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Tumore al pancreas, scoperta molecola “resistente”

L’adenocarcinoma duttale pancreatico è uno dei tumori più aggressivi e difficili da trattare

Pubblicato il: 23/07/2024 – 18:14
Tumore al pancreas, scoperta molecola “resistente”

L’adenocarcinoma duttale pancreatico è uno dei tumori più aggressivi e difficili da trattare. Le cellule di questo tipo di tumore presentano infatti mutazioni genetiche che ne alterano il metabolismo, consentendo loro di sopravvivere anche in ambienti poveri di nutrienti. «La cosiddetta macropinocitosi è uno dei principali meccanismi adattativi utilizzati dal tumore – spiega Giorgio Scita, a capo del laboratorio “Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali” e Professore Ordinario di Patologia Generale all’Università degli Studi di Milano -. Si tratta di un processo che permette alle cellule tumorali di assorbire, o più letteralmente “ingoiare”, nutrienti dall’ambiente circostante, garantendo loro un vantaggio in condizioni di carenza di risorse. Questo meccanismo è inoltre implicato nella resistenza a trattamenti come gemcitabina, 5-fluorouracile, doxorubicina e radioterapia con raggi gamma, poiché aiuta le cellule tumorali a mantenere la sintesi di nucleotidi necessari alla loro crescita». I risultati dello studio, reso possibile grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Biomedicine & Pharmacotherapy. La scoperta di nuovi inibitori della macropinocitosi e’ il risultato della stretta collaborazione tra il gruppo di Scita e il Programma IFOM di Experimental Therapeutics (ETP), specializzato nell’identificazione e caratterizzazione di farmaci oncologici e guidato da Ciro Mercurio. Al Programma Experimental Therapeutics possono accedere, oltre ai ricercatori di IFOM, tutti i ricercatori sostenuti da AIRC.
«Questo studio – conclude Mercurio – dimostra l’efficacia del riposizionamento di farmaci, il cosiddetto “drug repositioning”. Questo approccio permette di utilizzare farmaci già approvati per trattare patologie diverse da quelle per cui sono stati originariamente sviluppati. Negli ultimi anni si è rivelato promettente poiché può ridurre significativamente i tempi e i costi necessari all’approvazione di nuovi farmaci, oltre a offrire nuove opportunità per individuare strategie antitumorali innovative».

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