COSENZA Sì viene da settimane confuse a Cosenza. Giorni in cui l’entusiasmo per l’arrivo in rossoblù di un direttore generale del calibro di Giuseppe Ursino e per il riscatto di Gennaro Tutino, sembra essersi momentaneamente spostato dietro le quinte in attesa di giorni migliori. Giorni migliori che dovrebbero fornire alla squadra rossoblù un’identità nuova dopo che la rosa dello scorso anno è stata completamente smantellata in nome di una rivoluzione tecnica ancora tutta da definire. «Bisogna avere fiducia e giudicare alla fine del calciomercato», sostengono i più ottimisti in dura opposizione con i pessimisti cronici che considerano invece i volti nuovi della rosa non all’altezza del campionato di serie B. Acquisti per lo più giovani, di prospettiva o scommesse che, però, non bastano a fornire nell’immediato certezze assolute rispetto ai vari Calò, Meroni, Antonucci, Mazzocchi e Voca, partiti o lasciati partire, e con un Marras ormai pronto ad imitarli. A ciò bisogna poi aggiungere la vicenda Tutino, illusione e tormentone di quest’estate di speranza mista a rassegnazione per una cessione che appare ormai scontata. Anche in questo caso sono essenzialmente due i modi di vedere le cose della piazza: c’è chi crede ancora nella permanenza del bomber in rossoblù, e chi (anche deluso per il silenzio del calciatore dopo le dichiarazioni del suo agente che un mese fa aveva parlato di ciclo finito del suo assistito a Cosenza), oltre a non crederci, chiede che l’addio avvenga in fretta per poter operare con maggiore incisività sul mercato. Di certo, la querelle Tutino, riscattato dal Parma quasi 40 giorni fa, sta rallentando non poco i movimenti del direttore sportivo Gennaro Delvecchio, vittima, tra l’altro, nei giorni scorsi di un piccolo grande raggiro: si è visto soffiare sotto il muso dal Sassuolo Fabrizio Caligara, 24enne ex Ascoli che avrebbe dovuto prendere il posto di Calò in mezzo al campo.
Sfidando l’imprevedibilità del calciomercato, c’è chi è convinto che questa sarà la settimana decisiva per chiudere il capitolo Tutino e voltare pagina. Se così non fosse, per evitare che la telenovela venga trascinata strategicamente dai club interessati al calciatore (Sampdoria e Sassuolo in testa) fino agli ultimi giorni del calciomercato, la soluzione ideale, in accordo magari anche con l’agente Mario Giuffredi (se le due parti riuscissero a comunicare onestamente), sarebbe quella di fissare una data di scadenza per una eventuale offerta di acquisto. Ma, obiettivamente, l’opzione appare poco realistica.
Intanto la prima amichevole stagionale contro la Primavera della Roma di sabato scorso ha fornito qualche segnale positivo al tecnico Massimiliano Alvini che ha schierato i suoi ragazzi con il 3-4-1-2. Sugli scudi un Florenzi apparso più vivace rispetto a quello visto all’opera nello scorso campionato. Bene anche Zilli autore di una doppietta e il giovanissimo Contiero, proveniente dal settore giovanile. Su di lui a fine gara capitan D’Orazio ha speso parole di elogio. Ma al di là delle note liete, è evidente che questo Cosenza è ancora incompleto. Le assenze (per affaticamenti muscolari poco credibili) di Tutino e Marras, dati quasi sicuramente per partenti, impongono una ricostruzione totale del reparto offensivo. Ecco perché, tornando al ragionamento di partenza, non c’è più tempo da perdere.
L’entusiasmo nell’ultimo periodo è stato messo in stand-by anche dai casi Kevin Marulla e calcio femminile. Il presidente Eugenio Guarascio non avrebbe voluto riconfermare il team manager considerato troppo vicino all’ex ds Roberto Gemmi ma, alla fine, spinto da una prevedibile insurrezione popolare e dall’opera di convincimento del dg Ursino (anche a causa della disastrosa mancata iscrizione della squadra femminile al torneo di serie C, appena conquistato sul campo) si è convinto a fare un passo indietro. Ma se ancora per un anno il figlio di Gigi Marulla resterà al suo posto, non esistono più chance di sopravvivenza per le ragazze di mister Orlando. Come nel caso, prima del reintegro obbligato, del team manager, la società, subissata da dure critiche di popolo, istituzioni cittadine e finanche dei media nazionali, ancora oggi non ha spiegato la sua scelta, trincerandosi in un silenzio incomprensibile. Un silenzio che evidenzia gli atavici limiti di comunicazione di un club che in molti, con l’avvento di una più completa ed esperta struttura dirigenziale, erano convinti di avere finalmente risolto. (f.veltri@corrierecal.it)
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