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l’intervista del corriere della calabria

Mancato collettamento e scarichi abusivi: il pericolo del mare arriva via terra

Silvio Greco: «Altro che alghe e mare verde o caldo, il grosso delle colpe è in capo ai sindaci, produttori e trasformatori»

Pubblicato il: 22/07/2024 – 17:15
Mancato collettamento e scarichi abusivi: il pericolo del mare arriva via terra

LAMEZIA TERME «Se si va a fare un’analisi per vedere negli ultimi 20 anni quanti soldi la Regione Calabria ha dato per la depurazione, si resta scioccati», però il tema del collettamento resta cruciale, legato com’è al turismo oltre che alla salute. E Silvio Greco, biologo marino, già assessore regionale all’Ambiente nella giunta Loiero, è dirigente di ricerca della Stazione zoologica Anton Dohrn (primo ente di ricerca italiano sul mare, secondo in Europa e ottavo nel mondo), non ha dubbi: «La depurazione, il sistema depurativo ha una responsabilità del massimo del 42%, il 58% è in mano ai calabresi, è in mano all’attività agricola», dice al Corriere della Calabria.

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Silvio Greco, biologo marino ed assessore regionale all’Ambiente nella giunta Loiero, è dirigente di ricerca della Stazione zoologica Anton Dohrn e dal 2021 collabora con la Regione nel settore del mare e della depurazione

Un dato allarmante

Non è vero che sia solo mala depurazione, questo in estrema sintesi il Greco-pensiero. «Lo è in parte, proprio per circa 40-45 per cento – specifica – ma tutto il resto è legato alle attività che abbiamo trovato, a iniziare da quella agricola, perché quel fenomeno è possibile proprio per un’enorme quantità di nutrienti che l’alga ha trovato, nutrienti che sono stati identificati attraverso analisi da cui si evince che sono le basi di concime. È ciò che abbiamo trovato e che tra l’altro ha trovato anche l’Arpacal, che quest’anno ha fatto analisi molto corrette e precisi». Greco ci tiene poi a «ricordare a tutti che le acque verdi, quelle alghe non sono assolutamente pericolose, assolutamente, né per i bambini, né per gli adulti, né per nessuno. So bene che farsi il bagno in un’acqua al pistacchio… può impressionare. Io capisco bene che la gente vede l’acqua verde e si spaventa. Come pure capisco che nel corso degli anni purtroppo le persone non si sono fidate spesso dell’acqua calda. Capisco anche questo».
Un tema strettamente legato al turismo, e che infatti puntualmente ricorre in questo volgere della stagione tanto tra i residenti quanto tra i visitatori: «Se noi non risolviamo questo problema è inutile il grande sforzo che si sta facendo per attrarre i turisti, perché è chiaro che c’è, e questo è un cane che si morde la coda. Però – incalza – bisogna ricordare che qui c‘è una chiara responsabilità del settore agricolo e del settore della trasformazione, perché ogni giorno arriva la notizia che qualcuno non si è collettato e scarica direttamente a mare, chi fa formaggi butta gli scarti della lavorazione in acqua. Sembra un fenomeno piccolo, ma questo è uno dei grandi problemi, agricoltura e trasformazione al primo punto».

Il nodo del collettamento

Secondo punto «che possiamo anche mettere al primo posto, ma cambia poco», sorride Silvio Greco, è il collettamento: «Noi sul versante tirrenico abbiamo oltre il 40% delle case, degli agglomerati urbani e anche delle grandi città con un deficit di collettamento che è oltre il 40%, ciò che significa? Significa che tutte queste case, questi pezzi interi di città, questi pezzi interi anche di capoluogo di provincia, vanno a scaricare direttamente nei fossi e dai fossi in un modo o altro arriva tutto al mare. Dobbiamo ricordare che il mare in tutto il mondo, ma in Calabria proprio per la sua struttura orografica, inizia in montagna: qui inizia sul Pollino, inizia sulla Sila grande, sulla Sila piccola, sulle Serre e per finire l’Aspromonte, perché tutto ciò che si forma, parte tutto da là: le montagne sono un bacino sversante, sia sul Tirreno che sullo Ionio, tutto quello che succede, proprio il mancato collettamento, tutto quindi quello che arriva nei fossi in un modo o nell’altro arriva a mare, e questo è il secondo punto».

La “sottocultura del mare”

«Il terzo punto è legato proprio a una nostra sottocultura del mare: ci occupiamo del mare solo nel periodo estivo, e pensiamo che il mare siano solo quei 15 giorni. Noi dobbiamo chiedere ai nostri amministratori di non pensare alla sagra del fungo fritto, del pesce stocco o del pesce fritto, così non mi inimico nessuno…». Le falle nel sistema di collettamento e depurazione restano però «il vero problema» per il prof. Greco, al pari della «corretta gestione del ciclo depurativo: voglio ricordare a tutti che i sindaci sono i responsabili della depurazione, non la Regione, sono i sindaci e quando i sindaci pensano di cavarsela affidando a terzi, alle aziende che gestiscono, senza però seguire il capitolato, pensando solo di fare offerte al massimo ribasso, è evidente che il gestore se lo prende lavora al massimo ribasso e dove ci guadagna? Ci guadagna dal fatto che lui i fanghi di depurazione non li porta a smaltimento, come infatti non li stiamo trovando, non si trovano le fatture di questi fanghi di depurazione e dovevano E questo è il bonus. Bisogna seguire la depurazione. Collettamento e depurazione». Un binomio che suona come un mantra.

Delle barriere per bloccare i concimi a mare

Quanto basta per parlare di un quadro inquietante. «È – ribatte Greco – la realtà, ma è una cosa che già diciamo da tre anni però. Ora bisogna trovare una soluzione, bisogna fare in modo di fare delle barriere per evitare che i concimi arrivino direttamente a mare, che si concentrino nelle fosse e poi arrivano a mare. Specialmente nella fascia tirrenica, dove c’è un’agricoltura intensiva, perché lo sappiamo bene che c’è un’agricoltura intensiva, anche se della cipolla, ma sempre intensiva. Chiaramente non sono contro l’agricoltura. Io vengo dal lavoro, ho il massimo rispetto per i lavoratori, specialmente per gli agricoltori. Però il problema c’è e viene creato anche da quello di cui ho parlato fin qui: o noi accettiamo quello che dice la ricerca, cioè il dato scientifico, oppure è inutile che parliamo, altrimenti non occupiamocene più. Dopo tre anni non posso sentirmi dire che ora ci sono dei cittadini sventurati, che vanno a un laboratorio privato a chiedere di fare un’analisi, io voglio dire a questi cittadini che buttate i soldi dalla finestra, perché il dato così come viene descritto non significa nulla».

Mare verde fotografato qualche giorno fa nel golfo di Lamezia Terme

Le analisi private

A proposito di ricerca, Greco parla poi di «blasonati istituti di ricerca che hanno parlato di mare, scrivendo che la salinità era al 34 per mille mentre tutti sanno che la salinità del Tirreno deve essere tra 38 e 39, come la salinità dello Ionio è 41, il posto più salato del Mediterraneo. Ma io questo non lo dico perché voglio fare l’accademico né lo scienziato, però vorrei vedere i certificati e gli accrediti dei laboratori: ci deve essere un ente terzo che certifica. E poi quali biologi marini hanno nel laboratorio che spieghino i dati? Perché il problema non è solo avere un dato, è anche calarlo in un contesto, se tu vuoi capire che sta succedendo a mare; non è un prelievo del sangue, pure io da biologo so che cosa significa la glicemia a 105 o il colesterolo a 220 o a 280… Ma quando si parla di mare è un altro mondo e si possono dare informazioni sbagliate alle persone e si creano problemi». Insomma è evidente che alla base c’è un problema di fiducia che va di pari passo forse a una mancata consapevolezza ma se non si ha fiducia della ricerca scientifica per cui sembra tornati ai discorsi sui vaccini.

Le villette sulla spiaggia e il caso Lamezia

«Per non parlare poi delle villette sulla spiaggia: abbiamo ricavato dal dato dei depuratori, cioè dei bottini, la valutazione di quanti viaggi fanno i bottini e di quanto materiale viene conferito. In alcune province ci sono state inchieste della magistratura, ora vediamo come andranno a finire. Sono state trovate società di depuratori e autobotti che avevano fatto due o tre lavori a questo livello».
Sull’area che è immediatamente prospiciente alla grande area industriale lametina o comunque nella piana di Sant’Eufemia ci siano alcuni canali che sversano direttamente a mare: e tecnicamente alla foce di questi canali, all’uscita di questi canali, l’acqua è nerastra o con delle evidenze in superficie che evidentemente rimandano a fanghi. Su questo, Silvio Greco risponde senza remore «so per certo che la magistratura sta facendo un gran lavoro. Procure come Vibo e Lamezia stanno facendo un grandissimo lavoro».
Proprio nell’area industriale di Lamezia Terme c’è un canalone principale che arriva col suo carico nero e maleodorante e sversa una quantità di acqua a mare che poi ovviamente scende sotto costa: «Io – risponde Greco – presumo che l’Arpacal la stia seguendo, questa cosa. Poi purtroppo ogni giorno scopriamo una cosa nuova e impensabili, con aziende che fanno trasformazione che scaricano direttamente a mare. E nonostante ci siano le procure in atto, la gente non si spaventa di niente, pur di risparmiare solo perché il tema è sempre quello».

Consuntivo in chiaroscuro

Ma non ci sono solo dati negativi: «L’impressione generale già l’anno scorso era di una situazione complessivamente migliorata. Anche quest’anno nei controlli e nel livello tecnico, stando ai dati, la situazione dal punto di vista dell’inquinamento e della depurazione è migliorata, ma di molto». Un esempio? «Sul Silica, che è uno dei grandi depuratori di Vibo Valentia, abbiamo fatto un’analisi in questi giorni ed è acqua pulita. C’è stato un forte miglioramento in questi anni, assolutamente. Chi dice il contrario non dice la verità. Anche noi lo vediamo dal totale delle analisi che stiamo facendo. In questi giorni il laboratorio mobile della stazione zoologica, insieme alla Regione, sta monitorando. Possiamo dire che bisogna lavorare anche sulle persone, sull’attività produttiva, sui cittadini. Mi dispiace dirlo, però il problema è: quando esce fuori che un’azienda sversa direttamente, con chi me la devo prendere? Con il procuratore? Periodicamente io e il procuratore ci confrontiamo, perché io ancora sono consulente scientifico, a titolo gratuito tra l’altro, perché la convenzione con la stazione geologica è totalmente a titolo gratuito».
Poi Greco rivendica il lavoro fatto negli ultimi tre anni: «La stazione geologica, come pure il Dipartimento Ambiente della Regione, ha fatto un lavoro enorme, veramente mai fatto. Quindi è chiaro che una volta che si ha la fotografia, ci si deve dare da fare tutti, non solo la Regione e non solo in estate. I primi sono i sindaci, ma non voglio mettere la croce sui sindaci, però voglio sottolineare la loro importanza, anche se il mare non ce l’hanno: ma il mare ce l’hanno tutti, perché il mare è di tutti, è un bene comune raggiungibile da ogni posto della regione in 20 – 30 minuti».

Un monitoraggio continuo

La stazione zoologica Anton Dohrn ha iniziato questo percorso anche grazie al protocollo fatto con la Procura di Vibo Valentia: si tratta anche in questo caso di un piccolo primato calabrese essendo la prima convenzione tra una procura italiana e la stazione zoologica. Altra parte importante di questa attività è la convenzione con la Regione Calabria, convenzione non onerosa tra due enti pubblici: la Regione paga solo le spese, le analisi, il furgone, il laboratorio mobile attrezzato che anche in questi giorni continua a girare. A fine estate ci sarà il tempo dei consuntivi. (redazione@corrierecal.it)

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