BOLOGNA Non solo avrebbe intestato a una prestanome compiacente due gelaterie di Bologna di cui era proprietario, ma avrebbe anche minacciato di morte il titolare di un’altra gelateria in città per convincerlo a cedergli l’attività. Questi i due filoni principali dell’indagine della Direzione investigativa antimafia di Bologna che oggi ha portato al sequestro delle due gelaterie e all’esecuzione di tre misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia bolognese: la prima è la custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore 64enne di Catanzaro, ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta e già pregiudicato per traffico di droga, le altre due sono obblighi di dimora per la prestanome e per un terzo uomo residente a Padova. Le accuse mosse a vario titolo a loro e ad altri due indagati non raggiunti da misure cautelari sono intestazione fittizia di società, detenzione e porto abusivo d’armi e tentata estorsione.
L’operazione scattata questa mattina all’alba, a cui hanno partecipato Polizia, Carabinieri e unità cinofile della Guardia di finanza, nasce da un’indagine avviata nel 2019 nei confronti del 64enne, da anni residente nell’hinterland bolognese e gravato da una misura di prevenzione patrimoniale emessa dalla Dia nel 2013. Illustrando l’inchiesta in conferenza stampa, il procuratore facente funzioni Francesco Caleca e la pm della Dda Beatrice Ronchi spiegano che l’indagato aveva intestato fittiziamente le gelaterie alla prestanome proprio per eludere la misura di prevenzione patrimoniale. L’uomo, infatti, risultava essere un semplice dipendente, ma in realtà controllava entrambe le attività, e in una di queste aveva anche fatto assumere, ovviamente in maniera fittizia, un persona che doveva dimostrare all’Autorità giudiziaria di avere un impiego regolare. L’altra tranche dell’inchiesta, quella relativa alle minacce di morte all’imprenditore a cui il 64enne avrebbe voluto portare via l’attività, risale invece all’anno scorso. La vittima, dettagliano i pm e i rappresentanti della Dia Marco Marricchi e Walter Colasanti, non si è fatta intimidire dalle minacce e ha denunciato il tentativo di estorsione, guadagnandosi il plauso di Caleca, che ha tenuto a ringraziare l’imprenditore durante la conferenza stampa. Oltre alle intestazioni fittizie delle gelaterie, che per gli investigatori erano state acquisite reimpiegando capitali «verosimilmente di natura illecita», a due indagati viene anche contestata la detenzione abusiva di una pistola che, in momenti diversi, sarebbe stata nella loro disponibilità. (Dire)
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