ROMA L’obiettivo di Mediterranea «non è dare la patente di made in Italy a quello che italiano non è, bensì rafforzare le filiere produttive nazionali per rendere il nostro Paese sempre più vicino all’autosufficienza alimentare». Lo spiega, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, Massimiliano Giansanti, che ha il doppio cappello di presidente della Confagricoltura e quello di presidente di Mediterranea, l’associazione fondata lo scorso gennaio insieme a Unionfood per promuovere le eccellenze agroalimentari italiane e le filiere dal campo alla tavola. «C’era un tempo in cui la nostra bilancia commerciale agricola era in positivo, mentre oggi è in negativo di 13 miliardi di euro. Io però credo che l’obiettivo dell’autosufficienza sia raggiungibile – prosegue -. L’Italia coltivava 800mila ettari di terreno a soia e un milione di ettari a mais: entrambe le estensioni oggi si sono dimezzate, ma possiamo tornare indietro. Non dimentichiamoci che nel Paese ci sono un milione di ettari di terreno improduttivi perché vincolati dalla politica demagogica della Ue». Il cambiamento secondo Giansanti può avvenire attraverso i contratti di filiera, «vogliamo tornare a produrre le quantità di un tempo, se non addirittura di più. Oltre al grano duro, stiamo lavorando su altre filiere significative del sistema agroalimentare nazionale, in collaborazione con il mondo dell’università e della ricerca», spiega ancora. «Questi accordi sono vantaggiosi per gli agricoltori, perché riconoscono loro una premialità rispetto a un prezzo che, specie quest’anno, è particolarmente basso – conclude -; ma sono vantaggiosi anche per le imprese della trasformazione alimentare, perché permettono loro di risentire meno delle speculazioni sui mercati, dando stabilità alle relazioni».
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