Sul costone che sovrasta Copanello lido, situato sul litorale del Golfo di Squillace, quasi al livello del mare, detto anche “Coscia della baronessa”, accanto alla nota fabbrica di caffè, sorgono due torri abbandonate che facevano parte di un cementificio che traeva la materia prima dal costone medesimo.
Ci fu un tempo che quelle torri furono acquistate dalla Zoppas, la nota marca di elettrodomestici di Conegliano Veneto, in provincia di Treviso, attiva dal 1923 al 1973, quando fu assorbita dalla Zanussi di Pordenone. Zoppas vendette quel complesso industriale a Stefano Siracusa, responsabile di “Italtractor Sud Italia”. In quella zona, divenuta nel frattempo ritrovo per consumare fugaci incontri sessuali in mezzo agli escrementi di bestiame che vi pascolava e forse vi pascola ancora liberamente tra cocci di eternit disseminati dappertutto, c’erano dei vincoli, sicché il progetto di bonifica fu bocciato e/o sospeso con l’idea (postuma?) di costruire ex novo, grazie ai finanziamenti della legge 488, un bel villaggio turistico. Quella zona fu indagata a lungo dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.
Non è dato sapere cosa Zoppas intendesse fare di preciso in quel sito l’industria veneta, tenendo conto che la stessa azienda cercò, durante tutta a sua esistenza, di diversificare generi e settori merceologici. Oggi, l’erede della saga, Gianfranco Zoppas s’è confessato ad Enrico Fierro su un giornale nazionale, raccontando le vicende della famiglia. La zeta gotica del logo “3oppas” era (è) una lettera dell’alfabeto tedesco perché la declamata qualità del prodotto era sinonimo di solidità. Tant’è che il mantra risuonava: “Zoppas li fa e nessuno li distrugge”. Forse è per la proprietà transitiva che le torri di Copanello sono ancora in piedi.
*giornalista
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