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inchiesta “lockdown”

Cosenza, l’aggressione e la vendetta: «appena lo trovo lo taglio a pezzi»

Una giornata rovente di luglio, un litigio a colpi di coltello e qualcuno estrae una pistola. Un regolamento di conti in pieno centro città

Pubblicato il: 25/07/2024 – 10:36
di Fabio Benincasa
Cosenza, l’aggressione e la vendetta: «appena lo trovo lo taglio a pezzi»

COSENZA È il 2 luglio 2020 quando un cosentino denuncia alla Questura di Cosenza di essere stato aggredito da un cittadino extracomunitario all’interno dell’autostazione. La giovane vittima stava parlando con Toni Berisa (finito al centro dell’inchiesta denominata “Lockdown”), quando è stato avvicinato da un soggetto di nazionalità africana che prima lo ha insultato e poi con una bottiglia di birra raccolta da terra lo ha colpito provocandogli delle ferite. L’aggressione è proseguita e il soggetto africano avrebbe «provato nuovamente a colpirlo con dei cocci di vetro» e infine lo avrebbe raggiunto «al volto e al fianco sinistro con un coltello». Toni Berisa intervenuto per sedare gli animi, «è stato minacciato dall’aggressore che «ha prospettato ripercussioni negative ai danni dei figli nel caso in cui non si fosse allontanato». All’azione violenta assiste una terza persona, che avrà modo di fornire alle forze dell’ordine ulteriori dettagli sull’accaduto, sottolineando la brutalità dei colpi assestati dall’aggressore che «voleva uccidere la vittima». Quest’ultima, nel corso di un dialogo oggetto di intercettazione ambientale, prospetta la volontà di ripagare con la stessa moneta il suo aggressore. «Ho capito, lo accoltelliamo di nuovo quando mi riprendo (…) nelle ginocchia però, a questo giro sulla sedia a rotelle proprio».

Un’altra aggressione

A poche ore dal fatto, intorno alle 22.30, si presentano in Questura a Cosenza tre giovani chiedendo aiuto, tra i quali Toni Berisa. Che presentava una vistosa ferita provocata «da un’arma da taglio all’altezza del collo con copiosa perdita di sangue». I tre riferiscono, che, pochi istanti prima, all’interno della villetta di Via Roma, «avevano avuto una discussione con un cittadino extracomunitario marocchino e un secondo che si accompagnava a lui anch’egli di nazionalità marocchina». Il primo avrebbe dato il via all’aggressione ai loro danni «con un coltello mentre il secondo aveva estratto dalla cintola una pistola a tamburo di colore grigio, minacciandoli». Dal racconto fornito agli investigatori, Berisa avrebbe disarmato il suo aggressore e «consegnato agli agenti un coltello multiuso, sporco di sangue, posto sotto sequestro». Il soggetto marocchino, intercettato, ammette ad un amico di aver «fatto del male a quelle persone di merda a quei tossici di merda».

La versione dei testimoni

Gli uomini della Questura di Cosenza avranno modo di sentire la versione dei fatti fornita da alcuni testimoni. Da quanto emerso, uno dei soggetti marocchini avrebbe contattato telefonicamente Berisa per concordare un appuntamento necessario a discutere di una questione familiare. Il soggetto marocchino si presenta all’incontro aggredendo con un coltello il “rivale”, al termine della successiva colluttazione entrambi riportano ferite con perdita di sangue. Il medico in servizio all’ospedale di Cosenza che prenderà in cura il marocchino segnalerà nel referto la presenza di una «ferita con penetrazione all’interno dell’emitorace sinistro tale da aver determinato pneumotorace», in conseguenza della quale «a prescindere dal mezzo usato, per la posizione anatomica in cui ovviamente presentava la lesione, il paziente poteva riportare lesioni a carico del cuore o del polmone determinando la morte dello stesso». In ospedale, il marocchino non riceverà solo informazioni relative al suo stato di salute ma anche una telefonata sul suo telefono personale. Una chiamata alla quel risponde una Oss in servizio all’ospedale. Dall’altra parte giungono le minacce di Berisa: «gli dica a quello che è in ospedale che appena lo trovo lo taglio a pezzi». Lo stesso Berisa, rivolgendosi ad una persona che al momento si trova in sua compagnia, dice: «i maschi hanno le pistole i marocchini hanno le pistole, ora andiamo noi con le pistole aspetta che faccio un paio di chiamate».(f.benincasa@corrierecal.it)

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