LAMEZIA TERME Era diventato, suo malgrado, il “primo caso” di contagio da coronavirus a Lamezia Terme. Un 50enne, R.D., tornato in città da Bergamo nel 2020. Ma, a fare scalpore, all’epoca era stato il grave errore con cui il Comune lametino, attraverso l’ordinanza n. 13 – preso atto della comunicazione dell’Asp di Catanzaro – aveva diffuso il nome e cognome del “caso 1” lametino «in palese violazione di ogni disposizione di legge». Ora il cittadino lametino, attraverso il suo avvocato, ha chiesto i danni al Comune lametino per 25mila euro.
Secondo l’istanza presentata al Tribunale di Lamezia – anticipata oggi dal Quotidiano del Sud – «appare di solare evidenza come debba ritenersi sussistente la responsabilità del Comune di Lamezia Terme per i danni da lesione del diritto alla riservatezza (…) ove non ha messo in opera tutte le misure necessarie ad evitare il danno (…)». Secondo l’avvocato, come è scritto nel ricorso, «il soggetto che ha subito la violazione, pur non avendo subito ripercussioni materiali dirette, ha evidentemente subito una importante compromissione della propria “tranquillità”».
In quella occasione, attraverso una comunicazione ufficiale, la Uil-Fpl aveva denunciato il grave episodio, chiamando in causa il segretario generale dell’epoca del Comune lametino, Pasquale Pupo, a direzione dell’U.O.A. Segreteria Generale, dove rientra l’Albo Pretorio. All’epoca, infatti, il sindacato guidato da Bruno Ruberto aveva sottolineato come l’ordinanza fosse stata «pubblicata con provenienza “sindaco – ufficio del sindaco”: denominazione che come già segnalato dalla scrivente O.S., non è una settore-servizio-ufficio ricompreso nella vigente macrostruttura; essendo invece ricompreso la struttura “Staff del Sindaco” in capo al Segretario Generale». Nella stessa comunicazione il sindacato sottolineava ancora: «Al fine di contenere un evidente malcostume e garantire pericolose impunità, che potrebbero legittimare analoghi comportamenti, inadempienze e gravi negligenze nel prossimo futuro, la UIL-FPL impegna il Segretario Generale e il Dirigente delle risorse umane nelle vesti di responsabile UPD, ad individuare e perseguire tutti i soggetti chi si sono resi responsabili della pubblicazione in violazione dei dati sensibili, adottando tutti i provvedimenti necessari per sanzionare la pericolosa irregolarità in argomento, visto anche quanto viene riportato sulla stampa digitale». (g.curcio@corrierecal.it)
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