fusaro 8 mesi
Gianfranco Fusaro 6 anni e 8 mesi
Riccardo Gaglianese 17 anni e 5 mesi
Luca Imbrogno 10 mesi
Massimo Imbrogno 12 anni e 2 mesi
Vittorio Imbrogno 2 anni e 8 mesi
Vincenzo Laurato 10 anni e 8 mesi
Francesco Le Piane 900 euro di multa
Carmine Lio 3 anni e 20 giorni
Pietro Mazzei 3 anni e 6 mesi
Umberto Mazzei 10 mesi
Ottavio Mignolo 1 anno e 6 mesi
Cesare Quarta 6 anni e 6 mesi
Gianfranco Sganga 6 anni e 2 mesi
(f.benincasa@corrierecal.it)
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