VIBO VALENTIA Del “canalone” (che sfocia in mare) dell’area industriale ex Sir a Lamezia Terme si era già occupata la procura guidata da Salvatore Curcio quando, nel 2018, alcuni utenti su facebook segnalarono la presenza di un centinaio di pesci morti nelle acque putride. Circostanza poi finita al centro di una inchiesta. A distanza di anni, il “canalone” torna ad occupare le pagine di cronaca. Questa mattina, è scattata l’operazione denominata “Deep” che ha portato i Carabinieri della Stazione Scalo e del Nucleo Forestale, a sequestrare preventivamente un tratto di circa 380 metri del canalone industriale, che dalla zona di San Pietro Lametino, dove insiste l’impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant’Eufemia. Il pericolo di inquinamento ambientale ha convinto i militari ad eseguire l’attività supportata dai significativi riscontri di Arpacal sulla presenza nelle acque di valori oltre la norma del batterio Escherichia Coli, e di azoto ammoniacale. (qui i dettagli)
Di quanto accade nella porzione di territorio che insiste a pochi metri dall’area industriale lametina, il Corriere della Calabria si è occupato recentemente. Silvio Greco, biologo marino, già assessore regionale all’Ambiente nella giunta Loiero e dirigente di ricerca della Stazione zoologica Anton Dohrn, si era soffermato sui fattori di inquinamento delle acque marine citando proprio il “caso” del canalone «che arriva col suo carico nero e maleodorante e sversa una quantità di acqua che poi ovviamente scende sotto costa». Greco si era detto sicuro dell’attenzione della magistratura: «le procure di Vibo e Lamezia stanno facendo un grandissimo lavoro» ma aveva manifestato perplessità rispetto all’atteggiamento dei presunti responsabili dell’inquinamento. «Nonostante ci siano le procure attive, la gente non si spaventa di niente pur di risparmiare».
Il 18 luglio 2024, il sindaco di Curinga Elia Pallaria manifesta preoccupazione circa lo stato di salute delle acque del tratto di litorale oggi attenzionato dall’attività di indagine dei carabinieri. In una missiva inviata al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, il primo cittadino denuncia la ricezione di segnalazioni di privati cittadini sullo «sversamento a mare, da un canale che proviene dall’area ex Sir e che riceve le acque di vari collettori esistenti, acque schiumose e maleodoranti di colorazione nerastra che evidenziano la presenza di fanghi essiccati». Pallaria, sempre nella missiva, riporta una segnalazione datata 19 giugno 2024 all’ufficio locale marittimo della Guardia Costiera di Pizzo sul «possibile inquinamento marino dovuto allo scarico di reflui provenienti dal collettore dell’area industriale ex Sir.
Il successivo campionamento accerterà la presenza di «acque scure e di materiale di colore nero di presunta natura gommosa».
«Da diverse settimane – precisa il sindaco di Curinga al Corriere della Calabria – la condizione del nostro mare è oggettivamente insostenibile. Ci siamo attivati per sollecitare attenzione e devo riconoscere alla Regione Calabria una evidente sensibilità sul tema, giusto ieri abbiamo avuto in Cittadella regionale una proficua riunione nel corso della quale sono state decise alcune concrete iniziative, compresa la mappatura e verifica di alcune criticità». «Ringrazio il Presidente Occhiuto e l’assessore Giovanni Calabrese per l’impegno dimostrato e la capacità di confrontarsi con i primi cittadini che, come è noto, sono i primi e principali destinatari delle lamentele dei cittadini», continua Pallaria. Che chiosa: «Ovviamente ringrazio le forze dell’ordine ed in particolare i carabinieri che stamane hanno portato a compimento questa importante operazione a partire dalla quale, sono certo, sarà possibile ottenere delle risposte e dei risultati concreti».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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